Ctp Napoli, una lenta agonia: dipendenti in congedo

Ctp Napoli, una lenta agonia: dipendenti in congedo
di Pasquale Guardascione
Mercoledì 26 Gennaio 2022, 07:30
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La prefettura di Napoli ha fissato un incontro con la Città Metropolitana per trovare una soluzione alla crisi che attanaglia ormai da più di un mese il consorzio Ctp. È dal 20 dicembre, infatti, che i bus sono fermi nei tre depositi di Pozzuoli, Arzano e Teverola, con tutta la provincia a nord di Napoli e parte di quella di Caserta lasciate completamente a piedi. Dal 20 gennaio, poi, per mancanza di fondi sono state sospese anche le coperture assicurative e tutti i dipendenti, tranne i guardiani, gli addetti al presidio della manutenzione e gli amministrativi a rotazione, sono stati messi in congedo d'ufficio. Tutti sono ancora in attesa di ricevere lo stipendio del mese di dicembre. «Dopo un incontro avuto venerdì aspettiamo di ricevere notizie dalla Città Metropolitana», spiega Pierino Ferraiuolo, segretario regionale Uil Trasporti: «Ormai non c'è più tempo, bisogna adottare una soluzione immediata e definitiva alla problematica Ctp nella sua interezza, quindi riguardo entrambi i contratti, con la Regione e con l'ex Provincia. I lavoratori sono esausti, logorati da una situazione pessima che dura da troppo tempo, e adesso posti in congedo d'ufficio e senza retribuzione. Così come sono esasperati i cittadini, da oltre un mese privato del diritto alla mobilità».

L'azienda ha presentato già da qualche settimana la domanda per la cassa integrazione che riguarderà 488 dipendenti. «È una procedura che non risolve la questione degli stipendi e del servizio», commenta Peppe Ferruzzi di Usb lavoro privato. «I lavoratori hanno già fatto sacrifici con la solidarietà che hanno pagato da soli.

L'incontro avuto a Palazzo Matteotti dopo il presidio ha prodotto un impegno che ci auguriamo porti almeno al pagamento degli stipendi e alla risoluzione della messa in esercizio del servizio, anche se quest'ultima appare più complicata». Ferruzzi rivendica come una vittoria il ripensamento di Città metropolitana che ha riattivato il patto integrativo. Ma la data cruciale resta quella del 2 febbraio, quando il Tribunale di Napoli si pronuncerà sulla procedura di amministrazione straordinaria che potrebbe tracciare la strada di un risanamento. L'alternativa è il crac definitivo.

 

Intanto cresce l'insofferenza dei pendolari. «Mia figlia ha dovuto rinunciare al corso di perfezionamento di inglese in presenza, a Napoli centro, che raggiungeva attraverso una linea di Ctp e la metropolitana - racconta la signora Francesca, che vive con la famiglia in prossimità dello stazionamento del lago Patria: «Siamo in grande difficoltà. È stata costretta a cambiare tutta la sua solita routine». Sono persone che vanno a scuola o al lavoro, e che utilizzano i bus Ctp per spostarsi, non avendo una propria auto o non potendola guidare. «Per poter mandare mia figlia a scuola, a Pozzuoli, sono stato costretto a pagare una persona, con costi triplicati», dice Federico che abita a Licola: «Mia moglie ed io torniamo a casa a piedi, lungo la Domitiana, che non ha marciapiedi ed è molto pericolosa. È una situazione assurda, insostenibile: ci sentiamo abbandonati, il nostro augurio è che si trovi una soluzione al più presto». Con i bus fermi nei depositi, inevitabilmente, stanno facendo affari d'oro i conducenti dei pullmini abusivi: il costo è di un euro per una tratta media e di due per una più lunga. «E intanto ho pagato un abbonamento al Ctp inutilmente», afferma Simone, che abita a Varcaturo: «I bus li utilizzo da quando avevo sedici anni per raggiungere prima la scuola e poi l'università. Ora li utilizzo per andare al lavoro. Ma oltre al danno c'è la beffa. Infatti, con un abbonamento pagato sono costretto a servirmi di pulmini privati che mi costano mediamente non meno di tre euro al giorno. Non tutti siamo motorizzati e senza mezzi pubblici noi della fascia costiera siamo praticamente isolati». 

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