«Cultura, a Napoli il modello Sanità anche a Forcella e Scampia»

«Cultura, a Napoli il modello Sanità anche a Forcella e Scampia»
di Valerio Esca
Domenica 20 Marzo 2022, 07:45 - Ultimo agg. 21 Marzo, 07:18
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Sono già al lavoro da novembre. Dietro le quinte hanno sostenuto l’azione del sindaco Gaetano Manfredi per costruire il piano strategico della cultura che l’ex rettore ha iniziato a delineare al Mercadante meno di una settimana fa. Le linee di indirizzo ci sono ed entro giugno andranno messe a sistema. Le nomine a titolo gratuito sono arrivate 48 ore fa, ma la cabina di regia della cultura, che affiancherà il sindaco in questo percorso, si è di fatto già insediata. Ne fanno parte due docenti universitari e un avvocato. Si tratta di Stefano Consiglio, scelto come consigliere alla valorizzazione dei beni di interesse storico, Andrea Mazzucchi, consigliere alla programmazione e alle attività culturali e l’avvocato Ferdinando Tozzi, consigliere per l’industria culturale su musica e audiovisivo. Consiglio, da marzo del 2021 è il presidente della scuola delle Scienze Umane e Sociali dell’Università di Napoli Federico II succedendo proprio a Mazzucchi, da gennaio dello scorso anno direttore del dipartimento di Studi umanistici. «Abbiamo lavorato in questi mesi, insieme al sindaco, alle linee indirizzo presentate lunedì dal primo cittadino - racconta al Mattino Consiglio - È da novembre che operiamo, ognuno contribuendo con le proprie competenze, per dare una mano a Manfredi a mettere nero su bianco le linee del Piano Cultura Napoli. A giugno si arriverà ad un programma definitivo». 

Di cosa si occuperà la cabina di regia?
«Si tratta di un gruppo di lavoro fortemente coeso.

Credo che il sindaco continuerà ad avvalersi del supporto di queste persone. Dopo l’elaborazione delle linee di indirizzo, c’è da mettere a punto il piano d’azione, che sarà coerente con le linee indicate da Manfredi. Nella nostra città, sotto l’aspetto che riguarda la cultura, ci sono tante cose da fare, ma anche tante persone disposte a collaborare. Io credo che ci siano le condizioni per migliorare la partecipazione, che reputo fondamentale, per riuscire a raggiungere obiettivi nel medio e nel lungo periodo. In città ci sono tante energie presenti che possono dare una mano importante all’amministrazione. Bisogna essere bravi ad intercettarle». Come affronterà questa sfida? «Per quanto mi riguarda ho preso questo impegno con grande entusiasmo, ho tanta voglia di fare. Ovviamente il mio lavoro di docente è prioritario rispetto a tutto il resto. Ma sono una persona che si sveglia presto al mattino e, quindi, riesce a fare anche tante altre cose. L’obiettivo è quello di programmare progetti che restino nel tempo. Credo che sia il segno di questa nuova consiliatura. È importante lasciare qualcosa di sostenibile e duraturo. Io mi occupo da tanti anni di valorizzazione del patrimonio culturale, è il mio campo, e spero, su questo tema, di poter dare un contributo all’amministrazione e alla mia città».

Ci sono già idee sul prossimo futuro?
«Lavoriamo da diversi mesi su tanti progetti che riguardano il patrimonio culturale, rimasto sostanzialmente abbandonato per decine e decine di anni. Ci sono luoghi simbolo come il Maschio Angioino, il Pan, Castel dell’Ovo, il complesso di San Domenico Maggiore che vanno rigenerati. Sono luoghi simbolici che hanno bisogno di grande cura, ma non basta. È necessario mettere in campo opere di restauro e di valorizzazione. Ci sono poi altri luoghi, che alle volte vengono definiti minori anche se io non sono d’accordo con questa accezione. Penso all’Annunziata, dove sono stato venerdì, o all’area archeologica delle Terme di Agnano. Si tratta di posti sconosciuti ai più. Penso che bisognerebbe, invece, farli conoscere alla città. Poi, se qualcuno si aspetta risultati tra un mese, rimarrà deluso, perché si tratta di processi lenti».

Ci sono modelli ai quali vi ispirerete?
«Me ne viene in mente uno sul quale poter puntare, è un progetto al quale anche io ho collaborato. Parlo dell’esperienza della Sanità. Anni fa i siti d’interesse culturale del Rione erano visitati da 3mila persone. Oggi i visitatori sono 160mila. E c’è di più: ha dato lavoro a decine di giovani. È un processo che ha richiesto del tempo, ma quel modello può essere replicato e può trovare applicazione in tantissime altre zone della nostra città. Luoghi che necessitano di una rigenerazione del patrimonio culturale, dal quale può nascere un indotto positivo. Basti pensare, appunto, alle Catacombe o al Miglio sacro. Anche nella Sanità si può fare ancora tanto, ad esempio per via Cristallini o per il cimitero della Fontanelle. Si possono fare ulteriori passi verso un miglioramento, collaborando con le realtà sociali del territorio».

A cosa e dove si potrebbe applicare il modello Sanità?
«Penso a Forcella, a Napoli Est, a Scampia, a Porta Capuana, al Buvero. Napoli è piena di potenzialità. Con una collaborazione pubblico-privata e un senso di rinnovata fiducia, il caso Sanità potrà essere la fonte d’ispirazione per tante altre zone, luoghi magari oggi abbandonati o chiusi che però possono diventare aree di sviluppo non solo sul piano economico ma anche su quello sociale. Credo molto in questa strategia e spero di poter dare una mano affinché possa essere attuata».
 

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