Don Mimmo Battaglia arcivescovo di Napoli: «Non disperiamo, presto usciremo dal tunnel»

Don Mimmo Battaglia arcivescovo di Napoli: «Non disperiamo, presto usciremo dal tunnel»
di Giuliana Covella
Venerdì 7 Gennaio 2022, 09:00 - Ultimo agg. 8 Gennaio, 08:12
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«Questa festa ci accompagni in un percorso di luce in questo cammino da cui dobbiamo uscire con fede e speranza». Così il vescovo don Mimmo Battaglia ha salutato i fedeli nel corso della celebrazione per la Festa dei popoli in cattedrale in occasione del tradizionale appuntamento eucaristico dell'Epifania. Battaglia ha invitato tutti a «seguire l'esempio dei re magi che hanno avuto il coraggio di cambiare strada» e non «il cinismo di Erode». Una Festa dei popoli diversa, anche quest'anno, quella celebrata in cattedrale dall'arcivescovo. Niente canti, danze e vestiti colorati indossati dalle etnie di tutto il mondo per la consueta celebrazione con i rappresentanti di tutti i Paesi. A causa dell'emergenza sanitaria la messa per l'Epifania concelebrata da Battaglia è stata all'insegna della speranza. Nell'occasione sono intervenuti gli esponenti delle diverse comunità etniche cattoliche di Napoli (africana-anglofona; africana-francofona; cinese; cingalese del Gesù Nuovo; etiope-eritrea; filippina; latino-americana; polacca; Sri Lanka dei vergini; tamil). All'organo il maestro monsignor Vincenzo De Gregorio, accompagnato dal coro della comunità filippina. Mentre le letture e la preghiera dei fedeli sono state a cura di ciascun rappresentante delle varie comunità. Al termine della celebrazione, per evitare assembramenti, oltre che all'offertorio non si è proceduto nemmeno, come da tradizione, al dono dei giocattoli (da parte del Movimento cristiano lavoratori) per i figli degli immigrati: Battaglia li consegnerà infatti ai cappellani che provvederanno altrove a farli avere ai bambini della propria comunità e alle varie associazioni che operano sul territorio, tra cui Assogioca. «L'Epifania è la festa di tutti i popoli, ma soprattutto è la festa dei bambini - dichiara Gianfranco Wurzburger, presidente della onlus - Come ogni anno, dopo la santa messa presieduta da don Tonino Palmese nella chiesa dell'Arciconfraternita dei Pellegrini, abbiamo consegnato ai bambini di Montesanto con il primicerio dell'Arciconfraternita Vincenzo Galgano già procuratore generale, una calza piena di dolciumi. Questi ragazzini che frequentano il centro didattico Pignatelli della stessa arciconfraternita, durante l'anno sono seguiti dai nostri volontari in molteplici attività educative e laboratoriali. Un luogo divenuto oggi un vero punto di riferimento per il quartiere». 

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Anche a Napoli, come in altre città italiane, si è celebrata la tradizionale ricorrenza che rappresenta momenti d'incontro, preghiera e festa con gli stranieri che vivono sul territorio.

Una solennità in cui si celebra la manifestazione di Gesù a tutti i popoli della terra. E in cui ci si ritrova per pregare insieme e fare festa testimoniando ancora una volta la realtà aperta e interculturale di tante nostre realtà. L'iniziativa, promossa dall'Ufficio diocesano Migrantes, ha visto la partecipazione di tutti i gruppi etnici che vivono a Napoli, quest'anno però con un cambiamento dovuto all'emergenza Covid: nessuna processione con vestiti, canti e danze dei propri Paesi di origine. «Oggi - ha detto il vescovo - abbiamo la possibilità di cogliere il significato di questa festa, partendo dal viaggio dei re magi, che appartengono alla categoria delle creature in movimento privilegiate dal Vangelo: è bastata l'apparizione di una stella sul loro orizzonte per metterli in viaggio e vengono a dirci soprattutto che Dio appartiene a tutta l'umanità e per tutti fa sorgere una stella, per chiunque lo cerchi con cuore sincero», il messaggio di Battaglia, che ha proseguito: «quella stella non li ha accompagnati passo passo durante il viaggio. Hanno percorso faticosamente la strada affrontando i rischi, le oscurità, i dubbi e gli imprevisti. La fede non è mai rassicurante, è sempre un rischio». Ma «la cosa bella e importante è che questi magi hanno saputo vincere ogni delusione. Quando arrivano a Gerusalemme pensano di aver raggiunto la meta, si rivolgono fiduciosi a chi crede di sapere ed Erode tiene a disposizione uno stuolo di esperti, che sanno tutto ma la strada la lasciano percorrere agli altri. A questo punto appare la stella. Così è anche per il nostro cammino di fede. Si tratta di non permettere che la delusione ci abbatta, perché soltanto la fede permette di vedere oltre le apparenze», ha concluso. 

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