Estate a Napoli, tutti pazzi per le crociere: «Ora lavori alle banchine»

Estate a Napoli, tutti pazzi per le crociere: «Ora lavori alle banchine»
di Antonino Pane
Giovedì 16 Giugno 2022, 12:00
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Le crociere vanno e nei prossimi anni andranno sempre di più. Da Genova i dati diffusi al summit Clia, conferenza europea della crocieristica, svoltasi per la prima volta in Italia, dicono che gli indicatori tendono tutto al bello e sono i segnali che arrivano dalla politica rischiano di rallentare la crescita. Ma andiamo con ordine. Innanzitutto la crescita. Ne beneficeranno soprattutto i porti del Mediterraneo con Napoli in primissimo piano. Già quest'anno i segnali in tal senso sono univoci: tutte le navi che seguono le rotte del Mediterraneo occidentale hanno Napoli nel percorso. E sarà sempre di più così. Il forte richiamo delle bellezze cittadine e delle escursioni ambitissime a Pompei, Ercolano, al Vesuvio e in Costiera sono la garanzia che il porto di Napoli trarrà beneficio enormi dall'aumento delle crociere.

Dai dati diffusi da Piefrancesco Vago, presidente della Clia e executive chairman di Msc Crociere risulta che nel 2023 si raggiungeranno in Italia 12,7 milioni di passeggeri.

Insomma ci sarà un bel balzo in avanti rispetto al livello record pre-covid del 2019 che era di 12,3 milioni di passeggeri. I due anni di stop per il Covid, insomma, saranno spazzati via. Già nel 2023 infatti, l'impatto economico delle crociere in Europa sarà uguale a quello del 2019 e cioè toccherà i 58 miliardi di euro. Ina cifra che garantiva e circa 400mila posti di lavoro e anche questa cifra sarà recuperata l'anno prossimo. Vale la pena sottolineare che anche dal punto di vista occupazionale non solo Napoli ma tutta la Campania è un serbatoio straordinario di marittimi. E non basta. Più crocieristi significa anche più navi. E, quindi, prospettive rosee anche per il settore cantieristico. Per la Clia tra il 2022 e il 2027 verranno varate 78 navi a livello globale. Il 93% di esse verrà costruito in Europa, grazie a un investimento complessivo da parte degli armatori pari a 47 miliardi di euro che avrà una ricaduta economica superiore a 200 miliardi sull'economia continentale, generando molte migliaia di posti di lavoro.  

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Tutto bene, dunque? Piefrancesco Vago ha messo nel mirino i ritardi della politica e in particolare la mancanza di un interlocutore unico. Le competenze tra più ministeri, insomma, rischiano di far saltare i tempi del Pnrr per l'elettrificazione banchine. Un altro argomento, questo, importantissimo per Napoli che ha un porto adiacente al centro cittadino. L'elettrificazione delle banchine significherebbe avere navi ferme in porto con i generatori fermi. La nota dolente riguarda soprattutto l'approvvigionamento dell'energia che dovrebbe arrivare il più possibile da fonti rinnovabili se si vuole realmente ottenere un beneficio ambientale rilevante. Insomma ci vorrebbe un porto con i tetti lastricati da pannelli solari, tanto per fare un esempio, come hanno già fatto altri grandi porti a cominciare da quello di Miami. Elettrificare le banchine è un passaggio fondamentale per arrivare al traguardo della totale decarbonizzazione del settore imposto dall'Imo entro il 2050. «Mai come in questo momento il settore crocieristico - ha sottolineato Vago - sente la mancanza di un interlocutore politico unico, dedicato a seguire tutte le politiche del mare in Italia. Continua a persistere, una sottovalutazione dell'importanza della blue economy. Non sempre vi è un confronto costante e costruttivo con l'industria marittima, a fronte invece del prevalere di un'impostazione sovente troppo ideologica e non supportata da soluzioni tecniche né da visione innovativa. Lo abbiamo visto nella debolezza dell'approccio e nel ritardo con cui è stato affrontato il Fit for 55, che prevede una riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030». Significativo, al riguardo, proprio il caso dell'elettrificazione delle banchine. «Il Governo - ha sottolineato Vago - ha stanziato notevoli risorse, noi abbiamo predisposto le nostre navi, ma le progettazioni vanno a rilento, la fornitura di energia è insufficiente e non si prevede di avere infrastrutture adeguate prima del 2030. Per come stanno oggi le cose, i tempi previsti dal Pnrr non verrebbero rispettati. Serve quindi un deciso cambio di passo, occorre accelerare i progetti e dotarsi di forniture energetiche adeguate».

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