Fase 2 a Napoli, riaprono gli alberghi ma la città è vuota: «E i b&b falliscono»

Fase 2 a Napoli, riaprono gli alberghi ma la città è vuota: «E i b&b falliscono»
di Maria Chiara Aulisio
Martedì 26 Maggio 2020, 10:00
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Sulla carta si ricomincia ma in realtà no. Il mondo del turismo, da ieri, potrebbe riprendere a girare: bed and breakfast, case vacanze, affittacamere - volendo - sarebbero di nuovo a disposizione di visitatori e viaggiatori. Un business non di poco conto se si considera che - secondo gli ultimi dati - a Napoli ci sarebbero 1.521 attività extra alberghiere registrate. Oltre mille solo i b&b. Purtroppo, nonostante il via libera, la città è completamente ferma dal punto di vista dell'accoglienza, se non fosse per qualche sparuta prenotazione legata ad attività lavorative o a temporanei ricongiungimenti familiari.
 

 

«Siamo rovinati - dice Agostino Ingenito, presidente Abbac, l'associazione che raggruppa i titolari di bed and breakfast e affittacamere - come se non bastasse dobbiamo anche fare la guardia a chi lavora in maniera illegale rovinando la professionalità di una intera categoaria». Ingenito fa riferimento a una denuncia che ha dovuto inoltrare alla polizia per segnalare chi, aspettando tempi migliori, ha trasformato il proprio b&b in una attività a ore. Due le zone nel mirino: Chiaia, in particolare il corso Vittorio Emanuele, e quella della Stazione: «Lo abbiamo scoperto osservando l'offerta su alcune piattaforme on line riservate alle prenotazioni a tempo. Anche in piena pandemia, a meno di 20 euro, hanno affittato stanze per poche ore. Ovviamente senza garantire alcuna precauzione in merito alle prescrizioni imposte in materia di distanziamento e sanificazione. Un paradosso - aggiunge il presidente dell'associazione - rispetto alle nostre preoccupazioni: da settimane ci poniamo problemi su come affrontare al meglio la riapertura tenendo conto del rischio contagio e delle necessarie prescrizioni igieniche». Intanto, si cominciano a fare i conti. Riaprire comporta inevitabilmente dei costi. Secondo i dati Abbac si andrebbe da un minimo di duecento euro a un massimo di mille che - assicura Ingenito - «non potranno essere rimborsati: la gran parte non rientra nelle categoria imprese». Intanto, però, permangono le responsabilità sul trattamento dei dati, quelle dal punto di vista sanitario - a cominciare dalla misurazione della temperatura degli ospiti - insieme con le spese da sostenere per l'acquisto di guanti e mascherine, kit sicurezza da utilizzare in caso di sospetti Covid, e detergenti vari. Poi l'accoglienza: «Nell'ordinanza - spiega ancora Ingenito - scrivono che si può attuare il self check in ma, per legge, il gestore è costretto ad accertare personalmente i dati dell'ospite per verificare se coincidono con il nome e cognome di chi ha prenotato. Quindi si dovrà materialmente incontrare l'ospite. In che modo? A distanza, utilizzando un plexiglass di protezione alla reception». Procedura complessa se si considera che non tutte le case hanno un'area destinata solo al ricevimento come gli alberghi. La sanificazione delle chiavi, poi, è un altro elemento non trascurabile anche se un rimedio ci sarebbe: «Bisogna dotarsi di un accesso domotico alla struttura, - spiega meglio il presidente - con tastierino e rilascio di codici alfanumerici e a tempo, ma è chiaro che prevede comunque dei costi e anche una serie di problematiche non sempre risolvibili. Non ultime le autorizzazioni dei condomini che spesso non consentono l'applicazione di strumenti di accesso automatico sulle porte comuni di ingresso».
 

Insomma, una serie di complicazioni, alcune delle quali di difficile soluzione. Anche se - al momento - il problema in realtà non si pone perché di turisti, in città, non ce n'è manco l'ombra. Intanto, dal canto loro, Federalberghi Campania, Confesercenti Napoli e Campania e l'Unione Industriali di Napoli esprimono apprezzamento per l'approvazione, da parte della Regione Campania, del protocollo di sicurezza anti Covid che «fa finalmente chiarezza sulle modalità di riapertura delle strutture alberghiere ed extralberghiere». «Un protocollo - scrivono - che consentirà di riprendere l'attività garantendo la massima sicurezza a clienti e personale». 

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