A Napoli è febbre da jackpot: «Con un euro compro un sogno»

A Napoli è febbre da jackpot: «Con un euro compro un sogno»
di Antonio Menna
Giovedì 27 Giugno 2019, 08:30
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Vietato chiedere ai giocatori del SuperEnalotto in fila alle ricevitorie di Napoli cosa farebbero con la mostruosa cifra di 178 milioni di euro. La prima risposta, in genere, è un rito scaramantico. Un gesto mirato. Di precisione. Se va bene sono le corna. Se sono femmine, toccano ferro. Ma poi si scatena la fantasia, che però per quanto sconfinata - non riesce a contenere tutti gli zeri, tutte le possibili varianti. Il grande sogno della vincita mostruosa. «Come si spendono 178 milioni di euro? si domanda quasi angosciato Nicola, un pensionato che gioca la sua schedina sotto casa a Ponticelli, al Bar Fantasy, dove nelle settimane scorse si sono vinti 25mila euro -; ho 69 anni, se campo fino a 80, ho 11 anni di tempo. Dovrei spendere più di 15 milioni l'anno. E come si fa?». La risata è nervosa, quasi isterica. Ma non avrà paura di vincere? «Si fa, si fa», rassicura Giovanni, 22 anni, studente universitario. «Eventualmente ricordatevi di me».
 
È tutta così la febbre del jackpot da record a Napoli: incredula, nemmeno sognante. Si partecipa per partecipare. O addirittura per perdere, come il giocatore di Dostoevskij. La vita come un azzardo. Si gioca per il brivido: due minuti di tensione. Meglio perdere, così si riparte. Lo diceva anche Vittorio De Sica, quando parlava del «magico piacere di sentirsi sempre vicino alla fortuna senza riuscire ad afferrarla mai». Così scrivi sei numeri, ci piazzi sopra una moneta e per qualche minuto fantastichi sull'impossibile. Centosettantasei milioni di euro: uanema ro priatorio, direbbe svegliandosi il vecchietto del Bellavista di De Crescenzo. Ma chi ci crede? Sei numeri in fila, vuoi vedere che escono proprio i miei? Tutta l'Italia in coda, una sestina, due sestine. Tentar non nuoce. «A qualcuno deve capitare ripete come un mantra Maria, una signora anziana con un mucchietto di ricevute del Lotto in mano, che gioca a Soccavo, nel rione Traiano -; io la mia schedina me la piazzo sempre. Preferisco i numeri al lotto, ho il terno secco su Napoli, che mi gioco tre volte a settimana, sempre lo stesso. Ma sei numeri al Superenalotto ce li metto sempre. Nun se po' mai sape'».

«Non parlerei di febbre, vengono a giocare sempre gli stessi», dicono dalla cassa del bar Fontana di Castellammare. Qui il 30 dicembre del 2014 c'è stato l'ultimo 6 napoletano del Superenalotto. Un giocatore che ha scritto due volte la stessa colonna e ha beccato il doppio jackpot. Diciotto milioni di euro. Pampuglie, rispetto ai numeri di stasera. Ma abbastanza per cambiarti la vita. «All'epoca non si fece vivo nessuno ricordano nel bar -. Finimmo su tutti i giornali ma nulla di fatto. I vincitori vengono presi dalla paura. Sono tanti soldi e se si viene a sapere puoi passare qualche guaio. Adesso non sento l'agitazione di una volta. Prima, quando il jackpot saliva molto, c'erano le code. Ora no. Forse il divieto di pubblicità o i tanti concorsi a premi. Non vedo la grande corsa alla giocata». Tra gli appassionati, però, l'attesa c'è. Si tentano le solite combinazioni. I numeri che ritardano (il 50, assente da 49 turni; l'80, che non esce da 46 estrazioni, e il principe di tutti i ritardari, il 34). Ma è uno scervellarsi inutile. «Io gioco la mia data di nascita e quella di mia moglie dice Pasquale Di Stasio, di Casoria -; lo faccio tre volte a settimana, ormai è un'abitudine. Un paio di volte ho fatto tre punti, pochi spiccioli. Se vinco 178 milioni di euro che faccio? La prima cosa sarà sedermi e mettermi una mano sul cuore. Si rischia l'infarto». «Io ho le idee chiare interviene un muratore di 59 anni di nome Mario -: la prima cosa, lascio il lavoro. Basta, mi riposo. Poi spendo senza pensare. Sistemo i figli, i nipoti, i nipoti dei nipoti fino alla terza generazione. Ma quale paura? Io faccio i salti da terra».

Nelle prime dieci vincite della storia del SuperEnalotto, Napoli città compare tre volte, mentre la Campania da quando il concorso fece il suo debutto nel 1997 ha messo insieme 18 vincite del jackpot, più di qualsiasi altra regione italiana, pur essendo solo terza per numero di abitanti. La regione più abitata la Lombardia è invece ottava. Vincita da record in Calabria, dove a Vibo Valentia nell'ottobre del 2016 furono assegnati ben 163 milioni di euro. «Se è successo a loro può succedere pure a noi dice Nicola, che gioca la sua schedina semplice di due colonne a Marigliano, in un tabacchi dove furono vinti in passato 600mila euro con un 5 -. Si dice che la fortuna aiuta gli audaci. E io provo. Niente sistemi e sistemoni. Se la ruota deve girare lo fa pure con due euro». Meglio non dire a questi pensionati speranzosi, a questi lavoratori stanchi, a questi studenti sognanti che la possibilità che esca proprio la loro sestina è una su 622 milioni. Molto più probabile fare una cinquina secca al banco lotto (1 possibilità su 43 milioni) mentre secondo un matematico del Cnr può accadere più facilmente che la terra sia centrata da un asteroide (1 probabilità su 40mila per l'Apophis nel 2036) che non mettere in fila i sei numeri giusti e portare a casa il premio più alto mai assegnato al mondo. Ad Arzano, però, credono più alla fortuna che ai calcoli, e allora continuano a giocare nella ricevitoria dei record. È quella dei fratelli Maiale, il bar Luciano di Via Napoli. Qui, nel 2000, quando c'era la lira, con una schedina da 1600 lire, un fortunato vincitore portò a casa 60 miliardi. «Un'euforia pazzesca ricorda Luigi Maiale - spendemmo un bel po' di soldi in brindisi. Del vincitore nessuna traccia. Da allora facciamo vincere spesso. Di recente un gratta e vinci da 50mila. Chi gioca? Il povero, che spera nella svolta. È la speranza dei disperati. Si gioca poco: un euro, due euro. Ognuno dice che non saprebbe che farsene di quei soldi. Ma poi, sono sicuro che, uscendo dalla ricevitoria, tutti sognano. Si gioca per questo, alla fine. Per sognare, e un euro, alla fine, è un buon prezzo».
 
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