Chiude la Feltrinelli a piazza dei Martiri, il portico diventa dormitorio dei clochard: «Siamo già in pieno degrado»

L'altro ieri la cultura. Oggi la povertà. Chiude la libreria, ed è subito un nuovo villaggio dei senza dimora, nel cuore di Chiaia

Il dormitorio dei clochard
Il dormitorio dei clochard
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 18 Gennaio 2023, 08:00 - Ultimo agg. 08:33
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Il rosso Feltrinelli è già diventato una spalliera per i letti degli homeless. È quasi una scena letteraria, questa che accomuna la crisi sociale della povertà alla ristrutturazione della cultura e alla crisi del libro in città. Cartoni, coperte e lenzuola sono stati stesi l'altra notte sotto il porticato di via Santa Caterina: il letto di fortuna, a meno di 24 ore dalla chiusura per lavori della libreria più importante della città, è già pienamente allestito a un passo dalle vetrine. I libri esposti, fino a tre giorni fa, parlavano spesso di esistenze difficili. Ora che i vetri sono oscurate i libri sono muti - con i locali off-limits almeno fino alla fine della primavera - le esistenze difficili sono passate dalla pagina alla strada. Soprattutto ora che l'emergenza freddo incombe, fanno gola anche le strutture coperte, come la Galleria Umberto che, nonostante gli sforzi, è tornata a essere una casa degli homeless. 

L'altro ieri la cultura.

Oggi la povertà. Chiude la libreria, ed è subito un nuovo villaggio dei senza dimora, nel cuore di Chiaia. Gli homeless, dunque, continuano a occupare i luoghi simbolo della città. Li preferiscono per una catena di ragioni. Si tratta di location turistiche, cioè sempre sotto gli occhi di tutti, e di conseguenza abbastanza controllate e al riparo da eventuali aggressioni. E poi, spesso, i luoghi simbolo sono posti «coperti», come accennato sopra, cosa rara in una città come Napoli quasi del tutto sprovvista di portici. Non a caso, i villaggi nascono di continuo anche sotto il colonnato del Plebiscito, o quello di via Morelli o in Galleria Principe. E alla Umberto I, dove di recente alcuni clochard tossicodipendenti hanno aggredito i commercianti e si sono, purtroppo, bucati alle gambe sotto gli occhi spaesati dei turisti. Il problema è indubbiamente delicato, bisogna affrontarlo nell'equilibrio tra rispetto delle esistenze difficili e rispetto del decoro collettivo. Ma c'è, e si situa nel contesto dell'anarchia partenopea. Di una città che spesso, troppo spesso, è di chi se la prende. 

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L'assessorato alle Politiche Sociali di Luca Trapanese sta lavorando su più piani, in questo periodo. Per quanto riguarda Chiaia e il porticato della Feltrinelli, «Nelle prossime ore, con le unità di strada, andremo a dialogare con i clochard che si sono organizzati lì - assicura lo stesso Trapanese - Offriremo loro sistemazioni alternative». E poi, dall'altro lato, ci sono i numeri di una situazione che, essendo legata a problemi globali, non è destinata a risolversi a stretto giro: «La povertà avanza per tanti fattori - prosegue l'assessore - In virtù dell'arrivo di nuovi immigrati, di neo-disoccupati, di scelte di vite portate dalla disperazione. Ed è anche per questo che tanti homeless purtroppo continuano a occupare punti simbolo della città. Il protocollo firmato a fine dicembre con la Diocesi e le associazioni è in fase operativa. Nei prossimi giorni metteremo a disposizione altri trecento posti, entro l'inizio di febbraio, così da avere un totale di 500 letti disponibili. Allo stato attuale delle cose, a Napoli ci sono 2000 homeless. Non tutti loro vogliono essere accolti nelle strutture, ma le comunità a oggi sono piene. Ci avanza qualche posto solo nei dormitori pubblici. Al momento, in sostanza, copriamo un quarto del fabbisogno necessario all'accoglienza dei senza dimora a Napoli. Abbiamo messo anche a disposizione 40 posti aggiuntivi tra istituto Tanucci e dormitorio pubblico per l'emergenza freddo. Avremo 64 milioni stanziati per il welfare a Napoli nel prossimo triennio. 25 di questi sono dedicati interamente alle povertà. Altri 9 dei 10 milioni in arrivo dal Pnrr sarà investito per i senza dimora: creeremo 4 housing first e una serie di servizi di prossimità». 

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