Napoli, gli ultimi artigiani dell’ottone rimasti a Forcella: «I giovani non vogliono sporcarsi le mani»

Napoli, gli ultimi artigiani dell’ottone rimasti a Forcella: «I giovani non vogliono sporcarsi le mani»
di Alessio Liberini
Sabato 11 Dicembre 2021, 16:07 - Ultimo agg. 12 Dicembre, 07:52
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«Forcella è qui» si legge su un cartellone affisso in via Vicaria Vecchia che taglia quasi in due il quartiere posto nel cuore di Napoli. Ma immergendosi nel ventre della città, quello fatto di vicoli e viuzze, si entra in un luogo magico - quasi mitologico - , ma purtroppo spesso dimenticato. A solo pochi passi dal manifesto, che “grida silenziosamente” il riscatto dell’intero centro storico, in vico Croce a Sant’Agostino alla Zecca resiste, come quel cartellone, un’antica tradizione tutta partenopea che oggi rischia tristemente di scomparire. Si tratta della storica bottega dell’ottone della famiglia Castiello che insiste in città dal ormai lontano 1920

A pochi passi dalla chiesa di Sant'Agostino Maggiore, tra le più importanti dell’intero capoluogo campano, si trova infatti la bottega dell’ottone fondata da Salvatore Castiello a ridosso della fine del primo conflitto bellico mondiale. Un'epoca in cui l’intera zona era difatti un crocevia di artigianato di ogni ordine e grado ma che nei tempi moderni è nota ai più, tristemente, per i suoi fatti di cronaca nera. Ragion per cui la “resistenza” fino ai giorni d’oggi della bottega Castiello resta una preziosa testimonianza storica di quella Napoli che fu e continua, nel dimenticatoio di tanti, ad essere. 

«Oggi come oggi – racconta il nipote del fondatore, Pasquale Castiello, artigiano con quasi 40 anni di esperienza - penso che siamo gli unici rimasti a Forcella e forse anche a Napoli». «La tradizione purtroppo si sta perdendo – spiega amareggiato Castiello - negli anni Settanta e Ottanta c’erano numerose fabbriche di borse e si lavorava molto, il centro storico era pieno di queste botteghe, poi è andato a finire tutto. Un po’ per colpa della globalizzazione e un po’ per la crisi: siamo rimasti davvero in pochi ma cerchiamo di combattere».

“Resistere per esistere” potrebbe essere difatti lo slogan di una reclame che parla proprio di questi ultimi artigiani napoletani che ancora adesso, nel 2021, realizzano vere e proprie opere d’arte solo col favore delle proprie mani, così come si faceva un secolo fa. Al giorno d’oggi, infatti, a mantenere la storica bottega familiare - che si tramanda da ben tre generazioni - c’è il nipote del suo fondatore insieme ai suoi due cugini che tutti i giorni della settimana continuano a proseguire quella storia d’amore, tra commercio ed artigianato, nata più di cento anni orsono.

«Mio nonno – ricorda Pasquale, mentre nei suoi occhi si legge il sentimento e la passione per il suo lavoro - già prima di morire aveva indirizzato i suoi 5 figli ad impararsi questo mestiere che noi continuiamo a fare. Per fortuna ci siamo salvati perché non era facile stare in queste zone e non essere avvicinati da personaggi particolari. La nostra fortuna è stato nostro padre che lavorava in bottega e a noi dopo la scuola ci faceva entrare dentro a lavorare: così siamo cresciuti». 

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Pasquale aveva appena 14 anni ed ora, 53enne, continua a sporcarsi le mani come faceva suo padre e prima di lui suo nonno. Una longevità che a Forcella ricordano tutti ben volentieri. Ancora oggi, infatti, gli abitanti del quartiere si affidano alle ottime mani dei maestri dell’ottone. «Capita spesso – precisa l’artigiano - per una saldatura o per una pulizia del letto perché tutti si ricordano che noi siamo sempre qui. Ci fu anche un signore sulla novantina che mi raccontò di aver conosciuto mio nonno». Un lavoro minuzioso che li ha resi noti non solo a Napoli ma in tutto il mondo: «Ci arrivano anche commissioni dall’estero» raccontano gli artigiani.

Un'eccellenza nostrana, difatti, che ai tempi moderni rischia ahinoi di scomparire. «Questo lavoro di artigianato è tutto fatto a mano – chiarisce Pasquale sollevando anche qualche perplessità per il futuro - ma, purtroppo, i giovani di oggi di sicuro non si mettono a fare queste cose. Noi le facciamo da quando eravamo minorenni, io ed i miei cugini abbiamo iniziato con i nostri genitori. Ho una figlia che sicuramente non farà questo lavoro, ci sono anche i figli dei miei cugini ma ormai la nuova generazione pensa ad altro, nessuno si vuole sporcare le mani lavorando. È un lavoro che ha bisogno di passione, qui facciamo tutto a mano: ci vuole pazienza».

Una pazienza che i tanti turisti, che in queste ore affollano la storica via dei presepi di San Gregorio Armeno, neanche immaginano.

Eppure parte della magia del Natale napoletano nasce proprio qui, tra gli anfratti di Forcella. Il grosso delle loro produzioni, infatti, è riservato ad oggetti che vanno a finire sulle opere dei maestri presepiali. Dalle spade dei re magi fino ai balconi delle casette poste sui presepi partenopei sono numerosissimi i pezzi unici – interamente realizzati a mano - che nascono nella storica bottega dell’ottone per poi andare a finire sotto gli sguardi attenti dei tanti curiosi, provenienti da ogni dove, che in questi giorni riempiono la storica via dei presepi di Napoli. Per un Natale che, dopo i tempi bui delle chiusure per la pandemia, finalmente incomincia a far respirare l’intero comparto che vive dietro la tradizione presepiale partenopea. 

«Purtroppo l’anno scorso – spiega Castiello - siamo stati fermi come tutti a San Gregorio Armeno ma, per fortuna, quest’anno si inizia a vedere un po’ di luce. L’anno scorso non si è fatto proprio niente ma ora piano piano c’è un po’ di gente e si riesce a lavorare un pochettino. Noi lavoriamo su commissione ma, in generale, quello che ci cercano facciamo, anche pezzi particolari».

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