Hanno chiesto il dissequestro della Galleria Vittoria, ma hanno incassato il parere negativo da parte della Procura di Napoli. Hanno chiesto di poter riaprire la circolazione - fosse anche solo in modo parziale - nel grande imbuto che quotidiamente ingoiava la circolazione cittadina (almeno fino al crollo di alcuni calcinacci), ma hanno incassato il no degli inquirenti. Non è un braccio di ferro, ma si tratta di una evidente divergenza di prospettive: quella del Comune e della Procura, a proposito di sicurezza, di interventi di manutenzione, di bonifica. In pochi giorni, si è giocato una sorta di braccio di ferro, che ora tocca a un organo terzo ridimere: da un lato, il Comune ha chiesto di dissequestrare la galleria o una parte di essa, per poter mettere in atto una serie di interventi capaci di agire sui punti critici, facendo salva anche una parte di circolazione; dall'altra, invece, c'è la posizione della Procura, che non ha ravvisato - allo stato attuale - le condizioni minime per svincolare dal sequestro la Galleria o parte di essa.
Tocca al gip Enrico Campoli prendere una decisione, in uno scenario scandito comunque da due fattori: le condizioni di sicurezza dei trasporti; ma anche la possibilità di realizzare interventi di manutenzione a stretto giro.
Non è una opera semplice, come raccontato due giorni fa su Il Mattino da Paolo Barbuto, che ha fatto riferimento a un provvedimento di giunta con il quale vengono messi a disposizione seicentomila euro, soldi che consentiranno di dare inizio ai lavori di manutenzione nei prossimi tre mesi.
Stando a quanto emerso finora, dunque, si tratta di interventi spot, che dovrebbero durate per un periodo circoscritto, senza però esaurire tutte le soluzioni finora prospettate per restituire la galleria Vittoria alla dignità perduta.
Questione di soldi. Mancano i finanziamenti, problemi di cassa. È logico pensare che la prossima giunta comunale (si vota in primavera per il rinnovo della fascia tricolore a Napoli) debba affrontare il primo scoglio nella gestione dei lavori e nel progetto di risanamento. Ed è proprio in questo scenario, che si registra la divergenza tra Comune e Procura. Facciamo un passo indietro. Torniamo al primo intervento. È lo scorso autunno, nel pieno di un allerta meteo. Napoli flagellata da giorni da temporali, la città è in tilt. Di notte avviene il miracolo. Piovono calcinacci dal rivestimento interno della Galleria, ma l'evento si verifica durante la notte, quando - e ribadiamo il concetto di miracolo - la Galleria era vuota. Non c'erano le centinaia di macchine incolonnate in una snervante attesa, come nei giorni festivi o nelle ore della movida. Non c'erano bus turistici che trasportavano visitatori da un lato all'altro della città. Nulla di tutto questo. Un crollo improvviso, che ha comunque allarmato amministratori e forze dell'ordine, tanto che per qualche giorno la Procura rimase bloccata, con la deviazione provvisoria del traffico sul lungomare. Fatto sta che pochi giorni dopo il primo transennamento, si registrò l'intervento della Procura di Napoli, che firmò un sequestro rimasto in vita fino a oggi. Pochi giorni fa, invece, la mossa del Comune, che ha chiesto la revoca del sequestro, presentando delle conclusioni che evidentemente non hanno convinto gli inquirenti.
Inchiesta condotta dal pool guidato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte, che punta a verificare eventuali responsabilità nella gestione di una struttura decisiva per la circolazione napoletana. Un braccio di ferro che ora attende la valutazione del giudice, mentre di qui a cento giorni si potrebbe concludere la prima tranche di lavori. Tre mesi è la durata dell'intervento deliberato. Poi toccherà agli inquirenti verificare se ci sono le condizioni di sicurezza per riaprire in parte o in toto la grande bocca del traffico cittadino.