Galleria Vittoria, lavori flop: omissioni e ritardi sul tavolo del pm

Galleria Vittoria, lavori flop: omissioni e ritardi sul tavolo del pm
di Leandro Del Gaudio
Lunedì 25 Gennaio 2021, 23:30 - Ultimo agg. 26 Gennaio, 07:00
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Allarmi lanciati nel tempo, segnali di pericolo che hanno scandito un periodo amministrativo lungo almeno cinque anni. Eventi potenzialmente gravi, ma ridotti a incidenti di poco conto, (come la caduta di piccole particelle di soffitto), segnalati solo come eventi di superficie. Sono solo alcuni dei punti su cui potrebbe battere la Procura di Napoli, che sta indagando sulle condizioni in cui versa la galleria Vittoria, un gigante chiuso da mesi, finito al centro di un vero e proprio braccio di ferro da parte di organi dello stato. Storia ormai nota, con il gip che boccia il progetto di restauro del tunnel, dice no alla riapertura parziale e chiede al Comune di approntare un nuovo programma di interventi, mostrando così di accogliere gran parte delle conclusioni della Procura di Napoli. Ed è proprio ai piani alti della cittadella giudiziaria, che vanno avanti gli approfondimenti sul caso galleria, o meglio, sulla gestione della principale arteria di collegamento tra nord e sud della città. C’è un capitolo destinato ad essere esplorato e riguarda i lavori di manutenzione, proprio alla luce degli eventi che si sono verificati nel corso degli ultimi mesi, proprio a partire dai cedimenti che hanno reso necessario il sequestro dello scorso autunno. 

Capitolo lavori di puntellamento, che rende necessario un focus ad ampio spettro: parliamo dei finanziamenti messi in campo dalla giunta comunale per rendere sicuro il gigante che ingoia - a regime - milioni di auto l’anno; poi c’è la storia degli appalti di volta in volta messi in campo per ripulire facciate, irrobustire la trasmissione di corrente elettrica e rafforzare la qualità dei servizi erogati in uno degli snodi cruciali della viabilità a Napoli. Facile immaginare quali domande potranno interessare il fascicolo aperto da qualche mese sulla Galleria: che tipo di manutenzione è stata dedicata? Quali sono le risorse investite fino a questo momento? E soprattutto: cosa ha provocato gli eventi di parziale cedimento puntualmente segnalati negli ultimi cinque anni? Proviamo a fare mente locale.

Ci sono stati rattoppi, sono stati montati allestimenti e impalcature dentro e fuori la Galleria, per migliorare l’illuminazione e le condizioni della facciata esterna, ma l’obiettivo ora è di ampliare lo sguardo a una intera gestione della manutenzione in quel pezzo di città. Verifiche doverose, per altro segnalate in questi giorni da inchieste giornalistiche che hanno messo in mostra - di volta in volta - i limiti nella gestione della galleria.

 

Bilanci, investimenti, capitoli di spesa, gare. Sono questi i punti su cui potrebbero insistere le verifiche, nel tentativo di verificare eventuali omissioni. Inevitabile una serie di domande? È stato fatto tutto per impedire un eventuale danno alla sicurezza dei trasporti? Esistono allarmi lanciati in questi anni, rispetto ai quali la macchina amministrativa si è mossa a rilento? Un’inchiesta che al momento punta a stabilire le circostanze che hanno reso necessario il sequestro - e siamo allo scorso ottobre - di una struttura per la quale il giudice ha ritenuto attuali le esigenze cautelari, visto il pericolo dell’incolumità di passanti e automobilisti. Chiaro il ragionamento del giudice Enrico Campoli, che ha accolto le conclusioni consegnate dal pool guidato dal procuratore aggiunto Simona Di Monte.

Un confronto a distanza tra Procura e legali di Palazzo San Giacomo che va avanti da mesi e ha spinto il giudice a bocciare il progetto presentato da Palazzo San Giacomo, per ottenere un dissequestro - anche se solo parziale - del tunnel cittadino. E sono ormai note le motivazioni adottate dal giudice per le indagini preliminari. In sintesi, l’intero piano di lavori non viene accolto, viene rigettato perché ritenuto parziale, «non all’altezza della complessità del problema», per ricordare il concetto espresso dal giudice. Al centro del confronto, la valutazione delle infiltrazioni provenienti dal borgo Monte di Dio, la necessità di valutarne le conseguenze. Tutto in tre mesi, il tempo che tiene in ostaggio un intero spaccato cittadino, decisivo a garantire collegamenti e ad assicurare normalità all’ingresso del quartiere Chiaia. Inchiesta aperta, facile immaginare le prossime tappe di questa vicenda: è lo stesso giudice a chiedere un confronto tra le parti, nel tentativo di adeguare le prossime mosse del Comune alle esigenze di sicurezza e alla gravità del problema galleria. 

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