Nonno Peter e i 100 anni da festeggiare a cavallo

Nonno Peter e i 100 anni da festeggiare a cavallo
di Gaetano Borrelli
Lunedì 31 Ottobre 2022, 07:00 - Ultimo agg. 1 Novembre, 10:10
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Festeggerà cento anni a cavallo con un bel percorso sul campo ostacoli della Scuola Napoletana di Equitazione. Come del resto fa da tempo tre volte la settimana. Solo la cornice sarà diversa e un po' più rumorosa. Sugli spalti i familiari (la moglie Erika incontrata durante un valzer a Vienna, le figlie Andrea e Barbara, nipoti, pronipoti), gli amici, i soci della Sne con in testa il presidente Toto Naldi. Tutti insieme per applaudire nonno Peter che per tanti più che un nonno è bisnonno o trisavolo.

In realtà Hans Peter Lambrecht, che è nato ad Hannover il 5 novembre del 1922 e vive in Italia dal dopoguerra e a Napoli stabilmente dal 1976, è un distinto ed elegante signore, diritto come un giunco, che nasconde magnificamente il secolo di vita dietro un fisco atletico, un'agilità nei movimenti e una lucidità impressionanti.

Nonno Peter sembra non avere segreti. «Credo che la longevità sia nel Dna. Naturalmente l'esercizio fisico aiuta. Nel mio caso sia l'allenamento a cavallo che la cura del giardino nella mia bella casa di Posillipo».

Nessuna dieta. «Mangio qualsiasi pietanza non eccessivamente elaborata. Devo dire che fumavo 30 sigarette al giorno ma a 60 anni ho chiesto al mio medico: se mi dici che devo smettere lo faccio subito. E da 40 anni niente tabacco». Nessun segreto anche per diventare un bravo cavaliere. «L'equitazione è una disciplina che richiede impegno, tanta pazienza, rispetto delle regole ma soprattutto rispetto per il cavallo, il tuo compagno di giochi, il tuo alleato in gara. Un bravo cavaliere rispetterà le regole anche nella vita». 

 

È questo il messaggio che nonno Peter trasmette a tutti, in particolare agli allievi della scuola pony della Sne, diretta da Claudia Di Fraio, che sabato saranno presenti sul campo di gara. Durante la sua esibizione, monterà Annoreko, un baio belga di 21 anni, la cui preparazione è seguita personalmente da Fabrizio Spanò, direttore tecnico e consigliere sportivo della scuola. 

Annoreko non era un cavallo facile, l'abilità e la maestria di nonno Peter lo hanno reso un atleta perfetto. Il cavaliere centenario lo ha poi acquistato girandone la proprietà alla Sne con l'impegno di renderlo sempre disponibile per i suoi allenamenti. Purtroppo ha dovuto rinunciare alla full immersion che gli piaceva tanto e che faceva insieme ad altri soci (quasi tutti scomparsi) fino a qualche tempo fa. «Una volta l'anno partivamo per l'Irlanda o la Polonia e trascorrevamo una decina di giorni solo con cavalli, attraversando boschi e scalando colline. Un'esperienza bellissima che tutti i cavalieri dovrebbero fare». I cavalli, in qualche modo, hanno punteggiato tutta la vita avventurosa di Hans Peter Lambrecht. «Mio padre mi ha messo a cavallo che avevo sei anni. Da allora non ho più smesso. In gioventù ho vinto molti concorsi. A sedici anni mi assegnarono il distintivo d'argento dell'equitazione tedesca, il massimo riconoscimento per un cavaliere di quell'età». 

Lo scoppio della guerra ne frenò la carriera agonistica. «Ho fatto la campagna di Russia, poi non avevo ancora vent'anni quando fui mandato in Nord Africa. Mi beccai una grave infezione amebica e un'ulcera tropicale e rientrai in Germania. I miei commilitoni mi diedero per spacciato. Scommisi due casse di champagne che mi avrebbero rivisto». Ma quando ritornò in Africa per riscuotere la vincita fu fatto prigioniero dalle truppe del generale Montgomery e spedito negli States. «Fui ospite' tre anni del governo americano in Texas, in Arkansas e nello Iowa coltivando patate e barbabietole». A fine conflitto il ritorno in Germania, nella Berlino divisa dove viveva la madre, ma grazie all'equitazione riuscì a raggiungere il padre che lavorava a Milano. «A Innsbruck c'era un concorso ippico internazionale, andai a curiosare e alcuni cavalieri mi ingaggiarono per riaccompagnare due cavalli a Trieste nel viaggio di ritorno. Primo immigrato clandestino in Italia camuffato da artiere con due cavalli al seguito». Il papà gli trovò lavoro in un ufficio di commercio a Milano e presto una baronessa austriaca gli chiese di darle lezioni di equitazione. La stessa baronessa poi lo segnalò per la direzione dell'ufficio Lufthansa di Milano dove rimase fino al 1976 quando fu trasferito a Napoli con lo stesso incarico. «A una serata del Rotary incontrai l'allora presidente della Scuola Napoletana di Equitazione, Riccardo de Luca di Roseto che, conosciuti i miei trascorsi, mi fece socio della Sne in un giorno solo. Ed eccomi ancora qua». 

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