Il simbolo del “Mattino” e il giornale che fa luce

Il simbolo del “Mattino” e il giornale che fa luce
di Pietro Gargano
Martedì 9 Novembre 2021, 22:58 - Ultimo agg. 11 Novembre, 07:09
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Quando nel settembre 2018 questo giornale traslocò, il lettore Giorgio Nocerino scrisse una lettera intrisa di nostalgia. Toccò a me commentarla, e Aldo Balestra, il caporedattore, fece il titolo “Il Mattino farà luce anche da Torre Francesco”. La previsione, fondata sulla lunga storia nostra, ora è non solo più un impegno civile e giornalistico ma una realtà che si potrà vedere tutti i giorni e tutte le notti.

 

Dalle 16.11 di ieri un’insegna luminosa brilla sull’ultimo piano del grattacielo al Centro Direzionale, a centoventuno metri d’altezza.

Ciascuna delle nove lettere di IL MATTINO, in maiuscolo, è di due metri per due. L’installazione ha richiesto dieci giorni di lavoro. La luce è a basso consumo energetico, non si può predicare virtù e poi dare cattivi esempi. 

Quello sprazzo di luce sarà il segno visibile della bussola del Mattino. I napoletani (e chi arriverà in aereo a Capodichino) lo vedranno, gli altri cittadini della Campania e del Sud no, ma sapranno che esiste, resistente dopo 129 anni. C’è una grande differenza con la piccola virgola tesa sull’edificio di via Chiatamone. I tempi cambiano, cambiano le dimensioni.

L’importante è che quelle insegne, piccole o gigantesche, annuncino notizie attendibili e commenti adeguati. Il Mattino è e sarà, luminoso come i suoi tabelloni.

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Ricordo che due lettere dell’insegna verticale, dal lato mare delle vecchia redazione, si fulminarono. Restarono accese solo quelle de IL MATTO. Un giovanotto in crisi di astinenza dalla droga irruppe in piena notte in Cronaca. Disse: «Voi siete come me, lo tenete scritto e quindi avete il dovere di aiutarmi. Se non lo fate mi butto a mare». Una telefonata all’amico Samuele Ciambriello, allora parroco e oggi difensore dei detenuti, risolse la questione. La Chiesa ebbe un restauro in meno e il centro di riabilitazione un ospite in più. Quel giovanotto uscì dalla prigione del buco, diventò parrucchiere e a Natale veniva con la madre a ringraziarci.

Ecco, quelle luci fulminate ci aiutarono ad aiutare gli altri, l’obiettivo che ogni buon giornalista dovrebbe porsi, al di là degli scoop. L’augurio, anzi la certezza, è che lo sfolgorio sul tetto della Torre Francesco, continuerà a indicarci le strada del bene. Tra le novità del grattacielo c’è anche un’enorme M. Sta per medicina, contro le falsità. 

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