La balena di Sorrento a Napoli: oggi l'autopsia, la penisola reclama lo scheletro per esporlo al porto

La balena di Sorrento a Napoli: oggi l'autopsia, la penisola reclama lo scheletro per esporlo al porto
di Antonino Pane
Giovedì 21 Gennaio 2021, 08:33 - Ultimo agg. 15:39
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Cominceranno stamattina all'alba le operazioni di sezionamento della carcassa della balenottera che aveva scelto il porto di Sorrento per il suo ultimo viaggio. Ieri il cetaceo, ingrossato oltre ogni misura per la lunga permanenza in acqua, è stata portato in secca grazie alla disponibilità del cantiere Megaride che opera nel porto di Napoli. L'operazione si è potuta completare grazie all'utilizzo del bacino del cantiere: la carcassa è stata rimorchiata all'interno della struttura affondata che poi è stata svuotata consentendo l'adagiamento sul fondo del bacino. «Un'operazione complicata - ha spiegato l'ammiraglio Pietro Vella, direttore marittimo della Campania - perché stiamo parlando di una carcassa pesante più di 60 tonnellate. Prima del trasferimento a Napoli, rimorchiata dalle nostre motovedette, avevamo ipotizzato anche un sollevamento con gru a Castellammare di Stabia ma poi questa ipotesi è stata scartata proprio per l'enorme peso della carcassa».

L'operazione è stata autorizzata dal comandante Salvatore Di Leva, sorrentino, ceo del cantiere Megaride. In poche ore il bacino è stato liberato e sono cominciate le operazioni di traino dal molo San Vincenzo all'ingresso del bacino. Stamattina al capezzale della balenottera entrerà in attività - come spiega il presidente del Parco Marina di Punta Campanella, Lucio Cacace - il team guidato da Sandro Mazzariol, professore all'Università di Padova e responsabile dell'unità d'intervento del Cetaceans strandings Emergency Response Team (Cert).

Si tratta della squadra che si occupa in tutta Italia e anche all'estero della gestione di spiaggiamenti di cetacei di grosse dimensioni. Opererà insieme al team dell'Università di Padova anche il C.Re.Di.Ma. centro di referenza degli istituti zooprofilattici per gli spiaggiamenti di mammiferi marini sulle coste italiane.

 

Tutte le operazioni mirano ad accertare le cause della morte del cetaceo e in particolare se c'è un nesso tra questa morte e quella di altri due esemplari accertata nel Golfo negli ultimi anni. Da questo punto di vista chiede risposte chiare la fondatrice di Marevivo Rosalba Giugni, preoccupata dalle condizioni di salute del mare nel Golfo di Napoli. «Si spera che le condizioni dell'animale possano consentire alle analisi necroscopiche - sottolinea Cacace - di individuare le cause del decesso».

Le operazioni di ricovero in bacino del grande cetaceo, lungo più di venti metri, sono state seguite dal comandante Arrigo Pasquetti, responsabile dell'Ufficio tecnico della Capitaneria di porto. E con lui i tecnici del cantiere Megaride, quelli del parco marino di Punta Campanella, dell'Asl, dell'Arpac, dell'Istituto zooprofilattico del Mezzogiorno, del Cert, della Stazione zoologica Anton Dohrn, di Marevivo e della Cooport Sorrento. «Siamo tutti curiosi - ha spiegato il comandante di Leva - di sapere la causa della morte di questo grande cetaceo che comunque reca sul muso i segni degli urti contro la banchina del porto di Sorrento». 

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Intanto si pensa al dopo. Il sindaco di Sorrento Massimo Coppola è in contatto con i responsabili del Parco Marino. «Stiamo pensando - dice Coppola - di inumare i resti in un campo vuoto del cimitero di Sorrento per i mesi necessari (da 6 a 10) ad asciugare le ossa. Poi vorremmo esporre lo scheletro al porto di Sorrento, anche per iniziative didattiche, prima di trasferirlo al museo del Parco Marino di Punta Campanella. Vogliamo solo trattenere un frammento di osso per donarlo al nostro Santo Protettore, Sant'Antonino che, secondo una radicata leggenda, salvò un bimbo dalle fauci di una balena». 

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