La Ferrovia Napoli-Portici ha 180 anni, blitz dei Neoborbonici: «Solo ruderi»

Lo striscione dei Neoborbonici all'esterno della stazione Bayard
Lo striscione dei Neoborbonici all'esterno della stazione Bayard
di Antonio Folle
Giovedì 3 Ottobre 2019, 13:15 - Ultimo agg. 14:03
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180 anni fa dalla stazione di Portici la locomotiva Vesuvio partiva per la prima volta in direzione di Napoli. Il viaggio inaugurale della prima ferrovia italiana proiettò il Regno delle Due Sicilie tra gli stati più progrediti dell’epoca. Era il 3 ottobre 1839. Oggi di quel primato che ha dato tanto lustro a Napoli e al Mezzogiorno restano solo pochi ruderi coperti dalla vegetazione. Ormai sono pochissimi i napoletani che ogni giorno affollano il corso Garibaldi a sapere che quelle rovine appartengono alla più antica stazione ferroviaria d’Italia, onore e vanto di una dinastia condannata – insieme agli innumerevoli primati in 127 anni di regno – ad una ingiusta damnatio memoriae.
 

In occasione del centottantesimo anniversario della ferrovia Napoli-Portici il Movimento Neoborbonico ha dato vita ad un flash mob all’esterno della stazione costruita dall’ingegnere francese  Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie su ordine del re Ferdinando II, installando un grosso striscione che vuole essere un monito alle istituzioni cittadine e regionali. Da diversi anni, infatti, il movimento guidato da Gennaro de Crescenzo si sta battendo per creare negli spazi dell’ex stazione ferroviaria un “luogo della memoria” dove ricordare un passato glorioso troppo frettolosamente mandato in soffitta dagli storici.

I Savoia conquistatori del regno partenopeo, subito dopo l’Unità d’Italia, vollero costruire a poche centinaia di metri un nuovo scalo ferroviario. Una mossa per cancellare anche materialmente il ricordo della dinastia che li aveva preceduti. L’apertura dell’attuale scalo di piazza Garibaldi nel 1866 segnò l’inizio del declino dell’elegante stazione Bayard, declassata a semplice impianto di servizio. Terremoti, spoliazioni postume fino ad arrivare alla Seconda Guerra Mondiale – con l’esplosione della nave Caterina Costa nel porto di Napoli che distrusse gran parte dell’edificio – decretarono la chiusura definitiva del complesso che oggi sopravvive solo in parte. Una porzione dell’antico edificio borbonico, infatti, ospita attualmente alcuni uffici della II Municipalità.

Con il devastante terremoto del 1980 ebbe fine la triste agonia dell’edificio che fu definitivamente chiuso – prima aveva ospitato un teatro e, successivamente, un cinema – e delimitato da un muro di cinta fino a ricoprirsi quasi del tutto di erbacce e arbusti di ogni genere che nascondono a malapena le vergogne dello scempio compiuto ai danni della storia. Più volte il Movimento Neoborbonico ha chiesto alle istituzioni di interessarsi del problema, realizzando progetti per il recupero della Bayard e la trasformazione in un museo. Ogni sforzo per ridare dignità ad un luogo che ha segnato la storia di Napoli è però miseramente caduto nel vuoto.

Ironia della sorte: a poche decine di metri dalla stazione costruita grazie alla lungimiranza dei monarchi di casa Borbone sorge una colonna che ricorda ai napoletani l’arrivo di Garibaldi nella Capitale del Regno delle Due Sicilie. Il monumento è stato restaurato pochi mesi fa grazie al progetto Monumentando.
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