La notte più lunga, il libro che racconta le storie di medici e infermieri dell'Ospedale Betania

La lotta contro la pandemia vista da chi l'ha vissuta in prima linea

Presentazione del libro La notte più lunga
Presentazione del libro La notte più lunga
di Emma Onorato
Giovedì 10 Novembre 2022, 18:51
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Un libro che raccoglie le esperienze di chi la pandemia l'ha vissuta in prima linea. Un racconto che viaggia attraverso le emozioni vissute in quel periodo dai medici, infermieri e operatori socio-sanitari dell'Ospedale Evangelico Betania. La loro voce si traduce attraverso il racconto di 41 storie cucite insieme nel volume La notte più lunga. Una pubblicazione di Guida Editori - presentata presso la saletta dell'editore in via Bisignano - che germoglia dalla forte motivazione di far conoscere il vissuto delle donne e degli uomini dell'Ospedale di Ponticelli; una volontà che nasce dalla Fondazione Evangelica Betania, proprietaria dell'ospedale Evangelico Betania di Napoli. Un libro che accompagna il lettore in un viaggio emozionale affinché possa immergersi nel trascorso del personale sanitario attraverso un lavoro di empatia ed immedesimazione. «La decisione di pubblicare questo libro è stata dettata dalla volontà di dare voce e parola agli operatori sanitari  che si sono distinti durante l'emergenza Covid. Abbiamo tanto sentito parlare di quanto si siano impegnati dal punto di vista professionale ma, stavolta, la volontà è stata diversa», spiega l'autrice del libro La notte più lunga, Mariagiuseppina Borrelli, in riferimento al focus del volume. «È stata la volontà di raccogliere le emozioni, le paure e anche le insicurezze che si celano dietro gli sguardi severi, e le attente procedure, che siamo abituati a vedere - precisa Borrelli - Con questa pubblicazione abbiamo voluto raccontare i retroscena e le emozioni di un lavoro complesso che è stato particolarmente difficile da affrontare durante quel determinato periodo storico».

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Così alcuni passi del libro - letti da Maria Grazia Cappabianca, responsabile ambulatori solidali della Fondazione Evangelica Betania - hanno accompagnato la presentazione del libro guidata dal giornalista Gigi Ermetto. Un evento - preceduto dai saluti di Diego Guida - che ha dato il via a una catena di testimonianze, dall'esperienza personale di Cornelia Vitiello, presidente della Fondazione Evangelica Betania, al direttore generale dell'Ospedale Evangelico Betania, Luciano Cirica, fino a toccare le emozioni di Ernesto Claar, responsabile Uosd Epatologia dell'ospedale Betania, e quelle di Carmela Bufalino, coordinatrice infermieristica Uoc medicina dell'ospedale, e Maddalena Petrella, coordinatrice infermieristica del Pronto Soccorso.

«Ho fatto il mio lavoro perché questo è il lavoro più bello del mondo», con queste parole esordisce Carmela prima di ripercorrere il ricordo legato alle difficoltà riscontrate durante la prima e la seconda ondata pandemica. Così, tra una testimonianza e l'altra, viene narrato un passo del libro che fa percepire la gran voglia - riscontrata in quei giorni - di tornare a respirare attimi di normalità. «Flash. Mia figlia Beatrice, di quattordici anni, ha dato a me e ai miei colleghi la ragione per sopravvivere nelle giornate sempre uguali che ci stavano alienando, offrendoci una boccata di aria fresca e un briciolo di spensieratezza.
Ogni mattina, prima di iniziare le sue lezioni in Dad, Beatrice mi chiamava ed io la mettevo in vivavoce, dava quel senso di famiglia, di normalità che così tanto mancava a tutti. Poi, quando doveva attaccare ci diceva una canzone o una parola che associavamo ad una canzone che ci avrebbe accompagnati per l'intera giornata...». «... e gli stessi pazienti, chiusi nelle stanze sentivano il buonumore che cercavamo di mantenere alto e che serviva a rincuorare anche loro che erano soli».
Una ventata di gioia che diede la forza di non mollare.

Ernesto Claar è tra i medici che durante la fase più acuta della pandemia ha vissuto quattro mesi lontano dalla sua famiglia, e dai suoi affetti, per dare il suo contributo professionale a chi era ricoverato in ospedale. Il suo intervento durante la presentazione ha voluto sottolineare la grande complicità che si è venuta a creare tra medici, infermieri e il personale che opera all'interno della struttura ospedaliera. «Tutte le figure sono state complici: dall'impresa di pulizia ai vigilantes, tutti allo stesso modo, senza distinguo di ruoli. In questo modo abbiamo vissuto e superato ogni difficoltà»,  è il messaggio che rivolge Ernesto Claar, direttore Centro epatologia dell'Ospedale Evangelico Betania.

«Noi siamo una famiglia. Io ho vissuto l'ospedale 24 ore su 24, a volte non riuscivo a tornare a casa - racconta Maddalena Petrella, coordinatrice del Pronto Soccorso dell'ospedale Evangelico Betania - Già sapevamo di essere una famiglia, una grande equipe, ma vivere insieme questa ardua esperienza è stato il momento in cui lo abbiamo capito ancora di più.

Ci sentiamo una vera famiglia. Ed è grazie a questo forte legame che abbiamo avuto la possibilità di andare avanti con forza e il coraggio per fronteggiare quello che è stato un mostro», racconta Petrella in riferimento al Coronavirus.  «C'è stato un momento di grande sconforto in cui ho cercato di spiegare che quest'enorme problema, chiamato pandemia, non era solo nostro - del Betania e della Campania - ma era un problema che stava affliggendo il mondo intero. E lo abbiamo affrontato insieme», conclude emozionata.

«Ho cercato di entrare nelle vite di ognuno di loro e ho cercato di farlo nel massimo rispetto. Ogni storia che ho raccontato è parte di me», spiega commossa l'autrice. Per Mariagiuseppina non è stato facile arrivare alla scrittura di questi racconti e alla rielaborazione di queste interviste:  «Col massimo rispetto, e in punta di piedi, sono entrata nella vita di queste persone per cercare di trarne il meglio».

Anche Cordelia Vitiello, presidente della Fondazione Evangelica Betania, sottolinea l'importanza di raccontare quanto accaduto attraverso delle testimonianze dirette. Poi ricorda che questo libro rappresenta la prosecuzione dell'esperienza dei quaderni di Betania, è il settimo di una collana di pubblicazioni iniziata nel 2012  e che raccoglie le storie, le esperienze e i progetti dell'Ospedale di Ponticelli.

Un libro pubblicato in ricordo del presidente della Fondazione Sergio Nitti: «In occasione della sua scomparsa ho deciso che andava fatto qualcosa di bello per lui, per la sua memoria. Questo forse era il modo più significativo: poter raccontare quello che è riuscito a fare l'ospedale», conclude Cordelia. 

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