Marano, ecco le case dei boss che il Comune non osa toccare

Marano, ecco le case dei boss che il Comune non osa toccare
di Ferdinando Bocchetti
Domenica 9 Dicembre 2018, 15:30
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L'abusivismo edilizio tollerato dal Comune. In oltre trent'anni poco o nulla è stato fatto, soprattutto se i titolari o gli occupanti degli immobili sono in odor di camorra. Di casi eclatanti ve ne sono a bizzeffe. Dalla villa di via Vallesana 82, residenza storica della famiglia Nuvoletta, agli immobili di via Antica Consolare Campana, tuttora nelle disponibilità dei familiari di un affiliato di punta del clan Polverino. La prima struttura, costruita agli inizi degli anni Ottanta, è stata occupata fino a pochi anni fa dai fratelli Filippo e Antonio Nuvoletto, figli del defunto Angelo Nuvoletta che ai figli ha trasmesso l'immobile ma anche una singolare storpiatura del cognome registrata dall'anagrafe. Antonio Nuvoletto, uno dei rampolli della famiglia malavitosa storicamente legata ai Corleonesi, è detenuto per associazione mafiosa e traffico di stupefacenti.

L'abitazione, una lussuosa villa realizzata nella tenuta di Montesanto, non è mai stata acquisita al patrimonio comunale né tanto meno sono state avviate le procedure per l'abbattimento. Risulta una richiesta di condono edilizio che il comune di Marano, in quasi trent'anni, non ha nemmeno vagliato. Villa Nuvoletta è stata sede di numerosi summit di camorra, così come riportato in alcuni giudiziari e confermato da due collaboratori di giustizia. Per almeno tre decenni i Nuvoletta hanno vissuto in questo appartamento, tra l'altro allacciato abusivamente alla rete idrica. Allacci scoperti solo sulla scorta di un'inchiesta dalla direzione distrettuale antimafia, che ha acceso di recente anche i riflettori sugli appartamenti di via Antica Consolare Campana, nelle disponibilità dei familiari di Sabatino Cerullo, uno degli esponenti di punta del clan Polverino. Strutture fuorilegge per le quali il Comune non si è mai mosso. L'elenco è lunghissimo. Marano resta la città dei tesori sottratti ai clan, in moltissimi casi mai utilizzati per fini sociali né tanto meno demoliti. Immobili abusivi che dovrebbero comunque essere oggetto di valutazioni e azioni da parte dell'ente cittadino. Tutto invece è rimasto in stand-by e a nulla è valso l'arrivo di commissioni straordinarie, insediatesi al Comune dopo gli scioglimenti per camorra. Qualcosa, in realtà, era stato abbozzato negli ultimi tempi, ma le procedure amministrative sono lontane dal definirsi concluse.
 
In via Sant'Agostino, dove una decina di famiglie risiedono in una palazzina realizzata dalla famiglia Polverino, gli sgomberi si sono fermati alcune settimane fa. L'immobile, sequestrato e dichiarato abusivo fin dal 1991, solo nel 2017 è stato catalogato nell'elenco dei beni comunali. Gli occupanti, muniti di regolare contratto di affitto, hanno presentato un ricorso e ottenuto da un giudice monocratico il diritto (per ora) a rimanere in quelle case. In via Romano e via Platone stessa musica: gli sgomberi sono stati annunciati, concordati da tempo con la prefettura e le forze dell'ordine, ma non è chiaro se e quando saranno avviati. «Abbiamo stanziato 50 mila euro per gli sgomberi - spiegano dal municipio - che dovrebbero essere imminenti». Non va meglio per le case già sgomberate, come quella di via Marano-Pianura (parco del Sole) che dovevano essere assegnate a una delle tante famiglie di sfrattati della città. Per gli immobili confiscati, infine, è notte fonda: l'appartamento di Armando del Core, uno dei killer di Siani, non è mai stato affidato ad associazioni o altri enti; la villa-bunker di Giuseppe Polverino è invece un inno al degrado.
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