Marte, una scienziata napoletana nel team: «Lavoro da casa, tra la Nasa e i miei due gemellini»

Marte, una scienziata napoletana nel team: «Lavoro da casa, tra la Nasa e i miei due gemellini»
di Carmen Fusco
Sabato 20 Febbraio 2021, 23:51 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 17:09
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«È un obiettivo straordinario: andare a cercare forme di vita passate. L’ultima missione che contava di raggiungere analoghi risultati è stata Viking, nel 1975. All’epoca le conoscenze non erano quelle di adesso, fu anche trovato qualche elemento ma non si riuscì a capire di che si trattasse. Poi è arrivato il rover Curiosity che nel 2012 ha rinvenuto composti organici nel suolo marziano, ma lo strumento che avrebbe dovuto rilevarli li ha alterati durante il processo di riscaldamento. Con Perseverance avremo la possibilità di non alterare nulla. L’altra grande, importante novità è che stavolta selezioneremo campioni che saranno portati sulla Terra»: Teresa Fornaro parla del Pianeta Rosso con la stessa naturalezza di chi descrive l’ambiente di casa. La trentaduenne di Brusciano, lavora a Firenze all’osservatorio Arcetri dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, ed è l’unica italiana a far parte del team dei 13 esperti del programma della Nasa. Le immagini che dovrà elaborare arrivano da Marte direttamente nella sua casa di Castello di Cisterna a due passi da Brusciano, dove accudisce i suoi bimbi, due gemellini di 5 mesi.  

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Che ruolo ha all’interno della squadra?
«Con gli altri colleghi supporto le attività del rover Perseverance della Nasa che è atterrato su Marte.

In particolare mi occuperò di analizzare i dati di due strumenti, il SuperCam e Sherloc, per individuare possibili molecole organiche, la loro natura e il loro stato di preservazione. In più supporteremo le attività del team con esperimenti di laboratorio». 

In questa missione è l’unica italiana, e tra i ricercatori più giovani. Cosa ha fatto la differenza? 
«Il mio progetto è piaciuto. L’ho presentato alla Nasa che tra i 119 ricevuti ne ha scelti 13, tra i quali appunto il mio». 

Il nome del programma è Perseverance, come la perseveranza delle donne che, in particolare quelle meridionali come lei, non si arrendono di fronte alle difficoltà di un mondo ancora al maschile? 
«È proprio così. Ci vuole tanta perseveranza per raggiungere questi obiettivi. Il percorso è lungo e lo è ancor di più per le donne che devono coniugare famiglia e lavoro». 

Lei ci sta riuscendo, come fa? 
«Andrea e Aurora hanno cinque mesi e, mi creda, è più difficile gestire i gemelli che lavorare al programma della Nasa. Però me la cavo e anche se attualmente sono in maternità sto lavorando in remoto. Le tecnologie servono anche a questo». 

Da Marte quindi le immagini arrivano direttamente al computer della sua scrivania?
«Sì, arrivano direttamente dal rover e siamo già in grado di assumere informazioni. Se non ci fosse stato il Covid saremmo tutti a Washington, compresi i gemelli». 

Cosa state cercando di scoprire? 
«Il sito che andiamo a esplorare su Marte è molto antico. Il cratere Jezero potrebbe aver conservato tracce di 3,5 miliardi di anni fa quando le condizioni erano simili alla Terra. Cerchiamo fossili, tracce di vita passata».

I famosi marziani? È possibile quindi che esistano forme di vita su Marte? 
«Non in superficie. Perché rispetto al passato sono cambiate le condizioni, si è avuto lo spegnimento del campo magnetico che ha fatto sì che il pianeta non fosse più protetto dalle radiazioni solari. Ma non è detto che nel sottosuolo, in profondità, in nicchie dove sono presenti sostanze umide, non possano esserci forme di vita». 

Da Brusciano alla Nasa: che viaggio è stato? 
«Mi sono laureata a Napoli, alla Federico Il, poi per il dottorato mi sono spostata in Toscana alla Normale di Pisa. Anche mio marito è campano». 

Prossimi impegni? 
«ExoMars: ne faccio già parte. La seconda spedizione partirà nel 2022. Nel 2019 abbiamo effettuato una visita a Pilbara in Australia, un sito considerato analogo marziano per condizioni estreme. Lì c’è stato l’incontro tra scienziati delle missioni ExoMars dell’Esa e Mars 2020 della Nasa per studiare biosignature morfologiche terrestri come le stromatoliti di 3 miliardi e mezzo di anni fa, e discutere su come utilizzare gli strumenti a bordo dei due rover per rivelare simili elementi eventualmente presenti su Marte. Io partecipai in veste di scienziato di ExoMars, prima di essere selezionata a novembre 2020 come membro del team scientifico di Mars 2020».

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