Ancora disagi in metropolitana, anche ieri, per il secondo giorno consecutivo, la Linea 1 della Metro s'è fermata alla stazione di piazza Dante senza proseguire il regolare percorso fino alla stazione di piazza Garibaldi. L'annuncio del secondo blocco consecutivo è arrivato nel pomeriggio, proprio nel momento in cui i pendolari si accingevano a risalire su quei vagoni per tornare verso casa: in quel preciso momento è riesplosa la rabbia dei viaggiatori. Come di consueto presa d'assalto la pagina social dell'Anm con messaggi disperati, ironici, arrabbiati, quasi mai volgari ma sempre colmi di irritazione per un servizio che è diventato una chimera.
Solo dall'inizio di novembre ci sono stati sei giorni di limitazione delle corse: in media uno ogni 4 giorni per un totale di disagi nel servizio che ha superato le 27 ore. Mai uno stop totale, solo uno stillicidio di limitazioni, ritardi, corse a singhiozzo e vagoni stracolmi nei quali è stato impossibile entrare.
Chi frequenta abitualmente la Metropolitana sa che i disagi sono all'ordine del giorno, in barba agli annunci entusiastici di servizi che miglioreranno e porteranno Napoli sulla vetta del mondo dei trasporti. Per arrivare in alto è necessario offrire un servizio adeguato alle necessità della terza città d'Italia e per riuscirci bisogna avere treni che funzionano. In attesa degli annunciati nuovi treni che vengono dalla Spagna, per adesso visti sotto forma di modellino sulla scrivania del sindaco e sotto forma di carcassa in via di costruzione in post entusiastici del primo cittadino in visita alle officine iberiche, Anm cerca soluzioni immediate.
I treni attualmente utilizzabili per il servizio della Linea 1 della Metro napoletana sono nove, quando tutto va bene. Ieri, ad esempio, ne erano disponibili solo sei perché tre hanno avuto guasti e sono rimasti in officina.
A dire la verità in officina ci sarebbero anche altri 15 treni per un totale di 45 vagoni: sono stati abbandonati lì, in parte cannibalizzati per rimettere in sesto i convogli attualmente in circolazione. Però l'azienda di mobilità ha capito che bisogna fare qualcosa e fare in fretta, così ha predisposto un bando (per adesso una semplice manifestazione di interesse) per risistemare sei unità di trazione, cioè sei vagoni, che potrebbero comporre due convogli da immettere sulle linee per portare, finalmente, il numero di treni disponibili da nove a undici: anche se a voi sembra pochino, l'immissione in servizio di due treni in più consentirebbe un'importante riduzione delle attese.
Nel documento predisposto da Anm per rimettere a posto i due treni malridotti c'è un dettaglio che non può sfuggire: l'investimento previsto per le riparazioni è, in totale, di 99mila euro. Si tratta, nel bilancio dell'azienda, di una cifra irrisoria; quei quasi centomila euro sono addirittura briciole se rapportati alle spese miliardarie del bilancio del Comune di Napoli che possiede Anm. E allora, c'è un interrogativo che sgorga impellente: se bastava una cifra così bassa per risistemare due treni, perché nessuno ci ha pensato prima?
Misteri, forse collegati allo stato prefallimentare dal quale l'Anm è appena uscita. Anche se appare singolare l'idea di una gestione concorsuale che viene bloccata nel momento in cui prevede la realizzazione di progetti che renderebbero migliore e più redditizio il servizio offerto da un'azienda.
Ieri, intanto, in pompa magna Palazzo San Giacomo ha annunciato investimenti da 1 milione di euro per cancellare le barriere architettoniche nelle stazioni e di 4 milioni per ridurre le vibrazioni agli edifici sotto i quali corrono i treni.
Approvati anche i nuovi progetti per la stazione Capodichino della Metro che, se tutto andrà bene, sarà aperta nel 2024.