Chiese chiuse, la sfida del vescovo di Napoli: «Diamo nuova vita ai monumenti»

Chiese chiuse, la sfida del vescovo di Napoli: «Diamo nuova vita ai monumenti»
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 15 Giugno 2022, 11:00
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La storia bendata, gli altari al buio, la memoria del sacro crocifissa. Il tema delle chiese off-limits è pressante, e l'Arcivescovo Domenico Battaglia «accetta la sfida della riapertura». Se n'è parlato ieri pomeriggio al Museo Diocesano, per la presentazione del libro di Tomaso Montanari Chiese Chiuse (Einaudi), in presenza del Procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo Giovanni Melillo, di Mirella Barracco della Fondazione Napoli 99 e dello stesso Battaglia. L'evento segue di pochi giorni il report del Mattino, che stando agli ultimi dati ufficiali della Curia ha svelato la chiusura di una chiesa su tre a Napoli. Solo 8 complessi sono stati riaperti in 28 anni. Napoli è, secondo Montanari, «l'epicentro dello sfascio degli edifici di culto». Uno scenario non solo serio, ma anche grave.

Diversi gli spunti del dibattito, introdotto da Gennaro Rispoli, Direttore del Museo di Arti Sanitarie, e moderato dalla giornalista Conchita Sannino. 85mila le chiese italiane, 2mila del Fec.

Centrale, ovviamente, la modalità delle attese riaperture, che passano dalla soluzione degli affidamenti per usi in linea con la sacralità del luogo. In questa prospettiva si muove Battaglia: «Questo testo - spiega - tratta della sorte di tanti edifici di culto, a volte abbandonati, altre volte destinati a usi incompatibili con la loro natura. Nessuno sa quante siano le chiese del centro storico: è come contare le stelle. Quali sono le cause del degrado? Un tale numero di chiese non risponde più ai numeri della comunità cristiana. Oggi la pratica religiosa non è sentita e seguita come una volta. Questo accade in tutta Europa. Alcune chiese sono utilizzate in maniera incompatibile con la loro natura: ristorante, palestra, teatro. Sfilate di moda: un grave esempio. Ci si scontra però col problema della sostenibilità delle strutture, che hanno costi di gestione notevoli. Come fare? Se vogliamo tenere aperte le chiese senza immaginare una biglietteria, servono grandi somme, che attualmente né le istituzioni pubbliche né quelle religiose mettono in campo. L'anno scorso abbiamo organizzato un master sul riuso dei beni ecclesiastici. È stata una prima esperienza positiva. Serve una prassi che coniughi esigenze artistiche e religiose. Sono convinto che le nostre chiese vadano riaperte, e mi assumo la responsabilità di questa sfida». «Con la loro gratuità scrive Montanari le chiese contestano la nostra fede nel mercato». «Sono 200 le chiese chiuse a Napoli osserva la Barracco Solo 8 hanno riaperto in 28 anni e altrettante sono in ristrutturazione. 140 non sono attive. Si studi una metodologia di riapertura. Serve una task force». «Lo stato del patrimonio architettonico e religioso è inversamente proporzionale alla capacità dello Stato ad assolvere le sue funzioni - ha aggiunto Melillo - Andrebbe invertito il senso di marcia. Il degrado non è solo anticamera del saccheggio, ma anche spostamento della ritualità religiosa in luoghi pericolosi: mi riferisco al caso della chiesa chiusa nel Borgo di Sant'Antonio Abate; le cui statue erano affidate a boss col 41 bis. Si metta in campo una cooperazione tra enti. Credo che Napoli possa offrirsi come teatro sperimentale di questa collaborazione. Ma non tutte le chiese possono essere riportate alla loro destinazione originale». 

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