Juan Pablo Gimenez, a un metro dal garage di via De Deo, sta disegnando sulla porta di un gazebo. Ha gli occhi fissi e la bocca cucita, come se nessun evento potesse distoglierlo dal gesto, così gratuito, della creazione. «Questa è la mia cappella Sistina», sorride all’improvviso. Solo che la cupola è una serranda di metallo, solo che il soggetto è D10s. L’arte, si sa, sta al sacro come il miele alle api, e Maradona ne attira parecchio qui ai Quartieri Spagnoli: il suo tempio - eretto intorno al murale dedicato a Diego per il secondo scudetto - è diventato una delle attrazioni turistiche più gettonate dell’estate 2022. Qui ogni giorno arrivano 7mila “devoti”, in pellegrinaggio da ogni parte del mondo. Compreso Gimenez, che vive da inizio agosto in un basso. E, nelle ultime settimane, aumentano anche le visite dei napoletani, incoraggiati dall’ottima partenza in campionato della squadra di Spalletti. «Marado’ facci la grazia, quest’anno - si inginocchia un signore sulla cinquantina - facci avere un buon sorteggio Champions e facci vincere qualcosa». El Pibe ai Quartieri ha spodestato San Gennaro, almeno nelle cose di calcio. Non a caso, di fianco alla «cappella Sistina» di Gimenez, c’è un Maradona che veste i panni di faccia gialla, con tanto di mitra.
Non si esagera a chiamare “artista” Gimenez. Le sue opere dedicate a D10s guardano, faccia a faccia, il murale storico dall’altro lato del piazzale.
La Coppa del mondo con Diego bambino che ci “cammina sopra”. Un Maradona più riflessivo, ritratto ai tempi in cui era ct dell’Argentina. El Pibe che esulta, con la caparbietà di un comandante rivoluzionario, e indossa maglia azzurra e fascia da capitano.
D10s che bacia la Coppa del Mondo dopo il trionfo dell’86. E poi il murale più grande, dedicato alla punizione nel celebre Napoli-Juve del 3 novembre 1985. La “foglia morta” che cadde nell’incrocio dei pali alla sinistra di un Tacconi impotente quanto ammirato. Queste sono le cinque opere “regalate” da Gimenez al santuario di via De Deo. La creazione autentica è gratis: «Sono in debito con Maradona e lo sono, quindi, anche con tutto il popolo napoletano - aggiunge - Queste opere sono un regalo per Maradona e per i napoletani. Ringrazio Antonio Esposito, gestore del piazzale, che mi ha aiutato con l’alloggio. La settimana prossima andrò via, mancano solo gli ultimi ritocchi. In Argentina non abbiamo un posto così dedicato a Maradona».