Napoli, l'arco borbonico a pezzi: dopo un anno lavori flop

Napoli, l'arco borbonico a pezzi: dopo un anno lavori flop
di Gennaro Di Biase
Mercoledì 22 Dicembre 2021, 23:30 - Ultimo agg. 23 Dicembre, 15:35
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Nel balbettio delle istituzioni, l’unica novità tangibile dell’ultimo anno per l’Arco Borbonico è stata la crescita smisurata di una gigantesca pianta selvaggia. Un albero enorme, di difficile classificazione, che ha approfittato della distruzione del monumento crollato per ricordare all’uomo che la natura si riprende senza sforzo e senza impasse burocratiche quegli spazi che l’uomo abbandona, anche se sono spazi centrali nella vita di una città. Così, per mesi - come abbiamo segnalato più volte su questo quotidiano - il Castel dell’Ovo è stato oscurato dall’arbusto ostinato e solitario, potato poi a cavallo tra novembre e il mese ancora in corso. Dei lavori di ricostruzione dell’Arco di via Partenope, però, nessun segno concreto, nessuna traccia visibile agli occhi. È passato quasi un anno dalla bufera che, nella notte tra primo dell’anno e 2 gennaio 2021, distrusse lo storico molo sul lungomare, ma sembra passata una manciata di giorni, a giudicare dal rapporto tra opere portate a termine e opere non portate a termine: sopralluoghi, riunioni istituzionali, progetti da redigere, compilare e approvare, ma nessun intervento nel 2021. Tante impasse burocratiche, insomma, di quelle che la natura, per sua fortuna, non conosce. 

Il molo borbonico è ancora sott’acqua. Di fatto, l’antico Arco non esiste più, né è tornato a esistere dopo le mareggiate che, l’inverno scorso, distrussero perfino la balaustra della curva più famosa di Napoli, quella di via Partenope. Allo stesso modo, il molo di Colonna Spezzata è ancora in macerie. Benché sia vissuto e animato nel corso dell’anno. «In un anno i lavori non sono mai partiti - spiega Antonio Pariante, presidente del Comitato Portosalvo - In 12 mesi non hanno fatto altro che sistemare la balaustra del monumento crollato e far potare, dopo mesi e mesi di crescita selvaggia, un albero che era cresciuto nei mesi. È una vicenda inaccettabile, e ci domandiamo in quale altra città del mondo si debba aspettare più un anno per mettere a posto le carte e per far rinascere un monumento simbolo, che già molto prima delle mareggiate era abbandonato e a rischio di crollo, da anni.

Né il Demanio, né la Sovrintendenza, né l’Autorità Portuale, né il Comune si sono mossi a sufficienza per ripristinare i danni portati dalla mareggiata dell’anno scorso: l’arco borbonico è totalmente scomparso.

Ci auguriamo che la nuova giunta del sindaco Manfredi possa risolvere al più presto i dissesti in zona». «Anche il molo di Colonna Spezzata, distrutto dalle stesse mareggiate di un anno fa - dice Carmine Meloro, presidente del comitato Molo di San Vincenzo - è rimasto devastato. Non hanno fatto altro che sostituire le transenne che nei mesi si erano danneggiate. Quanto al molo, gli operai si sono visti solo per la potatura e per un paio di giorni, all’indomani della messa in sicurezza post-crollo». 

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Niente di fatto, dunque, nel concreto (se si escludono gli interventi di messa in sicurezza e la potatura, attesa per mesi, del già citato albero selvatico, nato e cresciuto proprio nello spazio lasciato vuoto dai mattoni dell’Arco). Ma come stanno le cose dal punto di vista progettuale? L’anno che si sta per concludere, in sintesi, è servito a fare una mappatura delle pietre sommerse e a mettere in piedi il progetto di restyling (o meglio, di ricostruzione totale), dell’Arco Borbonico. Come spiegato dall’Autorità Portuale, il progetto è «pronto ed è stato condiviso con la Sovrintendenza». Il grosso del lavoro burocratico, almeno, sembra essere finito (finalmente) alle spalle. Per vedere gli operai al lavoro, in sintesi, bisognerà aspettare la pubblicazione e il buon esito del bando di gara. «Il Covid - trapela ancora dall’Autorità Portuale - ha fatto ammalare tante persone e questo purtroppo non ha velocizzato le cose. Ma la pubblicazione del bando di gara è prevista, sicuramente, entro i primi mesi dell’anno che sta per cominciare». «L’anno che sta arrivando tra un anno passerà», cantava il grande Lucio Dalla. Lo citiamo nella speranza che, quando anche il 2022 sarà passato, potremo scrivere dell’Arco Borbonico ritrovato.

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