Bagnoli, cento milioni sprecati: distrutte le (poche) opere finite

Bagnoli, cento milioni sprecati: distrutte le (poche) opere finite
di Luigi Roano
Mercoledì 6 Aprile 2022, 00:00 - Ultimo agg. 7 Aprile, 08:16
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Quanto è costato - in termini sociali e di sviluppo economico - il processo dal quale sono usciti tutti assolti gli amministratori dell’ex area Italsider a Bagnoli con la conferma che la bonifica è stata fatta e non c’è stata né la truffa né il disastro ambientale? Difficile quantificare i danni economici, una stima sincera non può essere inferiore ai 100 milioni, basta pensare alla mancata vendita dei suoli. Se poi si mette dentro che per questo motivo è fallita la Bagnolifutura che ha accumulato 190 milioni di debiti per non avere venduto appunto i suoli la cifra lievita.

E se parliamo di opportunità di sviluppo andate in fumo per tutta l’area basta ricordare che in seguito all’inchiesta flop, Napoli nel 2013 perse l’opportunità di ospitare alcune regate della gloriosa Coppa America di vela. Furono dirottate in forma ridotte sul lungomare, ma anche li scattò una inchiesta prima ancora che le barche toccassero il mare poi finita nel nulla con tutti assolti. La realtà è che il vero disastro non quantificabile è quello degli anni perduti e sono ben 14 e non si recupereranno mai quasi tre lustri di puro immobilismo. In altri siti dove c’erano le acciaierie sono già alla terza trasformazione urbana, a Bagnoli tutto è fermo al 30 ottobre 1990 quando venne spenta «l’area a caldo del centro siderurgico», nella sostanza l’ultimo altoforno. Ma Bagnoli resta un paradosso, perché in questo girone infernale delle occasioni perdute qualcosa è stato fatto, ma è andato perduto assieme ai sogni di rilancio nel 2012 quando la magistratura sequestra i suoli per un processo che sappiamo come è andato a finire.

Va però ricordato che i suoli sequestrati erano meno del 50% dell’intera area e laddove non c’erano i sigilli la politica poteva fare e non ha fatto. Trincerandosi dietro vaghissime «motivazioni tecniche e di opportunità». 

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Poche piccole cattedrali in un deserto andate quasi distrutte o abbandonate all’incuria. Passo dopo passo ha preso forma e vita la “Porta del parco” - inaugurata a ottobre del 2010 - l’opera progettata da Silvio d’Ascia avrebbe accolto i visitatori in un complesso con “coffee & wine bar”, auditorium e centro benessere costruito all’ingresso della sterminata area occupata dall’ex Italsider. Cosa è rimasto di questo sogno? L’inaugurazione con 2000 invitati da tutto il mondo soprattutto designer e archistar e un auditorium da 300 posti che è stato utilizzato pochissime volte e quasi sempre - ironia della sorte - per ospitare infinite e infruttuose riunioni su come rilanciare Bagnoli. Più semplicemente lì dentro si riunivano i tecnici del Comune e quelli del ministero dell’Ambiente. Oggi, nei sottoscala, ci sono gli uffici del gruppo di lavoro che sostiene la “cabina di regia” del sindaco commissario Gaetano Manfredi. All’auditorium al massimo si è tenuto qualche convegno, mai attività artistiche. Proprio perché collocato in un deserto. Più o meno manutenuto, è forse l’unica struttura a poter essere rifunzionalizzata senza costi eccessivi e restituita al quartiere e alla città. Del bar non si è mai avuto nemmeno la slide quanto alla Spa, il centro benessere, è forse la storia più assurda di tutte. Le foto in pagina sono significativamente esplicative.  

Al momento come stanno le cose? La polvere riempie le piscine del centro benessere e le vasche termali all’avanguardia nuove di zecca e mai usate sono lì ad arrugginirsi. Il parquet è divelto. Uno strazio vederlo così ridotto. Ci sono ancora le macchine “per ringiovanire” mai utilizzate e costate centinaia di migliaia di euro. Un trattamento per il quale all’epoca già si erano avute delle prenotazioni tanto era innovativo. Poi va indagata la mente di chi ha immaginato di costruire una Spa sul terreno più inquinato d’Europa senza accertarsi che tipo di bonifica andava fatta, come prendere le acque termali che lì sotto pure ci sono e se a pochi metri la spiaggia e il mare sarebbero poi stati balneabili. Il conto presentato dopo lo scoppio dell’inchiesta, cioè 14 anni fa, è questo. L’impresa che doveva gestirlo vantava crediti per 7 milioni dalla Bagnolifutura che, a sua volta, ne doveva avere 11 dalla Regione. L’intera opera avrebbe dato lavoro a oltre 70 persone, tra centro wellness (affidato in gestione a dei privati), bar caffetteria e appunto parcheggio da 600 posti. Nulla di tutto questo è avvenuto. Zero posti di lavoro, parcheggio deserto e debiti. 

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Le erbacce coprono invece il Parco dello sport, un gioiello di 30 ettari. Oggi è un disastro con sprazzi di luce dove mani pietose hanno in qualche modo messo a disposizione qualche campo di calcetto per i ragazzini del quartiere. Per il resto tutto è stato vandalizzato e rubato, persino i water dagli spogliatoi. Racconta chi ci è stato recentemente l’assurdità di avere concepito lì una pista per il pattinaggio su ghiaccio. Fu acquistato un motore per fare il ghiaccio in una città che da maggio a ottobre non va quasi mai sotto i 30 gradi per la modica cifra di 1,8 milioni. Che giace sotto il suolo di quella pista mai utilizzato: chi risarcirà questo danno? La stima fatta per recuperare quei 30 ettari è tra i 12 e i 15 milioni. Il Comune è alla ricerca di un partenariato pubblico-privato, per rifunzionalizzarlo e recuperarlo. Perché l’area con i campi di calcetto, calciotto, tennis, pallavolo, basket, atletica leggera, pattinaggio e tiro con l’arco chi la prendesse in carico potrebbe utilizzarla per le attività ordinarie e poi magari portarci anche grandi eventi. Innestato nel Parco dello sport il Parco Robinson dedicato ai bambini, una pista ciclabile da 5 chilometri e una passeggiata che lascia a bocca aperta. Conseguenza dello stop? Cinquanta operai all’epoca messi in cassa integrazione con il sogno Bagnoli che si trasformò in incubo.

In questi ultimi 14 anni non è stato fatto nulla di sostanziale, il panorama di Bagnoli se lo si guarda da Coroglio e da Posillipo resta lunare dove gli scheletri di fabbrica dismessi sono gli unici abitanti. In questi anni ci sono da registrare, purtroppo solo o quasi eventi negativi. Come quello del 2013 quando fu appiccato il fuoco a Città della Scienza, unico autentico motore di Bagnoli, anche lì solo scheletri in piedi perché a oggi nel milione e 200mila metri quadri dell’area ex Italsider non è stata trovata ancora una nuova casa per lo science center. 

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