Napoli, odissea Plebiscito: «Con l'ok del Tar riapriamo il cantiere»

Napoli, odissea Plebiscito: «Con l'ok del Tar riapriamo il cantiere»
di Pierluigi Frattasi
Venerdì 7 Dicembre 2018, 07:00
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Ruspe ferme, materiali e attrezzature coperti con i teli, operai a casa. Il cantiere del metrò di piazza del Plebiscito è bloccato da più di un mese e chissà per quanto lo sarà ancora. All'indomani del decreto del ministero dei Beni culturali che ha revocato l'autorizzazione concessa otto mesi fa, i lavori sono completamente paralizzati. Il Comune di Napoli, con i suoi legali, sta studiando le carte per presentare il ricorso al Tar Campania. I termini scadono il 5 febbraio, ma si farà sicuramente prima. E le imprese avvertono: se il Tribunale amministrativo dovesse dare una sospensiva in via cautelare, sono pronte a riprendere subito i lavori in piazza del Plebiscito. Dal Mibac, intanto, nessuna dichiarazione in merito: «Io parlo con gli atti che firmo», spiega tranchant il direttore generale Gino Famiglietti. Il decreto firmato ieri è immediatamente operativo: al momento, non essendoci autorizzazione, i lavori non possono proseguire. Né è previsto un intervento della Sovrintendenza di Napoli, che sarà chiamata in causa solo ed eventualmente il Comune dovesse presentare un progetto che preveda le griglie in Largo Carolina.
 
Che succede adesso? Al momento, il cantiere del Plebiscito è fermo. La palla è in mano al Comune che ha annunciato il ricorso al Tar. Nel momento in cui sarà presentato, l'area sarà sottoposta a sospensione naturale delle attività, fino a quando non interverrà un atto del tribunale. Spetterà sempre al Comune emanare poi l'ordinanza, rivolta alle società concessionarie, sulla possibilità di riprendere i lavori al Plebiscito o sullo sgombero del cantiere e sul ripristino dello stato dei luoghi, che sarebbe sempre a carico del Comune. Ma il completamento della Linea 6 è una priorità per Palazzo San Giacomo, che per ultimarla, dopo 30 anni di lavori, ha destinato allo scopo nell'ultimo Dup (Documento unico di programmazione) ben 663 milioni (nel complesso l'opera è costata circa 1,2 miliardi). Non a caso ieri il sindaco Luigi de Magistris a Radio Crc ha chiarito: «Sono molto preoccupato, c'è il rischio concreto che dovremo addossare al governo circa un miliardo di euro di risarcimenti all'Unione europea». Tra le cose da finire ci sono la tratta Mostra-Mergellina-Municipio, il prolungamento della Linea da Mostra a via Campegna, la realizzazione della stazione e del deposito-officina di via Campegna, che consentirà di immettere sulla linea i treni nuovi. Il cronoprogramma per le consegne stilato prima della decisione del Mibac sul Plebiscito prevedeva di inaugurare le stazioni Arco Mirelli, San Pasquale e Chiaia nel corso 2019, Municipio alla fine dell'anno prossimo, e l'attivazione della linea per il 2020. Alla luce degli ultimi sviluppi, i cantieri delle altre stazioni continueranno come previsto senza interruzioni. Ma a saltare sarà la riattivazione della circolazione della Linea 6, perché la costruzione della camera di ventilazione di Chiaia-Municipio è un prerequisito indispensabile per la sicurezza, previsto dalla legge.

La soluzione alternativa proposta dal ministero, che prevede di realizzare le griglie in Largo Carolina, richiederebbe, intanto, tempi lunghi, per due ordini di motivi. Il primo riguarda la fase amministrativa, perché bisogna riavviare l'iter delle autorizzazioni. Il vecchio progetto di Largo Carolina, poi scartato per motivi di sicurezza, era solo preliminare. Si dovrà, quindi, eventualmente fare un progetto esecutivo. Occorrerà, poi, chiedere i pareri autorizzatori a tutti i soggetti interessati: il ministero dei Trasporti, quello dei Beni Culturali, la Prefettura, competente per quanto attiene ai profili di ordine pubblico. E convocare infine la conferenza dei servizi. Un iter che potrebbe richiedere anche un anno. A questo punto, si aprirebbe la fase delle lavorazioni. Bisognerebbe installare il nuovo cantiere che occuperebbe anche parte della carreggiata antistante la Prefettura e una parte di piazza del Plebiscito, dove sarebbero depositati materiali, mezzi e silos per l'azoto liquido per i saggi archeologici. Largo Carolina, infatti, non è abbastanza capiente. I lavori in questo caso durerebbero più di due anni. La camera di ventilazione non vedrebbe la luce prima del 2022 e il metrò potrebbe circolare dal 2023, invece che dal 2020, come previsto finora.

Un'altra ipotesi, in caso di esito negativo del ricorso, sarebbe quella di aprire subito al pubblico solo una parte della metropolitana, fermando i treni a San Pasquale. Rinviando il collegamento con piazza Municipio al termine dei lavori della camera di ventilazione di Chiaia-Municipio, che serve la stazione di Santa Maria degli Angeli. Ma è un'ipotesi molto lontana, che si cercherà di evitare in ogni modo, perché comporterebbe il venir meno del vantaggio maggiore offerto dalla nuova Linea 6 ai cittadini che abitano a Fuorigrotta, ossia la possibilità per i viaggiatori dell'interscambio con la Linea 1, per arrivare a piazza Garibaldi.
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