Napoli, cantieri “tartaruga” e allarme dei costruttori: «Appalti a rischio»

L’Acen: fino a 20 anni per le grandi opere, la metà del tempo si perde in burocrazia

Uno dei tanti cantieri infiniti di Napoli
Uno dei tanti cantieri infiniti di Napoli
di Gennaro Di Biase
Lunedì 9 Gennaio 2023, 23:45 - Ultimo agg. 10 Gennaio, 16:36
4 Minuti di Lettura

Il tempo passa, ma i cantieri restano. A Napoli, in questi mesi, fioccano cantieri lumaca. Un boom di progetti fermi o, nella migliore delle ipotesi, in ritardo. «Si acceleri sulle opere pubbliche». È infatti il coro che si leva da Acen, che individua le cause dei continui stop and go ai lavori tra le intasate vie partenopee. E ancora: «Nei ripensamenti del governo sulle regole dei bonus» e «nelle problematiche legate al caro energia», «ritrovamenti archeologici» e nell’«eccesso di burocrazia», che secondo il dossier Acen copre circa il 60% dei tempi di realizzazione di un’opera. Non mancano le «inefficienze amministrative locali», in una metropoli che raramente può contare su finanziamenti propri, ma solo su fondi che, a vario titolo, arrivano da Ue o Palazzo Chigi. Il che, naturalmente, non favorisce il rispetto dei cronoprogrammi: «Così, appalti a rischio». E la lista delle opere in ritardo è lunga, e riguarda in molti casi cantieri legati ai trasporti.

Escludendo via Duomo e la relativa metro (linea 1), in sostanza, negli ultimi due anni non è stato “consegnato” nulla di nuovo. Tutto ristagna, o procede a passo di bradipo. Un cantiere è per sempre, a Napoli. La durata media dei lavori per le grandi opere pubbliche – come sottolinea la commissione ai Trasporti e alle Infrastrutture del consiglio comunale – è di «20 anni». Quella delle operazioni di rifacimento stradale varia tra i «2 e i 3 anni». I casi sono tanti, e tutti eclatanti. La Linea 6, per esempio, fu inaugurata per la prima volta per i mondiali di Italia ’90 (all’epoca si chiamava Linea tranviaria rapida). I lavori non sono ancora finiti, e la tratta al momento è chiusa e non è possibile programmare una data di inizio dell’esercizio. La prima pietra della Linea 1, invece, fu posata nel 1976 (all’epoca del sindaco Valenzi), e la chiusura dell’anello è ben lontana. Il crollo di Poggioreale ha fermato il cantiere, e dunque frenato il progetto di chiusura dell’anello metropolitano. 

Altri cantieri eterni, li ricorda il presidente della commissione sopracitata, Nino Simeone: «La Funicolare di Chiaia - chiusa da ottobre per manutenzione -.

Non ha ancora un bando. I lavori nel triangolo Maschio Angioino-piazza Municipio-porto sono iniziati nel 2002, e lì i ritardi sono dovuti ai ritrovamenti delle navi romane. Nella Galleria Vittoria e sul belvedere di via Console, ci sono cantieri aperti da 10 anni, mentre i lavori all’ascensore tra Santa Lucia e Monte Echia sono iniziati nel 2002». Altro cantiere “cronico” è quello della Galleria Umberto: su via Toledo insistono ponteggi dal 2014, e i lavori sono in fase di allestimento. 

Eccesso di burocrazia, ricorsi, interventi della magistratura (per crolli o talvolta anche con interdittive antimafia), caro energia e materiali. Le cause dei ritardi sono molte, e irrisolte. Il dossier Acen basato sui dati della Presidenza del Consiglio relativi ai tempi di realizzazione delle opere infrastrutturali, in questo senso, non lascia spazio a interpretazioni: «Il tempo medio di attuazione è pari a 4 anni e 5 mesi», e lievita col valore dei progetti: si va «da meno di 3 anni per i progetti di importo inferiore ai 100 mila euro a quasi 16 anni, in media, per i grandi progetti da oltre 100 milioni». 

Video

«A contribuire alla corposa dilazione dei tempi – sottolinea Angelo Lancellotti, presidente Acen – sono i ritardi relativi ai “tempi di attraversamento”, ovvero le attività collegate a permessi e pareri. A livello complessivo, queste attività coprono oltre il 54% dei tempi totali e arrivano al 59% dei tempi necessari alla progettazione. Una forte responsabilità nei ritardi è attribuibile alle carenze del quadro finanziario e alla necessità di aggiornare la progettazione per effetto del susseguirsi alluvionale della legislazione». 

E subito aggiunge: «Poi vanno affrontati i continui adeguamenti dei prezzi, specie in questo periodo di robusti incrementi dei costi delle materie prime. Hanno poi avuto un ruolo nefasto i ritardati pagamenti della Pubbliche Amministrazioni, che a Napoli hanno persino superato i 5 anni in tempi recenti. I tempi di attraversamento tra una decisione e l’altra nelle pubbliche amministrazioni sono l’elemento su cui concentrare la riforma sugli appalti: lo dimostrano il ricorso a procedure straordinarie come la nomina di Commissari ad acta e le difficoltà che si stanno registrando per l’attuazione del Pnrr. Nel tentativo di porre rimedio a tali problematiche, si sacrificano soprattutto trasparenza e concorrenza. Tra le altre ragioni causa di ritardi in fase di esecuzione si segnalano le sorprese geologiche e i ritrovamenti archeologici, che pure rendono necessari la rivisitazione dei progetti e dei quadri economici». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA