Per restaurare Castel dell’Ovo sono pronti otto milioni di euro, disponibili dal 2017. Palazzo Chigi aveva deciso di investirli per evitare che l’emergenza strutturale si tramutasse in definitivo decadimento, Napoli non è stata capace di evitare il peggio. Da gennaio Castel dell’Ovo è chiuso alle visite, resterà vietato almeno per altri due anni e mezzo quando sarà completato il grande progetto di ristrutturazione.
Intanto qualche turista non informato ancora si avvicina al castello. Ieri abbiamo intercettato una coppia di Torino: «Sapevamo che era chiuso ma volevamo fotografarlo lo stesso, anche da fuori». Poi siamo stati travolti da una scolaresca dell’istituto comprensivo Falcone di Pianura, volti delusi, avrebbero voluto visitare il castello prima di andare all’Ocean&Climate Village, ultimo evento nella struttura (fino al 12 marzo) prima della chiusura definitiva: «È uno scandalo che napoletani e turisti siano privati della possibilità di accedere a uno dei simboli di Napoli - dice con rabbia la professoressa Rametta - è drammatico che la chiusura sia dovuta ai crolli che lo stanno devastando». Su desolazione e rabbia si posa l’ironia che solo Napoli sa tirare fuori. La chitarra dell’artista di strada Mario Dagnese suona “Je so pazzo”, le parole sono modificate, dedicate a chi ha consentito lo sfacelo: «Chiste so’ pazze...», ascoltatela sul nostro sito web, almeno riuscirete a sorridere un po’.
Le procedure per rimettere in sesto il castello sono state avviate l’anno scorso di questi tempi.
Attualmente, dallo scorso gennaio, le visite al castello sono vietate. Fino al 12 marzo, come detto, sarà possibile arrivare, passando per il Borgo Marinari, alla sala nella quale c’è l’Ocean&Climate Village, l’iniziativa dell’Unesco che prevede un’esposizione dedicata soprattutto ai ragazzi e una serie di incontri a tema nel pomeriggio: «Riceviamo decine di chiamate da parte di persone che ci chiedono se il nostro villaggio è ancora visitabile», spiega con desolazione una delle responsabili dell’iniziativa. Alla chiusura dell’iniziativa, il castello sarà definitivamente vietato a tutti. Ma c’è un progetto per evitare che il divieto permanga per l’intera durata dei lavori di ristrutturazione. Attualmente nelle stanze dell’assessorato alla cultura si lavora per predisporre un piano d’azione dei lavori che consenta graduali riaperture anche durante l’esecuzione degli interventi. In questo caso il divieto assoluto resterebbe in vigore per un solo anno, forse meno, poi i visitatori potrebbero essere riammessi, ovviamente solo lungo i percorsi già oggetto della ristrutturazione. L’idea di massima è quella di dare precedenza alla sistemazione della rampa che arriva alle terrazze e poi alle stesse terrazze, in modo da consentire ai visitatori di raggiungere la zona panoramica. L’ipotesi, però, potrebbe collidere con le procedure previste nella progettazione esecutiva, sicché la questione della riapertura parziale durante i lavori è ancora in bilico.
Intanto, di fronte all’inerzia nell’avvio degli interventi di conservazione, Castel dell’Ovo continua a mostrare preoccupanti segni di cedimento. Ieri abbiamo notato, nell’avvicinarci all’ingresso principale, che dal muro che affaccia sulla spiaggetta continuano a staccarsi pesanti conci di tufo, i resti degli ultimi crolli sono ancora ben visibili. Anche lungo la camminata che conduce alla rampa, attualmente protetta da una gabbia di tubi innocenti e lamiere, ci siamo imbattuti in blocchi di tufi freschi di cedimento. Forse un’accelerata alle procedure di restyling andrebbe impressa, altrimenti Castel dell’Ovo continuerà a perdere pezzi, e dignità.