Centro direzionale di Napoli, le conclusioni del workshop: «Largo ai giovani, via i vincoli dagli edifici»

Centro direzionale di Napoli, le conclusioni del workshop: «Largo ai giovani, via i vincoli dagli edifici»
di Luigi Roano
Sabato 17 Settembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 12:42
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Tre i punti su cui poggia il piano di sviluppo del Centro direzionale. Il primo è che l’area orientale è strategicamente il punto di rilancio dell’intera città e la City ne è il perno centrale. Il secondo è che il Centro direzionale in questo contesto va ripensato e la prima cosa da fare è togliere il vincolo agli edifici che già vi sono, nella sostanza possono non ospitare più solo funzioni direzionali e terziarie, ma anche commerciale e tanto altro. E, terzo punto le aree del Comune che stanno nell’estrema area orientale della cittadella dei grattacieli, «verranno utilizzate per fare qualcosa di diametralmente opposto a quello che è oggi il Centro direzionale non escludiamo insediamenti per la ricerca, anzi lì già insistono delle Università che potrebbero allargarsi, oppure altre strutture sul modello di San Giovanni a Teduccio». In estrema sintesi sono queste le linee guida venute fuori dal Workshop organizzato dalla Federico II con il patrocinio del Comune sull’area est e il Centro direzionale, al quale hanno partecipato studiosi del Politecnico di Milano, Venezia e Canada. 

Per il Comune il sindaco Gaetano Manfredi, che ieri ha chiuso la 3 giorni, la vicesindaca Laura Lieto e l’assessore alle Infrastrutture Edoardo Cosenza. E per il Consiglio comunale - la materia è sovrana dell’Assemblea cittadina - i presidenti delle Commissioni Urbanistica e Infrastrutture, rispettivamente Massimo Pepe e Nino Simeone. «Quello di cui sono soddisfatta è che abbiamo lavorato bene in questo workshop e grazie alla lungimiranza del sindaco ora c’è una proposta e una direzione di marcia» racconta la Lieto. «Il tema del Centro direzionale è nel contesto più largo dello sviluppo dell’area orientale ed è stato riconosciuto come strategico. 

Nello specifico del Centro direzionale - spiega la vicesindaca - quello che è emerso è che va ripensato alla luce di un riuso degli uffici, superare il vincolo terziario direzionale per lavorare attorno a una nuova idea del lavoro, a un nuovo modo di lavorare.

Cioè porsi il problema di come utilizzare il tanto spazio che c’è, perché da un lato è arrivato lo smart working, dall’altro anche il lavoro in presenza è cambiato e richiede una serie di servizi come potrebbe essere la ristorazione, il commercio, delle librerie e soprattutto il tempo di utilizzo del sito deve essere molto più lungo e non fermarsi alle 17». In questo contesto «bisogna migliorare anche le prestazioni delle residenze, lavoriamo a un mix funzionale e per arrivare a questo risultato bisogna superare la cosiddetta “piastra” nella sostanza il Centro direzionale è rialzato, è come se ci fosse un muro che lo separa dal resto della città e l’apertura deve avvenire lungo il corso Meridionale». 

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La Lieto entra nello specifico. «Nell’area est c’è il potenziale urbanistico e il nuovo Prg che dobbiamo fare, presto insedieremo “l’Ufficio del Piano” di qui la presenza del Consiglio comunale di cui sono molto soddisfatta, noi investiamo sulle relazioni, l’urbanistica è materia dell’Assemblea cittadina, noi diamo un indirizzo tecnico e politico». Sul progetto “Porta est” e soprattutto sul nuovo quartier generale della Regione, che dovrebbe essere costruito 200 metri più avanti del Centro direzionale - un inutile doppione che vuole il governatore Vincenzo De Luca - la Lieto spiega: «Non siamo entrati nello specifico di nessun progetto perché prima serve un piano generale una idea, poi si vede il resto». E al riguardo sul Centro direzionale invece le idee sembrano essere abbastanza chiare: «Sulle aree di proprietà del Comune - spiega la titolare dell’Urbanistica - l’idea strategica è lavorare sull’opposto di quello che è oggi il Centro direzionale dove prevale il contenitore sul contenuto. Li ci sono aree verdi che possono servire come barriera contro i cambiamenti climatici, c’è una dimensione ambientale da salvaguardare, ci sono opportunità per una nuova ruralità. Da quelle parti si possono immaginare funzioni in uno spazio pubblico di qualità che tenga conto di esigenze molteplici a iniziare da quelle dei giovani. Inoltre di fronte abbiamo il rione Luzzatti che va recuperato». 

Più concretamente la vicesindaca indica questa strada: «L’idea innovativa avuta per San Giovanni a Teduccio dove da un lato c’è un investimento in termini di sviluppo e dall’altro la capacità di questi insediamenti di generare sviluppo è importante». 

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