Nonostante la difficile congiuntura internazionale, con voli cancellati - anche senza preavviso -, aumento dei prezzi delle materie prime, bollette schizzate alle stelle e le preoccupazioni per l'escalation militare in Ucraina, il turismo a Napoli continua ad essere uno dei settori trainanti dell'economia. Anche in questi giorni il centro storico della città è preso d'assalto da migliaia di turisti, in massima parte stranieri, ansiosi di visitare il cuore pulsante della città e di ammirarne le bellezze. Lo spettacolo offerto ai turisti, però, non è di certo edificante. Da diversi giorni, infatti, si segnalano grossi cumuli di rifiuti che ingombrano i marciapiedi, montagne di cartoni, sporcizia e degrado diffuso anche nelle zone più battute dai principali flussi turistici come San Gregorio Armeno.
Una situazione che rischia di mettere ulteriormente in ginocchio un settore tra quelli più esposti ai contraccolpi della difficile situazione economica europea, strangolata dalla carenza di gas, e con l'inverno ormai alle porte. Il turismo a Napoli da lavoro a migliaia di persone e rappresenta una vetrina importante per l'intera città. L'importanza del settore, però, non è seguita di pari passo con una qualità di servizi - raccolta rifiuti e trasporto pubblico in primis - al passo con le necessità di una città visitata ogni giorno da migliaia di persone.
Da questo punto di vista è impossibile non sottolineare un dato importante: dalla crisi dei rifiuti - crisi aperta ufficialmente nell'ormai lontanissimo 1994 - ad oggi non sono stati fatti passi avanti. La gestione del ciclo dei rifiuti è carente e le immagini che arrivano dal centro storico della città lo dimostrano. Oggi basta un intoppo qualsiasi, come la temporanea chiusura del termovalorizzatore di Acerra o noie burocratiche relative al rinnovo dei contratti alle ditte in subappalto Asìa, per mandare in tilt l'intero sistema e restituire alla città una immagine che mal si sposa con le ambizioni turistiche lanciate e rilanciate più volte in questi ultimi anni.
«Purtroppo quello che dobbiamo constatare - denuncia Agostino Ingenito, presidente di Abbac - è la mancanza totale di una visione d'insieme.