Napoli, stop al food selvaggio; ecco il patto dei tre sindaci: «Ora tutelare i vicoli»

Il vertice tra Napoli, Milano e Roma: «Salvaguardare i patrimoni Unesco»

Napoli, stop al food selvaggio; ecco il patto dei tre sindaci: «Ora tutelare i vicoli»
di Luigi Roano
Mercoledì 7 Dicembre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 8 Dicembre, 10:00
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Fatto il Regolamento per la sicurezza urbana su proposta dell’assessore Antonio De Iesu, in Comune sanno bene che non basta come strumento per contenere la mala movida e tutelare il centro storico che a Napoli è sotto tutela dell’Unesco.

Nella sostanza occorre stoppare l’apertura di nuovi locali nelle aree calde della movida e decongestionare quei siti dove gli assembramenti costituiscono un pericolo per l’incolumità pubblica e danno luogo a comportamenti che fanno strame della convivenza civile oltre che di monumenti. Locali e pizzetterie, trespoli dove si confezionano panini e via dicendo questo il riferimento. Il sindaco Gaetano Manfredi al riguardo si muove su due binari, uno a lungo termine, l’altro che potrebbe essere a breve se non brevissimo termine. E di mezzo c’è sempre la sinergia tra sindaci. Quello a lungo termine ha trovato una sponda importante con il ministri dell’Interno Matteo Piantedosi. Che ha lanciato il “Forum delle tre città Metropolitana Napoli, Roma e Milano” attanagliate dagli stessi problemi. Incontri che si terranno al Viminale. Una strada che porta a nuove norme e quindi lunga. Ma ce ne è una invece più breve che sarà portata all’attenzione del ministro ed è quella messa in campo dal Comune di Firenze. Anche li il Centro storico è sotto l’egida dell’Unesco. Ci lavorano Manfredi, De Iesu e la vicesindaca Laura Lieto che ha la delega all’urbanistica. La proposta targata Firenze sarà posta all’attenzione di Piantedosi.

Basta dare uno sguardo all’articolo 1 del comune toscano per capire che quel regolamento sembra essere della misura giusta pure per Napoli. «Il presente Regolamento intende perseguire la tutela del Centro Storico Patrimonio Mondiale Unesco di Firenze, area di particolare pregio ed interesse storico, artistico, architettonico e ambientale della città, attraverso una generale lotta al degrado contro quegli elementi e quei comportamenti che portano alla lesione di interessi generali, quali la salute pubblica, la civile convivenza, il decoro urbano, l’inquinamento atmosferico e sonoro».

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Un regolamento che è tratto direttamente dall’Unesco. È all’articolo 2 che si evidenziano le fattispecie. «Per i prossimi 3 anni è vietato nel centro storico Unesco l’insediamento di nuove attività, il trasferimento di sede delle attività esistenti dall’esterno all’interno del Centro Storico, l’ampliamento della superficie di vendita, di somministrazione o di esercizio, delle attività esistenti, realizzato tramite l’annessione di locali adiacenti, questo divieto non si applica agli esercizi storici inseriti nella “Lista delle attività storiche”».

Il regolamento entra poi nel dettaglio: «I divieti riguardano le attività appartenenti alle seguenti tipologie: commercio al dettaglio in sede fissa dei generi appartenenti al settore alimentare; somministrazione di alimenti e bevande esercitate in qualunque forma prevista dalla Legge Regionale di riferimento, comprese le attività che rientrano nella categoria “home restaurant” o analoghe; attività artigianali/industriali di produzione, preparazione e/o vendita di prodotti appartenenti al settore alimentare comprese le attività che rientrano nella categoria “home food”, di panificazione».

Non finisce qui perché ci sono limitazioni anche senza vincolo temporale molto rigide. Per esempio sono vietate «attività commerciali, artigianali/industriali, che preparano e/o vendono pizza, esercitate in forma esclusiva o prevalente; è possibile la vendita di pizza in forma accessoria purché il prodotto non sia esposto e/o pubblicizzato». Cioè senza vetrinette la gente si deve sedere a tavola non può stare all’esterno. Certo a Napoli sarebbe un po’ di difficile applicazione, ma la ratio è evitare che nel Centro storico ci siano assembramenti e file eccessive. Ed evitare cattivi odori della frittura e altro.

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