Napoli, la Chiesa di San Giovanni a Carbonara riconsegnata alla città

L'intervento di restauro è costato 1,8 milioni di euro

La chiesa San Giovanni a Carbonara
La chiesa San Giovanni a Carbonara
di Emma Onorato
Venerdì 11 Novembre 2022, 18:10 - Ultimo agg. 12 Novembre, 19:04
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Si riapre uno scrigno ricco di arte e di bellezza. Si tratta della Chiesa di San Giovanni a Carbonara che, con una nuova veste, viene riconsegnata alla città di Napoli.  

All'inaugurazione del complesso monumentale - appena restaurato - ha preso parte anche l'arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia, che ha visitato - per la prima volta - la chiesa dedicata a San Giovanni. La storia del gioiello partenopeo, che sorge nell'omonima via, è stata ripercorsa dalle parole dell'arcivescovo che la classifica tra chiese più belle della città. Circoscritta dallo scalone settecentesco di Sanfelice - appena restaurato - che con i suoi gradini accompagna alla splendida vista degli affreschi che, insieme alle sculture marmoree, dipingono di bellezza le sue cappelle. Una chiesa gotico rinascimentale fondata nel lontano '300, e per questo, ricca di storia e anche di bellezza. Una bellezza che può salvare, come ricorda don Mimmo, una bellezza che inspira il suo messaggio: «La Chiesa di San Giovanni a Carbonara, che oggi ci accoglie nel suo grembo, ci trasmette questo messaggio: innumerevoli sono le forme della bellezza, però, tra queste esiste una che viene prima di tutte le altre e le sovrasta tutte quante. C'è una forma di bellezza artistica che si legge nelle colonne e nelle paresti affrescate di questa antica struttura, ma la sua storia trasmette un'altra bellezza, concreta, essenziale, dalla quale - probabilmente - tutte le altre dipendono, senza la quale tutte le altre non hanno alcun senso, non possono avere alcun senso. Questa bellezza vissuta nei chiostri e nel convento si chiama incontro con l'altro. Può essere l'altro che ci appartiene, al quale apparteniamo. Quello che aspetti, quello che ti aspetta. Può essere l'altro con cui lavori, lo sconosciuto che incontri per caso e che forse non rivedrai mai più, che forse nemmeno ricorderai di aver incontrato. L'amico che incontri al bar al mattino. Può essere una bellezza quotidiana, consueta, oppure una bellezza insolita, inaspettata che non abbiamo mai conosciuto. È questa la bellezza che manca nei nostri: la bellezza dell'incontro con l'altro». «La bellezza dell'incontro con l'altro si esprime con uno sguardo a distanza, con una stretta di mano, con un abbraccio, con un pensiero in lontananza. È un desiderio di bellezza, è la bellezza di un desiderio». La bellezza dell'incontro che - come ricorda l'arcivescovo - assume un nuovo significato dopo la pandemia. Non è più così scontata, e di conseguenza, il suo valore si riesce ad apprezzare fino in fondo.  «La chiesa di San Giovanni a Carbonara è stato un dono di bellezza e di incontro. E allora noi restituiamo a tutti questa chiesa restaurata con l'auspicio che quest'opera di restauro avvenga anche nelle nostre persone e nei nostri incontri», conclude don Mimmo.  

Una chiesa che, oltre ad essere tra le più belle di Napoli, fa anche da richiamo al turismo, come ricorda il primo cittadino, Gaetano Manfredi. Il sindaco sottolinea come i lavori di restauro si siano conclusi in tempi rapidi. Poi aggiunge: «Il Comune si impegnerà per garantire una vigilenza che riesca a prolungare i tempi di apertura della chiesa». Inoltre annuncia che, insieme alla municipalità, si sta lavorando per un intervento di contrasto alle criticità del Parco Re Ladislao che sorge in prossimità della chiesa: «Sono state già stanziate delle risorse per un intervento di recupero, di restauro e manutenzione». Infine conclude riportando l'attenzione sulla centralità che assume l'intervento di riqualificazione di quest'area della città: «Un decoro quotidiano che sia ulteriormente valorizzato per garantire un'ulteriore attrazione turistica». Sulla stessa scia di Manfredi anche l'assessore al mobilità e alle infrastrutture del Comune di Napoli, Edoardo Cosenza, evidenzia come il restauro della chiesa rappresenti un'occasione d'oro per valorizzare questa zona di Napoli: «Un altro nucleo importante di riqualificazione dell'area.

Solo continuando su questa linea si può riqualificare un quartiere storico, un'area storica, come questa». 

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L'intervento di restauro del tempio gotico rinascimentale, che ha dato un nuovo volto alla facciata, allo scalone e alle tre cappelle, è stato eseguito dal Provvedimento interregionale per le opere pubblicbe Campania, Molise, Puglia e Basilicata. I lavori sono durati 18 mesi e «sono risultati in linea con le previsioni progettuali di spesa pari a 1milione e 800mila euro». Durante la presentazione della Chiesa di San Giovanni a Carbonara viene ricordato come il risultato sia stato ottenuto grazie a un lavoro di squadra «che ha visto impegnato l'Ufficio della direzione dei lavori - coordinato dall'architetto Vincenzo Sposito, direttore dei lavori - il Rup, i collaudatori, la ditta esecutrice Brigante, e i funzionari della sovrintendenza». Un restauro che inorgoglisce il parroco della chiesa, don Ciro Riccardi, il quale ha introdotto la cerimonia inaugurale a cui ha partecipato anche il direttore regionale del Demanio, Mario Parlagreco e Barbara Casagrande, segretario generale Unione nazionale dei dirigenti dello Stato, in rappresentanza del Ministero delle Infrastrutture. «È importante vedere come vengano realizzati gli interventi sul territorio. Interventi che noi finanziamo da Roma. Ed è una grande soddisfazione vedere come il Provveditorato interregionale alle opere pubbliche è riuscito a fare questa eccellenza nella sua sede di Napoli», commenta Casagrande che centralizza il lavoro di sinergia che si deve instaurare con il territorio per far sì che si raggiungano tali risultati e in questo, ricorda, che Napoli è riuscita ad eccellere. A dimostrarlo è il grande lavoro di restauro della chiesa inaugurata oggi. «Una volta programmate le risorse assegnate, è stata una vera soddisfazione vedere come in 18 mesi si è realizzato un capolavoro simile, frutto della sinergia che si è venuta a creare tra le autorità e le amministrazioni presenti». Il tutto è avvenuto grazie a «un Provveditorato che è entrato in rete con tutto il territorio: l'Agenzia del Demanio, le autorità religiose, ecclesiastiche e civili», conclude.

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