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Napoli: «Salviamo il cinema Metropolitan», in campo intellettuali e artisti

Raccolta firme sulla piattaforma charge.org per difendere la sala sotto sfratto

Il cinema Metropolitan
Il cinema Metropolitan
di Gennaro Di Biase
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 2 Marzo 2023, 00:03 - Ultimo agg. : 16:55
4 Minuti di Lettura

Era il 16 novembre del ’21, quando al Metropolitan di Chiaia era steso il red carpet per l’anteprima di uno dei film italiani più importanti della storia recente: regista Paolo Sorrentino, opera - candidata agli Oscar - “È stata la mano di Dio”. Fu un’epifania d’arte partenopea. Ora il cinema di Palazzo Cellamare rischia seriamente la chiusura, come confermato dal socio Peppe Caccavale: «Intesa Sanpaolo ci ha mandato la richiesta di liberare l’immobile, che oggi è visitato da manager di sale bingo, discoteche e centri commerciali». Di fronte a questo scenario drammatico per la cultura chiaiese (orfana già di tante sale), si mobilitano oggi intellettuali e vip. Ieri il deputato dei Verdi Francesco Borrelli è intervenuto in parlamento in favore del multisala: «Ci appelliamo al Ministro - ha detto - combatteremo la desertificazione culturale». Gennaro Capodanno del Comitato Valori Collinari ha lanciato la petizione “salviamoilcinemametropolitan” su change.org per chiederne «il vincolo di destinazione d’uso». 

Partiamo da chi è stato protagonista nell’ultima sera di Sorrentino al Metropolitan. «C’ero anch’io - dice Ciro Capano, che in “È stata la mano di Dio” interpreta il regista Capuano – fu una festa d’arte. Senza il Metropolitan Napoli sarà un po’ più “disunita”, per citare la celebre battuta che recito nel film. Le istituzioni facciano il possibile». «Il cinema è la fabbrica dei sogni, non mettiamola in cassa integrazione – dice Alessandro Siani – Non bisogna combattere contro i mulini a vento ma riflettere sui tempi che sono cambiati: i soldi che magari prima si investivano per andare in sala 6 volte all’anno, ora si spalmano per vedere film e serie a casa. Il Covid ha pesato, e i costi dei biglietti potrebbero essere più contenuti se gli esercenti fossero sostenuti dallo Stato. Dobbiamo salvare queste sale e i dipendenti con leggi che li tutelino».

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«Sono una grande fruitrice del Metropolitan - dichiara la cantante Monica Sarnelli - è una tragedia culturale. Napoli cresce nel turismo ma precipita nell’arte». «Non si elimini un caposaldo della cultura - commenta l’attore Patrizio Rispo - Lo ricordo da quando era una sala unica da 3mila posti. La proposta delle piattaforme ha reso troppo comoda la fruizione a casa, e il cinema deve reinventarsi. Diventi un luogo di dibattito, backstage e incontri con i registi». «Mi unisco all’appello - spiega l’attrice Marina Giulia Cavalli - Si lasci lì una sala per il cinema e si pensi alla possibilità di trasformare le altre in location per libri, yoga, fotografia o teatro. Meno arte si vive, meno interazione resiste tra i giovani». «Le istituzioni facciano di tutto – osserva il produttore cinematografico Andrea Cannavale – Non ci possiamo permettere il lusso di perdere un altro luogo di cultura. Ci andavo da piccolo, con mio padre Enzo, a vedere le prime dei film storici. Mio fratello Alessandro e io lì abbiamo organizzato diverse prime, tra cui “Vieni a vivere a Napoli”: è un luogo di aggregazione per la città. Un cinema che ha contatti con gli artisti del territorio. Ci batteremo». 

«Sono addolorato ma non sorpreso - argomenta lo scrittore Maurizio de Giovanni - La deriva della città, purtroppo, è questa. Con la chiusura temporanea della Feltrinelli, Chiaia è rimasta senza librerie e c’è un arretramento dei cinema in tutto il Paese. Il Covid ha cambiato le abitudini. Chiudono le sale più vicinie al territorio, come l’ex Arlecchino, l’Ambasciatori e l’Arcobaleno. Il processo va avanti da decenni. Le uniche attività che mantengono redditività sono parcheggi e food. I grandi cambiamenti non sono buoni né cattivi. Purtroppo esistono. Mi piacerebbe che certe situazioni culturali sopravvivessero in altra forma, come il Filangieri o l’America che propongono film tematici e riescono a farcela». «Un lutto per la cultura - aggiunge l’attore Gianfelice Imparato - Il fatto che il Metropolitan possa diventare un supermercato è triste. Dal Comune potrebbe dipendere un vincolo di destinazione d’uso. Si studi un calmiere per gli affitti legati alla cultura a Chiaia, se si guarda solo al profitto la società si abbrutirà».

«Perdere il Metropolitan sarebbe gravissimo – aggiunge Marisa Laurito - è stato frequentato da grandi professionisti e ha offerto grandi prime. Gli spazi non vanno destinati solo al commercio. Negli ultimi anni sono stati chiusi 428 teatri». «Ogni cinema, teatro o biblioteca che chiude è una ferita alla qualità della vita della città - conclude il sociologo Domenico De Masi - Napoli nel ‘22 era al 68esimo posto della graduatorie delle province italiane per cultura e tempo libero, 45 posizioni in meno del ‘21. Si avvii una sollevazione accademica e intellettuale».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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