Conservatorio di Napoli, restauro al via:
«Ok a fondi e progetto: si parte»

Conservatorio di Napoli, restauro al via: «Ok a fondi e progetto: si parte»
di Giovanni Chianelli
Domenica 1 Agosto 2021, 10:01 - Ultimo agg. 2 Agosto, 08:04
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Lo ha ufficialmente lanciato il maestro Riccardo Muti dopo aver guardato la presentazione del progetto: il restauro del conservatorio San Pietro a Maiella, operazione voluta dalla Regione. Intervento monstre per un costo complessivo di oltre 10 milioni di euro, da completare entro il 2023 e diviso in 3 fasi con un primo step che sarà concluso entro il prossimo inverno. «Partiamo dai problemi fisiologici del luogo» dice il presidente del conservatorio Luigi Carbone. «È un monumento vivo, non come una statua che sta per strada e che i passanti osservano distratti. Un luogo di didattica e arte, frequentato da decine di persone tra studenti e docenti. Quindi, se da un lato la tipicità del posto spinge verso interventi di carattere storico noi, come istituzione, dobbiamo tenere conto della sua vivibilità. Questo per dire che non è stato semplice, eppure direi che ce l'abbiamo fatta».

Un ospuscolo spiega come sarà realizzata la riqualificazione. Sì chiama L'architettura della musica e racconta in vari paragrafi il senso e la direzione degli interventi, dall'insula di San Pietro a Majella, passando per il museo e le facciate del conservatorio, fino a fissare il concetto di distribuzione funzionale e tematismi dell'edificio.

Sono diversi i punti dell'intervento: le aule per la didattica, i terrazzi di copertura, tra cui quello della chiesa, gli spazi espositivi come il museo che contiene straordinari cimeli: le tastiere storiche, la collezione di arpe antiche, tra cui una Stradivari. La valorizzazione di ogni punto del conservatorio è mossa dall'esigenza di incrementare il legame con il grande patrimonio del posto e dagli obiettivi di formazione. E dal rapporto con l'esterno: Muti ha mostrato interesse per il sito ma preoccupazione per il degrado dell'area. «Abbiamo voluto insistere sugli esterni. È una parte piccola del restauro, costa poche decine di migliaia di euro, essendo composta dalla pulitura delle facciate e dall'illuminazione. Ma dà il senso della presenza dello stato, anche di notte, anche a chi, venendo da fuori, non sa che questo è un luogo secolare della musica mondiale. Può essere un modo per battere il degrado» è il commento di Carbone.

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Che poi racconta i diversi progetti da cui è interessato il futuro del conservatorio, riassunti nella cosiddetta Ospam, l'Officina di San Pietro a Majella: «La biblioteca e l'archivio storico sono ricchissimi di manoscritti. Immaginiamo cosa sarebbe studiare, produrre e interpretare queste musiche del passato. Poi una scuola di alta specializzazione e lo studio del fenomeno musicale napoletano dal 700 ad oggi». Sono per ora 20mila i testi catalogati anche sul digitale, ma una delle missioni è la completa digitalizzazione del corpus. Perché il nuovo conservatorio è il cuore del distretto musicale partenopeo, quella che il progetto chiama Cittadella della musica. L'assessore regionale al Governo del territorio Bruno Discepolo, che ha seguito l'operazione, pensa all'area che insiste su san Pietro a Majella: «Ci troviamo in una zona densa di storia musicale. Una strada come San Sebastiano, le chiese dove sono custoditi tesori di storia della musica, le collezioni private nelle vecchie case aristocratiche. La messa in rete di questi luoghi andrebbe a costituire un ideale itinerario spaziale e temporale, comprendendo testimonianze, ricordi, produzioni ed emozioni. Sono diverse le iniziative che un progetto come quello della Cittadella potrebbe comprendere».

L'idea si muove sulla scia di analoghe iniziative sorte in Europa finalizzate a valorizzare, sotto il profilo urbanistico, i patrimoni culturali relativi a zone cittadine circoscritte: «Il pregio storico e architettonico fuori dall'ordinario dell'area urbana estesa attorno al conservatorio napoletano predispone in maniera particolarmente felice i luoghi alla creazione di una cittadella che abbia il senso di un museo vivo, diffuso, internazionale e partenopeo al contempo». L'opuscolo del progetto si conclude proprio con una mappa della città che suona, evidenziando le decine di luoghi, istituzioni e associazioni che producono musica per la città, e tutte inevitabilmente hanno come fulcro il conservatorio. Fino alla voce parcheggiare nella musica (quando si può) e a quella relativa ai mestieri che ruotano attorno al comparto: organi, chitarre, violini, capaci, si legge di esprimere la vera anima della città.
 

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