Napoli: chiude il convento a Chiaia, via le suore-infermiere che curavano i malati gratis

Napoli: chiude il convento a Chiaia, via le suore-infermiere che curavano i malati gratis
di Maria Chiara Aulisio
Sabato 15 Ottobre 2022, 00:00 - Ultimo agg. 09:30
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Sono tredici le Serve di Maria. A Chiaia - ma non solo - le conoscono in tanti: vivono al civico 20 di viale Maria Cristina di Savoia, le “suore infermiere”, punto di riferimento per le famiglie, i bambini, i giovani, ma soprattutto i malati e gli anziani ai quali offrono gratuitamente cure e assistenza anche di notte. Una straordinaria disponibilità là dove c’è da confortare e aiutare, medicare e curare, condividere e sollevare la sofferenza. Parlano di “servizio d’amore” - se chiedi loro perché lo fanno - “come Maria ai piedi delle infinite croci su cui Cristo è ancora crocifisso”, è il mantra che ripetono tutte. 

Qual è la novita? Eccola: di qui a poco, forse già prima di Natale, le religiose lasceranno la “casa” napoletana per trasferirsi a Milano: la madre generale ha deciso di chiudere il convento di viale Maria Cristina di Savoia richiamando le consorelle nella sede centrale. La ragione sarebbe da attribuire a una mera questione economica: i costi salgono, l’energia è alle stelle, la crisi avanza e mantenere aperti i conventi in diverse città diventa sempre più faticoso. Da qui - secondo quanto hanno riferito le stesse suore ai fedeli della zona - la decisione della casa madre di cominciare a risparmiare liberando alcune strutture tra cui quella di Napoli. A lanciare l’allarme, anche a nome delle tante famiglie che, negli anni, hanno fatto ricorso all’assistenza delle Serve di Maria, è Maria Paola Liotta. Con il marito Lucio ha scritto un’accorata lettera al Mattino per raccontare nero su bianco quello che sta succedendo nel tentativo di convincere la madre superiore a ripensarci, tornare sui suoi passi e rivedere la decisione di chiudere il convento di Chiaia: «Le ho conosciute personalmente quando mia madre, in un momento drammatico della sua vita, ha avuto bisogno di un’assistenza costante - racconta Maria Paola - da allora non le ho più dimenticate e continuo a frequentarle con affetto.

Ho visto con i miei occhi la cura, straordinaria e appassionata, che riservano ai malati di cui si occupano senza risparmiarsi»

Un servizio amorevole e professionale, anche di notte, a domicilio e a titolo gratuito: «Perché portarle via da qui? - si domanda la Liotta - e privare noi napoletani del grande dono della loro presenza. Chi starà accanto ai malati che non possono permettersi di pagare l’assistenza? Quelle suore, non solo lo fanno con assoluta dedizione e spirito di carità cristiana, ma sono anche bravissime. Tutte infermiere professioniste, anni e anni di esperienza alle spalle, in alcuni casi, vi assicuro, preparate come un medico». A voler dare ascolto alle famiglie sinceramente dispiaciute per la decisione presa dalla madre generale - le religiose non avrebbero alcuna voglia di chiudere bottega e andare a vivere a Milano: «Dispiace anche a loro lasciare i tanti malati di cui si prendono cura, consapevoli del lavoro prezioso che svolgono. Questa è una città disastrata, dal punto di vista sanitario poi non ne parliamo. Chi potrà mai sostituirle?».  

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La risposta è facile: nessuno. Anche perché - oltre all’assistenza domiciliare soprattutto durante la notte - le Serve di Maria prestano la loro opera anche in un ambulatorio dove, sempre gratis naturalmente, fanno siringhe, cambi di medicazioni, disinfettano ferite incoraggiando chi soffre. Vere e proprie “testimoni di carità”, così vengono definite dai fedeli del quartiere, pronte a tendere una mano in maniera premurosa e disinteressata agli ammalati nelle famiglie di ogni ceto sociale: «Dedizione assoluta. L’ho toccata con mano nel periodo della malattia di mia madre. - conclude Maria Paola Liotta - E vi faccio un esempio: durante l’assistenza notturna non dormono mai, vegliano il paziente sedute accanto a lui, anche quando ci sarebbero le condizioni per riposare almeno un po’».

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