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Napoli, centrale dei tram inaccessibile: il deposito è nelle mani dei rom

Stella Polare occupato da mesi: impossibile riparare i cavi elettrici

Una donna entra nel deposito Anm
Una donna entra nel deposito Anm
Paolo Barbutodi Paolo Barbuto
Articolo riservato agli abbonati
Giovedì 8 Giugno 2023, 00:00 - Ultimo agg. : 9 Giugno, 07:25
4 Minuti di Lettura

Dentro l’ex deposito Stella Polare dell’Anm da qualche mese s’è trasferita un’ampia comunità rom. L’hanno occupato e nessuno li ha cacciati via. Sembrerebbe la consueta vicenda di uno dei tanti luoghi di proprietà del Comune che viene lasciato nelle mani di chi è più lesto ad impossessarsene. Invece in questa storia c’è un dettaglio che la rende completamente diversa dalle altre, perché all’interno del deposito Stella Polare c’è anche una centralina elettrica, estremamente delicata, dalla quale dipende tutta la rete dei tram che percorrono via Marina: anche quella centralina attualmente è “ostaggio” degli occupanti.

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Quando, qualche settimana fa, i tecnici dell’Anm hanno cercato di raggiungere la centralina elettrica per tentare di eseguire un intervento di manutenzione, sono stati accolti in malo modo, come se fossero invasori, come se stessero cercando di entrare in un luogo che non gli apparteneva: «Siamo entrati a nostro rischio e pericolo, è stato un momento di grandissima tensione. Abbiamo fatto tutto in maniera rapida e siamo andati via. Tra poco, però, dovremo eseguire importanti interventi di manutenzione programmata, e non possiamo mettere a repentaglio la sicurezza dei nostri addetti», parla con moderazione Pierpaolo Martino, dirigente Anm con delega (anche) all’esercizio del trasporto elettrificato cioè tram e filobus. Il dirigente spiega che la situazione è insormontabile per le sole forze di Anm, ma non va oltre perché il tema è, da tempo, nelle mani di palazzo San Giacomo. 

Il deposito Stella Polare ospitava i filobus fino al 2018. Quando Anm ha spostato altrove i mezzi a trazione elettrica, ha restituito l’area al Comune che ne è proprietario, conservando la sola gestione dell’importante centralina elettrica dei tram. Palazzo San Giacomo ha immediatamente messo sul mercato della dismissione immobiliare la struttura, valutandola 4,8 milioni di euro. Poi l’ha cancellata dall’elenco degli immobili in vendita perché s’è deciso di trasformare il luogo in un deposito-museo dei ritrovamenti archeologici venuti fuori durante gli scavi per la realizzazione della Metropolitana: migliaia di reperti, comprese le tre navi romane scoperte sul fondo dell’antico porto, al centro di piazza Municipio. Progetto ambizioso, da realizzare con rapidità, perché gli spazi occupati dai reperti di fianco al deposito-officina della metropolitana a Piscinola servono per l’ampliamento della struttura. Progetto affascinante perché porterebbe nel cuore della città una nuova struttura museale che rappresenterebbe un’attrazione turistica in più. 

Sulla strada dell’avveniristico progetto, però, s’è messa di traverso una piccola comunità rom. All’inizio dell’anno c’erano solo due famiglie che erano riuscite a infilarsi nei capannoni. Oggi ce ne sono quasi cento, hanno preso alloggio soprattutto nella palazzina degli uffici che è ancora regolarmente collegata all’energia elettrica e all’acqua potabile. Insomma, il mondo degli occupanti è cresciuto a dismisura mentre il proprietario, Palazzo San Giacomo, s’è distratto pensando ad altre cose.Adesso, però, la situazione è diventata ingestibile. Innanzitutto bisogna recuperare la piena titolarità di quegli spazi dove, nel giro di qualche mese, dovrebbero iniziare i lavori di trasformazione in “Archeolab”, il laboratorio-museo dei ritrovamenti archeologici, ma anche per consentire all’Anm di andare a fare manutenzione alla centralina elettrica senza correre alcun rischio. 

 

La situazione, dopo mesi di stallo e indifferenza, adesso sembra finalmente interessare a palazzo San Giacomo che sta ragionando sulla maniera per liberare il deposito. Ovviamente per risolvere la questione adesso è stato chiesto anche il supporto delle forze dell’ordine. Per tentare di cacciare quasi cento occupanti da un edificio pubblico, le procedure sono ampie e complesse: bisogna avere un censimento completo, per sapere se ci sono anche minori, donne incinte, persone con bisogni speciali. Poi si deve cercare un’alternativa all’alloggio e, infine, bisogna convincere tutti ad andare via. Nel frattempo, la centralina dei tram resta in ostaggio degli occupanti. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
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