Edenlandia, boom al via: 3.500 nel primo giorno al parco giochi

Edenlandia, boom al via: 3.500 nel primo giorno al parco giochi
di Davide Cerbone
Venerdì 27 Luglio 2018, 08:00 - Ultimo agg. 11:12
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Ti accorgi che Edenlandia è rinata non appena ti affacci nella strada, da sempre adibita a parcheggio, che porta al parco delle giostre e a quello degli animali, fino all'altro giorno desolatamente vuota e oggi piena di auto.

Da questo che era diventato un viale del tramonto oggi s'intravede l'alba di un giorno nuovo. Un giorno buono, il primo di una storia che è cominciata ieri.

Dopo un lungo e mesto letargo, alle 9 del mattino i cancelli che danno sugli archi bianchi di mussoliniana memoria tornano a spalancarsi. Molti dei quaranta dipendenti riassunti a tempo pieno e indeterminato dalla nuova proprietà si commuovono. «Ho pianto, ma con discrezione», ammette Marco Russo, 54 anni, trenta dei quali vissuti dentro Edenlandia. «Stavamo aspettando questo giorno da molto tempo, vedere questi viali deserti era una sofferenza. Ma oggi - dice - sono felice. Tra tanti imprenditori che hanno fallito, dopo infiniti cambi di compagine societaria, la famiglia Vorzillo è l'unica che ha creduto veramente in questa sfida con passione e determinazione», dice Russo.
 


Quando intorno alle dieci i primi visitatori varcano la soglia, l'oasi dei bambini è già un carosello di suoni e colori, con le ballerine a danzare sul palco sulle coreografie in stile Vecchia America e i cinque personaggi di Edenlandia (la Principessa, il Pirata, il Maniero, il Cowboy e Lord Sheidon) intenti ad improvvisare coloratissime parate per i viali, coinvolgendo i piccoli visitatori. La giostra, finalmente, è ripartita.

«Siamo venuti a curiosare. Certo, anche prima c'erano delle pecche, ma i ricordi dell'infanzia sono sempre belli», spiega Claudia Blasone, che ha portato suo figlio Antonio, 11 anni, a riscoprire l'Edenlandia. «L'ultima volta che è venuto qui ne aveva tre», ricorda mamma Claudia.
 
Tutt'intorno, altri genitori con figli ma anche gruppi di ragazzini che, felicemente orfani della scuola, approfittano della felice coincidenza: chiuse le aule, infatti, riaprono le giostre. «In questo parco ci ho festeggiato sei compleanni di seguito, dai 5 ai 10 anni», dice Luca Sepe, 18 anni compiuti a giugno, che come altri suoi coetanei accorsi per il primo giorno abita a Fuorigrotta. «Sono venuto a piedi, penso che tornerò spesso con la mia ragazza e gli amici», pregusta il ritorno di una spensierata consuetudine. «Per ora ho fatto due attrazioni: il Ranger, che fa paura ma è bello, e la Torre a salita. Che cosa migliorerei? Troverei un modo per evitare che la gente faccia la fila sotto alla biglietteria sotto il sole e riaprirei le vecchie giostre. Mi mancano soprattutto i tronchi e la Casa degli orrori». Anche Alessia Nastri, insegnante di yoga con figli di 2 e 5 anni al seguito, gioca in casa.

«Sono di Fuorigrotta e ho 41 anni. Ad Edenlandia sono venuta per la prima volta quando ne avevo 14: allora era più bello, ma si sa che i ricordi spesso sono ingannevoli». La delusione, tuttavia, ha anche argomenti più solidi: «C'è un'atmosfera diversa, una vena più commerciale. Le vecchie attrazioni sono state sostituite da cose più banali e da punti ristoro. Si è perso un po' di romanticismo», storce il naso.

Francesco e Francesca, rispettivamente 24 e 25 anni, spiazzati dalle nuove attrazioni per stomaci forti, hanno più che altro camminato. «Siamo stati solo nel bruco: io soffro di vertigini e lei di claustrofobia», dichiara subito le ansie lui, laureato in chimica. «Peccato che le giostre di una volta, come il Maniero e la Vecchia America, siano tutte chiuse», si rammarica la ragazza, psicologa. Ma non mancano le impressioni positive: «Sono un pittore, e ho notato subito un impatto visivo molto gradevole. È come vedere un quadro restaurato», dice Francesco. Pasquale Cirillo, 39 anni, è pianista e imprenditore. «Ho aperto con un socio la prima sala da concerti per musica napoletana, Napulitanata, sotto i porticati della Galleria Principe di Napoli racconta -. Di Edenlandia ricordo il Maniero e la Vecchia America, mio padre prendeva i biglietti al Cral, venivamo sempre la domenica pomeriggio. Tornare è un'emozione, ma vedo un parco più spoglio», dice mentre la piccola Benedetta non gli schioda di dosso gli occhioni azzurri. «Sono stata sul bruco, è bellissimo», risponde con l'ingenuità dei suoi sei anni. Mentre, mamma Flavia Nicotera, 35 anni, sorride: «Il parco mi sembra più piccolo, ma siamo noi che siamo cresciuti».

Alle 13,30 si contano i biglietti staccati.
O meglio, le card vendute: sono 1.200. Una cifra che al momento della chiusura è quasi triplicata: alle 22 si è superata quota 3.500. Ma il vero boom è atteso per il fine settimana, quando tanti napoletani con prole (e senza casa al mare) si riverseranno qui.

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