C'è un esercito di abusivi, il Comune di Napoli non sgombera

C'è un esercito di abusivi, il Comune di Napoli non sgombera
di Gigi Di Fiore
Sabato 8 Settembre 2018, 08:30
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I numeri sono da capogiro. Le ultime stime, in continuo aggiornamento, parlano di ottomila occupanti abusivi di case. Un record napoletano, che ha le sue radici nel bisogno di alloggi accresciuto nel dopo-terremoto del 1980. Una realtà eterogenea che comprende occupanti, senza titolo, di alloggi pubblici; occupanti protetti da clan della camorra; occupanti per bisogno in strutture private sostenuti da movimenti e associazioni.

Secondigliano, Ponticelli, Pianura, Miano, Scampia, ma anche il centro storico sono le aree della fame di case e del maggior numero di occupanti senza titolo. Due anni fa, Carla, una disabile 52enne rimasta priva di badante e ospitata per un mese dal fratello, trovò al rientro la sua casa di Soccavo occupata. «Mi hanno offerto denaro e minacce fino all'occupazione della casa» disse il fratello. Al Rione Matteotti in viale Colli Aminei, invece, in una casa dell'Iacp ha vissuto per 20 anni la famiglia di Antonio Cardillo, considerato elemento non secondario nel clan camorristico dei Lo Russo. Ha chiesto due volte la voltura per regolarizzare la sua posizione, ma senza successo. I funzionari dell'Istituto autonomo case popolari gli hanno trovato arretrati di canoni d'affitto per settemila euro. Ma di sfratto, come in quasi tutte le situazioni simili, neanche a parlarne. E anche lo Iacp ha stimato 1.217 posizioni di suoi inquilini senza titolo tra i 15mila a Napoli.
 
In totale, il patrimonio di edilizia pubblica residenziale a Napoli è di 22.500 alloggi, con settemila abusivi. Negli atti ufficiali del Comune, vengono definite «posizioni non lineari». Gente che ha occupato case che spettavano in graduatoria ad altri, o ne ha acquistato l'uso da chi li precedeva magari attraverso la mediazione dei clan. Costa dai settemila a ventimila euro.

Che l'affare sul controllo delle case popolari fosse vantaggioso per i clan della camorra lo spiegò bene il pentito Giuseppe Sarno, della famiglia per anni egemone a Ponticelli. Dichiarò: «Mio fratello Carmine ha anche altri introiti che gli arrivano dall'attività di compravendita degli alloggi popolari. Sia il venditore sia l'acquirente di quegli immobili sono costretti a dargli una somma tra i 1.500 e i 2.000 euro». Cifre aumentate negli anni. Nessuno abusivo va via, il Comune non ha soldi per la manutenzione e le case cadono a pezzi. Diventa difficile, così, l'annunciata dismissione di molti immobili pubblici: negli anni 2015 e 2016, ne sono stati venduti solo 81. Gli abusivi dovrebbero essere sgomberati dal Comune, ma per scelta politica l'amministrazione De Magistris ha evitato quasi sempre di intervenire. Secondo un dossier del Pd, invece, prima del 2011 venivano eseguiti dai 50 ai 60 sgomberi all'anno. Poi, il graduale calo con situazioni limite, come a Scampia o a Taverna del Ferro a Ponticelli. A due anni dall'insediamento della prima amministrazione De Magistris, in Consiglio comunale, dai banchi dell'opposizione Vincenzo Moretto parlò di 196 nuove occupazioni in 24 mesi e aggiunse: «Sono in corso 9.757 regolarizzazioni, perché le occupazioni non sono 4.000 ma arrivano in totale a 9.567».

Nel dramma casa, si inseriscono associazioni e movimenti che compilano una loro graduatoria di aventi diritto senza alloggio e con lavoro precario. Sono le persone che, quando si presenta l'occasione di violare e occupare immobili privati liberi, vengono preferite nell'atipica assegnazione. È accaduto in piazza Miraglia, come in via Orsi, o a Secondigliano, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. Magnammece o pesone e il Comitato Vele sono le sigle più conosciute e attive.

Finora sono quattro le leggi regionali di sanatoria sugli alloggi pubblici occupati da chi non ne ha titolo. Ma tutte prive di effetti nel tempo. L'ultima legge è dello scorso anno e la raccolta delle richieste di regolarizzazione è in corso. Circa 3500 non sono accettabili, per motivazioni diverse. Ma è comunque difficile far uscire dalle case gli abusivi.

«Misure sperimentali tese alla progressiva riduzione del disagio abitativo» dice il titolo della delibera 1018 voluta dall'assessore al Patrimonio e Politiche della casa, Enrico Panini. Stanziava 300mila euro da mettere a disposizioni di associazioni ed enti in grado di ospitare per periodi limitati famiglie rimaste senza casa. Un tentativo di trovare alloggio a chi era a rischio sgombero. E, in quel momento, l'attenzione era rivolta a 11 strutture comunali occupate.
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