Napoli, flash mob per Vito: tifoso disabile a cui è stato negato l'ingresso al Maradona

Napoli, flash mob per Vito: tifoso disabile a cui è stato negato l'ingresso al Maradona
di Emiliano Caliendo
Venerdì 10 Giugno 2022, 16:24 - Ultimo agg. 19:38
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«Voglio dare voce a questi ragazzi affinché possano accedere al Maradona senza barriere, senza nessuna difficoltà. Gli spazi per i disabili vanno ampliati in quanto è un loro diritto partecipare a questi eventi». È il grido di aiuto di Katia Esposito, madre di Vito, 16enne diversamente abile tifosissimo del Napoli, rimbalzato ai varchi dello Stadio Diego Armando Maradona in occasione dell’ultima partita casalinga Napoli-Genoa. Il motivo? Non aver eseguito l’astrusa procedura per i posti riservati ai disabili pur avendo acquistato regolare biglietto.

Mamma Katia ha sin da subito denunciato l’accaduto sui social e sugli organi di stampa ma ha deciso di non fermarsi qui. Quindi, ha organizzato questa mattina, insieme ad alcune associazioni che si occupano di disabilità, un flash mob all’esterno dello Stadio Maradona. La signora ricostruisce così l’accaduto: «Accompagnato dal fratello più grande, anche lui in possesso del biglietto, Vito si è recato al Maradona e già all’interno del parcheggio gli è stata negata la sosta dell’auto. Poi successivamente gli è stato negato l’accesso in Curva A in quanto diversamente abile per cui è stato dirottato su un altro settore dove, anche lì, gli è stato negato l’accesso perché non erano stati autorizzati a entrare non avendo completato la procedura sul sito». 

«Poi – prosegue la madre - hanno subito una vera e propria presa in giro: lo steward fuori la Curva gli ha nuovamente negato l'accesso, a quel punto l’altro mio figlio gli ha risposto di poter prendere Vito in braccio pur di farlo entrare. Dopo l’ennesimo diniego, lo steward gli ha promesso l’entrata durante il secondo tempo se avesse atteso lì. Cosa che ovviamente non è accaduta». Sul volto di Katia emerge tutta l’amarezza di una madre che ha visto negata al proprio figlio un’ora e mezza di felicità: «Mi chiedo quale sia la differenza tra primo e secondo tempo per far entrare un ragazzino, per giunta diversamente abile, allo stadio? Da qui la mia arrabbiatura.

Mio figlio è stato deluso e umiliato e io tutto questo non lo posso accettare». La signora Esposito presenta dunque un appello alla Società Sportiva Calcio Napoli e al Comune: «Chiedo alle istituzioni e al Calcio Napoli l’ampliamento dei posti per i nostri ragazzi disabili». Vito nonostante il rammarico di non aver potuto assistere all’addio alla maglia azzurra del suo beniamino Lorenzo Insigne, mostra di aver preso con filosofia quanto accadutogli: «Vorrei che tutti bambini disabili potessero vedere la partita allo stadio. Mi è dispiaciuto non poter vedere la partita in quell’occasione. Vedere il Napoli per me è come un sogno».

In segno di vicinanza al giovane tifoso è intervenuto il consigliere comunale Giorgio Longobardi che a margine del sit-in ha dichiarato: «La vicenda del mancato ingresso è solo uno dei tanti episodi che vedono penalizzati i diversamente abili. Noi viviamo in una città che è piena di barriere architettoniche in uffici, scuole e soprattutto strade dove, anche per colpa dell’inciviltà di chi non rispetta codice della strada, parcheggiando nei posti riservati ai diversamente abili o addirittura parcheggiando davanti agli scivoli non permettono il già il faticoso transito delle carrozzelle». Il consigliere ha denunciato quindi la scarsità di posti riservati ai disabili all’interno dell’ex San Paolo: «In merito all’episodio specifico trovo abbastanza assurdo che uno stadio che può contenere 60.000 spettatori abbia un numero ridottissimo di circa 40 posti per persone diversamente abili. Farò un’interrogazione al Sindaco per sapere sia il perché dei posti così limitati, sia per chiedere di aumentarli notevolmente di numero».

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Il piccolo Vito e sua madre hanno ricevuto la solidarietà di tante associazioni, a partire dall’associazione Smile – Amici di Ilaria di Agostino Sera, anche lui padre di una ragazzina diversamente abile. «Queste cose - spiega Agostino - accadono molte volte in molti stadi d’Italia. I ragazzi disabili troppo spesso vengono messi da parte e accantonati. Loro non sono fantasmi ma ragazzi come noi che devono avere la possibilità di entrare in uno stadio e vedere la partita della propria squadra del cuore. Poi il fatto che qui al San Paolo ci siano solo una quarantina di posti riservati ai disabili allora mi fa dire meno male che ci sono solo 40 disabili a questo punto. Andrebbero ampliati – conclude Agostino - con tutte le agevolazioni che si vedono in altri stadi come all’Olimpico o a San Siro». L’associazione Smile da tempo porta avanti un progetto per l’integrazione dei giovani con disturbi dello specchio autistico attraverso il calcio. «Un’iniziativa seguita dalla dottoressa Maria Lucia Di Bona, pedagogista clinica Anpec, che speriamo di replicare pure qui a Napoli».

Presente anche l’associazione Noi Ci Siamo rappresentata dalla presidente Assunta Cafiero: «Ci occupiamo di bambini pazienti oncoematologici, però siamo da sempre a sostegno degli svantaggiati. È brutto dire degli ultimi, ma oggi è così. Chi fa sociale, deve farlo a 360 gradi. I bambini disabili soffrono delle condizioni ambientali egoistiche di tante città d’Italia. All’estero non è così: ho amici che si sono trasferiti in Inghilterra per far sì che i loro figli vivessero in una situazione “normale”. Qui non c’è neanche un bagno per la strada riservato ai bambini disabili».  Sulla stessa linea d’onda Antonella Piccolo dell’associazione Indaco: «Il messaggio che vogliamo trasmettere è quello di eliminare ogni tipo di barriera che potrebbe arrecare un danno ai nostri figli e al loro futuro. Siamo un gruppo di mamme disposte ad abbattere muri con le nostre stesse mani solo per difendere i ragazzi speciali. La disabilità non esiste, ma è un’abilità da sfruttare». Una condizione quella dei disabili nella città di Napoli denunciata anche da Antonio, che con la sua carrozzina è giunto fin fuori lo Stadio di Fuorigrotta per manifestare la propria solidarietà a Vito: «Mi piace vivere dunque mi sposto su questa carrozzina, tra l’altro rotta». Poi tuona: «Vado a via Caracciolo e vedo centinaia di persone che possono fare il bagno mentre noi disabili non possiamo perché ci sono le scale. Perché non possiamo andare anche noi? Girando la città poi si nota la mancanza dei bagni di riservati ai disabili. Napoli è bellissima, ma non è una città a misura di disabile».

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