Napoli, Floridiana senza custodi: così il museo rischia lo stop

Napoli, Floridiana senza custodi: così il museo rischia lo stop
di Mariagiovanna Capone
Domenica 22 Luglio 2018, 09:00
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I cancelli sono aperti, il cartello precisa che la chiusura è alle 19. Ma potrebbe accadere che alle 17 i visitatori della Floridiana siano invitati a uscire. È successo svariate volte durante questa calda e afosa estate napoletana, con l'unico vero parco del Vomero negato ai cittadini alla ricerca di frescura, ossigeno e anche quiete. Nella Floridiana possono trovare tutto questo, con l'aggiunta di un Museo splendido come il Duca di Martina. Quello che manca è altro: custodi e giardinieri. Dal dicembre 2016 il Comune non ha più siglato la convenzione sulla manutenzione di questa importante area verde della Soprintendenza e da allora, vuoi anche perché molti custodi e giardinieri del Mibact sono andati in pensione, la Floridiana lotta quotidianamente contro il degrado.
 
«Apriamo i cancelli del parco con l'apertura del Museo e dovremmo chiudere alle 19. Ma facciamo fatica perché con il personale che ho attualmente, a stento riesco a far sorvegliare le 42 sale espositive. Se ne manca uno per malattia, sono costretta a chiudere i cancelli alle 17 insieme al Museo, altrimenti sarei sguarnita di personale negli orari di visita. È capitato e potrà capitare ancora. Anzi, potrei dover chiudere il Museo stesso» spiega la direttrice Luisa Ambrosio che ammette di avere «appena 10 custodi (tutti in età pensionabile), tre a turno, e ne mancano già due per essere a regime. Fino ad alcuni anni fa, poi, avevo 8 custodi per il parco ma sono andati in pensione e da quando il Comune non ha firmato più la convenzione per la manutenzione, il parco è abbandonato». Se apre è solo grazie «ai volontari dell'associazione Mes, altrimenti sarebbe quasi impossibile. Girano tra le aiuole e controllano che i visitatori rispettino i divieti». In particolare quello d'accesso. Perché gli spazi negati sono innumerevoli e tre quarti del parco non è visitabile per via dei rami pericolosi di alcuni alberi che dovrebbero essere potati.

«È un vero peccato non poter usufruire di questo polmone verde» sottolinea Francesca. Mentre parla, alle sue spalle due persone superano la barriera nei pressi del Belvedere e si dirigono in una zona vietata nonostante i cartelli. «Cosa posso fare? Ho messo fascette alle barriere ma le troviamo tagliate» precisa Ambrosio. Una famiglia olandese si rinfresca sulla scalinata davanti al Museo guardando lo specchio di mare. «È bellissimo questo bosco selvaggio. Ah è un parco? Non ne ha l'aspetto, è tutto abbandonato». Molti giovani dopo lo shopping o in pausa dal lavoro divorano un panino all'ombra degli eucalipti, molti dei quali visibilmente malati. I cestini dei rifiuti sono colmi, il sacchetto Asìa sarà ritirato al mattino dall'unico operatore che lo sostituirà con uno vuoto: questo è tutto. Bottiglie, carte o piatti portati tra il fogliame lungo i viali dal vento o da qualche maleducato cittadino, resteranno lì.

L'area a monte, quella che porta all'esotico boschetto delle camelie invece, è bellissima, pulita, con siepi curate e il prato verde. Ci sono anche le giostrine per i bimbi «dono di volontari, come per le iniziative culturali», è grazie a loro se la Floridiana non diventa una selva. «Gli ultimi esigui fondi disponibili li ho usati proprio per salvare il boschetto, per questo è così curato». Sostando qui si ha la percezione su come potrebbe essere incantevole la Floridiana. I fondi, per manutenzione e custodia, dovrebbe erogarli il Polo Museale della Campania retto da Anna Imponente, che deve però fare lo stesso per 28 aree. «Ho chiesto al direttore Imponente e direttamente al Mibact un sostegno» ammette Ambrosio ed è chiaro che non è arrivato un centesimo.

Nei pressi della fontana delle tartarughe ci sono numerosi sacchi accatastati e giacciono lì da oltre un mese. «Un'associazione si è introdotta senza autorizzazione forzando l'area recintata per pulirla, ma hanno abbandonato lì il raccolto di erbacce. Non so come toglierlo, dovrei fare una gara apposta». Lucia, ex insegnante, ammette «è anche colpa nostra. Coinvolgiamo gli studenti per curare il parco».
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