Galleria Vittoria di Napoli, Bellanova: «Basta ritardi o il governo interverrà»

Galleria Vittoria di Napoli, Bellanova: «Basta ritardi o il governo interverrà»
di Nando Santonastaso
Mercoledì 21 Luglio 2021, 23:33 - Ultimo agg. 22 Luglio, 19:18
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Viceministra Bellanova, la più grande città del Mezzogiorno non riesce a recuperare alla mobilità la sua galleria più importante, che effetto le fa?
«Mi conferma in una antica convinzione - risponde Teresa Bellanova, viceministra in quota Italia Viva ai Trasporti e alla Mobilità sostenibili - ognuno di noi riveste delle funzioni per risolvere i problemi, non per crearne di nuovi. Ogni collo di bottiglia che si crea o si alimenta, spesso solo per protervia o per ribadire ruoli di potere piuttosto che qualità dell’agire amministrativo o di governo, sancisce una sconfitta e un fallimento. A maggior ragione se a farne le spese sono le comunità territoriali e una città bellissima come Napoli che certo non merita questo. Ho seguito con attenzione questa vicenda, che non è il miglior biglietto da visita per l’appuntamento del G20. Le recenti rassicurazioni del prefetto Valentini sono importanti e mi auguro come lui che le misure decise sugli itinerari alternativi consentiranno di evitare code e disagi. Resta il fatto che in due capitali come Napoli e Roma negli ultimi anni i problemi si sono moltiplicati e la qualità della vita dei cittadini è peggiorata». 

La questione è approdata in Parlamento, si chiede il commissariamento dei lavori: che ne pensa?
«Intanto gli aggiornamenti tecnici: dopo la formalizzazione dell’accordo economico tra Anas, Rfi e Comune di Napoli, sabato scorso è stata sottoscritta la Convenzione, che comprende alcune integrazioni tecniche suggerite e successivamente condivise con Anas, con cui il Comune approverà il progetto esecutivo.

Dalle informazioni in mio possesso, Anas ha già allertato l’Impresa titolare di un Accordo Quadro. Una volta concluso l’iter amministrativo, sarà possibile consegnare i lavori e dunque avviare il cantiere. Mi pare che l’assessora ai Lavori pubblici l’abbia annunciato per il 2 agosto. Per quanto ne so, parliamo di lavori stimati in 120 giorni che renderanno impossibile, per la loro natura tecnica, la riapertura della Galleria prima dell’ultimazione dell’intero intervento. Ovviamente è un cantiere complesso, anche per la natura del tessuto in cui è inserito. Quanto alla petizione ritengo che ponga una questione dirimente: il tempo non è una variabile indipendente nell’agire amministrativo e la vivibilità nelle città è strettamente connessa al governo della mobilità. Se ci sono le condizioni perché scatti il Commissariamento lo potremo verificare ma tecnicamente ne dubito adesso che sembra si sia arrivati a sciogliere i nodi. Condivido quanto dice il collega Gennaro Migliore: la vivibilità deve essere una priorità, e non solo per Napoli».

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La vicenda ripropone in ogni caso l’esigenza di agire con grande celerità sulla manutenzione delle infrastrutture di mobilità. Ma non si era deciso che in caso di lentezze e inadempienze dovessero scattare i poteri sostitutivi del centro?
«Guardi, proprio per velocizzare e semplificare la realizzazione di opere pubbliche importanti abbiamo messo in campo provvedimenti per il Commissariamento e norme importanti sulla semplificazione. La considero, tra l’altro, una vittoria importante di Italia viva. Solo ad esempio, ricordo che tra il primo e il secondo Decreto Commissari sblocchiamo 101 cantieri, un valore complessivo di circa 96 miliardi e ricadute importanti anche a livello occupazionale nei prossimi dieci anni. Quanto ai poteri sostitutivi, nel Decreto Governance e Semplificazioni sono previsti in caso di mancato rispetto da parte delle diverse amministrazioni pubbliche nell’attuazione del Pnrr. Stiamo lavorando per eliminare tutti quei colli di bottiglia che hanno tenuto in ostaggio lo sviluppo del Paese e spesso le sue migliori energie».

Napoli merita un’attenzione speciale dal governo: lei pensa a qualcosa di specifico?
«Io ho una regola: tra livelli dello Stato ci si parla. Non per armare conflitti ma per risolvere problemi. È la mia massima. A Palazzo San Giacomo, come per quanto mi riguarda qui al Ministero delle Infrastrutture o, prima, al Ministero delle Politiche agricole, si esprimono ruoli e funzioni, e si ha la responsabilità di farlo al meglio. Invece vedo il rischio che a prevalere sia il principio opposto: molta propaganda e poco olio di gomito. Chi arriva nel mio ufficio, qualunque sia l’appartenenza, incontra la viceministra Bellanova non la presidente di Italia viva. Il che forse non garantisce sempre rendite di posizione ma di certo stabilisce il campo in cui l’interesse delle comunità viene prima del proprio tornaconto. Sarebbe auspicabile che questo valesse dovunque e per chiunque». 

Il Pnrr riguarderà il Sud soprattutto dal punto di vista delle infrastrutture: qual è secondo lei il rischio da evitare?
«Il primo rischio è evidente: perdere le risorse. Non ce lo possiamo permettere. Il secondo è altrettanto chiaro anche se non sempre esplicitato: non è solo una questione di risorse ma di qualità complessiva dell’azione in campo, e qui non si sfugge. Il ruolo della Pubblica amministrazione come dei soggetti responsabili dell’attuazione delle opere è dirimente». 

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