Chiedono al governo ristori adeguati che includano l’intera categoria, e la riapertura dei musei e dei luoghi della cultura anche nel fine settimana. Ormai da circa un anno senza lavoro, le guide turistiche e gli accompagnatori della Campania hanno manifestato questa mattina davanti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. «Odissea ristori» e figli di un turismo minore» sono gli slogan che hanno accompagnato il presidio, al quale hanno partecipato diverse sigle sindacali del settore.
«In Campania ci sono circa 3mila guide e altrettanti accompagnatori, il dato nazionale è di circa 20mila – spiega Pietro Melziade, coordinatore delle guide per il sindacato Salpi Fenalt - Di questi solo 6mila soggetti sono riusciti ad accedere agli aiuti.
Un’odissea scandita dagli ostacoli della burocrazia, come nel caso di Roberto, guida turistica tagliato fuori dal piano ristori previsto per il comparto perché l’associazione professionale fondata con la moglie è riconosciuta fiscalmente come persona giuridica, e quindi esclusa dalla misura di sostegno varata dall'esecutivo a favore del comparto. «Io e mia moglie avevamo entrambi una partita Iva individuale, nel 2001 essendoci sposati abbiamo creato un'associazione professionale di guide turistiche e siamo passati ad un'unica partita Iva- racconta la guida - Nel momento in cui abbiamo fatto la richiesta per accedere al ristoro il sistema ci ha risposto che soltanto le persone fisiche potevano accedere alla piattaforma. Andiamo avanti grazie ai mie genitori pensionati che ormai ci pagano le bollette, e ci aiutano a mantenere gli studi della nostra bambina piccola di 12 anni». «Non si possono più fare distinzioni tra i vari profili fiscali perché non stiamo parlando di un paio di mesi di inattività – è l’appello di Maria Caiazzo di Uiltucs Campania - Anche chi come me ha ottenuto alcuni dei ristori è riuscita a coprirci soltanto le tasse».
Davanti ai cancelli chiusi del Mann, che come gli altri musei in zona gialla ha riaperto al pubblico soltanto dal lunedì al venerdì, le guide turistiche protestano anche contro la chiusura dei luoghi di cultura nel weekend.«Se si può fare shopping non vediamo perché non si possa andare nei musei, luoghi con accesso contingentato e visitabili su prenotazione - sottolinea Caiazzo - Non sarebbe sufficiente, ma ci darebbe anche psicologicamente il segnale di poter recuperare la nostra dignità di lavoratori e di diffusori del nostro patrimonio artistico».