Napoli, incidente choc alla Sanità: «L'ha travolta in pieno, mia figlia ha rischiato di morire a 11 anni»

Napoli, incidente choc alla Sanità: «L'ha travolta in pieno, mia figlia ha rischiato di morire a 11 anni»
di Melina Chiapparino
Domenica 6 Marzo 2022, 10:30
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Un'auto sfreccia come un proiettile nel cuore della Sanità e travolge in pieno una ragazzina su vicoletto Santa Maria Antesaecula. Le immagini scioccanti dell'investimento, accaduto mercoledì, rimbalzano sui social network e finiscono al centro delle indagini dei carabinieri di Napoli. I militari rintracciano l'autista, individuano un'altra ragazza ferita con una prognosi di 10 giorni e invitano la madre della minore travolta, a denunciare il 30enne. L'uomo, incensurato, viene denunciato per lesioni colpose con l'aggravante, formulata dai carabinieri, di aver compiuto «il reato in danno di minori in prossimità di istituti scolastici». Ora la minore di 11 anni è a casa ma per la mamma, Fani Bashkehayova, 36enne bulgara «nessun bambino deve correre più questo rischio».

Fani, come sta sua figlia?
«È stata miracolata. Mia figlia poteva morire invece ha riportato traumi e contusioni per una prognosi di 15 giorni dopo i quali faremo altri accertamenti. Ora a causa di una lussazione al ginocchio, non può camminare e deve stare a riposo ma quello che l'ha traumatizzata maggiormente è stato lo spavento.

Mia figlia ha paura di uscire di casa e non vuole vedere nessuno. È ancora troppo forte la paura che ha provato ed è questo che mi preoccupa di più».

Come sta trascorrendo questi giorni sua figlia?
«Non può camminare. Passa la maggior parte del tempo stesa sul divano. Cerco di farla distrarre e spesso, usa il cellulare come tutti i ragazzini della sua età. Per il momento la sola idea di ritornare a scuola e per strada, le riporta alla mente il momento dell'incidente. Il fratellino più piccola ci scherza e ci gioca ma credo che ci vorrà un po' di tempo per farle riacquistare un po' di serenità. È stato un trauma molto forte».

Lei dove era quando è stata investita?
«La scuola è a pochi passi da casa, lei che frequenta la prima media, torna sempre insieme ad altre compagne ed è molto responsabile. Anche quel giorno, pensavo stesse rincasando e invece mi è arrivata una telefonata per avvisami che mia figlia era all'ospedale San Gennaro. In quel momento ero a casa con mio figlio di 5 anni e sono corsa al punto di primo soccorso del presidio ma ci hanno trattenute poco perché mia figlia è stata trasferita subito al Santobono».

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Ci può raccontare il momento in cui l'ha raggiunta in ospedale?
«Ricordo il suo sguardo impaurito. La prima cosa che mi ha detto è stata che non era stata colpa sua. Mi ha spiegato che lei non aveva fatto nulla di male. Era spaventata ma si era resa conto di essere stata investita e non aveva mai perso coscienza. Lei è una ragazzina responsabile e attenta. Sentire quelle parole mi ha fatto stringere ancora di più il cuore perché nessun bambino di dovrebbe mai trovare in una situazione del genere. In quel momento ho pensato solo a rassicurarla e non mi sono più staccata da lei».

Cosa pensa dell'accaduto?
«Sinceramente nessuno dovrebbe correre in strada e tanto meno vicino a una scuola ma da quando mia figlia è stata investita, il sentimento che ho nel cuore è solo la gratitudine. Siamo una famiglia cattolica e credo fermamente che la mia bambina abbia ricevuto un vero e proprio miracolo. Ora sono solo preoccupata per le conseguenze psicologiche che potrebbe comportare questo trauma. Vedo che lei si è chiusa in sé stessa e spero di essere aiutata anche sotto questo aspetto dai medici e dall'assistenza sanitaria. Ma bisogna fare di più».

Cosa intende?
«Dopo questo episodio sono convinta che ci debbano essere dei presidi di polizia municipale fuori le scuole a rischio. Mi riferisco a quei plessi scolastici che affacciano sulla strada e dove, all'orario di uscita delle classi, c'è un grande via vai di bambini. Bisognerebbe regolarlo con la presenza di vigili oppure con dei semafori. Tempo fa, c'erano i nonni civici che si occupavano di questo tipo di assistenza al di fuori delle scuole. Credo che noi genitori dovremmo unirci e pretendere più vigilanza».

Lei, personalmente, se la sente di fare un appello?
«La cosa più importante, per me, è fare in modo che nessun bambino possa più corre eil rischio di essere investito a pochi passi dall'uscita di scuola. Mia figlia è stata miracolata ma sarebbe potuto accadere di peggio fino all'ipotesi terribile della morte. Il solo pensiero mi fa stare male e credo che questo episodio possa far riflettere le istituzioni della nostra città. Dobbiamo difendere i nostri bambini e proteggerli soprattutto quando sono a pochi passi dai luoghi dove loro si dovrebbero sentire più al sicuro».

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