Napoli, la sfida della Federico II: «La Normale qui per fermare i cervelli»

Napoli, la sfida della Federico II: «La Normale qui per fermare i cervelli»
di Giovanni Rinaldi
Sabato 4 Novembre 2017, 11:20
4 Minuti di Lettura
«Una sfida sull'eccellenza accademica che siamo pronti a vincere», parola di Gaetano Manfredi. L'ateneo statale laico più antico al mondo incontra l'università italiana al top delle classifiche internazionali. È questo, infatti, l'ambizioso progetto dedicato all'alta formazione che vede protagonista la Federico II di Napoli, pronta a ospitare la Scuola Normale Superiore di Pisa e Firenze. Piccoli passi compiuti fino ad oggi che diventano salti nel futuro grazie alla lungimiranza del rettore napoletano e del direttore dell'istituto toscano Vincenzo Barone. Una sinergia che metterà le radici in via Mezzocannone 16 e avrà un solo obiettivo: l'eccellenza della didattica.

Professor Manfredi, prima la Apple e oggi la Normale, Napoli e la Federico II si confermano sempre più un polo didattico di livello internazionale.
«Questo è il futuro. Si parla spesso di emigrazione di cervelli e di eccellenze, noi invece vogliamo farli restare a Napoli, anzi portare le migliori menti qui da noi. In un mondo che è andato verso la globalizzazione del sapere non possiamo non individuare e affrontare le nuove sfide della formazione. Noi vogliamo fare un grande sforzo, e ci riusciremo, per offrire ai migliori studenti i professori e i piani didattici migliori. Solo in questo modo riusciamo a mantenere una centralità di altissimo spessore sul palcoscenico didattico internazionale. Si tratta di progetti ambiziosi ma che rientrano perfettamente nel dna del nostro bellissimo Ateneo».

L'accordo con la Scuola Normale è vicinissimo, ma nel concreto in cosa consiste?
«Si tratta della pianificazione di una sinergia volta a creare un polo di alta formazione nei settori in cui possiamo offrire una didattica d'eccellenza insieme ai colleghi della Toscana. Per ora siamo perfettamente d'accordo sulle linee generali ma a giorni inizieremo a parlare di argomenti che toccheranno il cuore dell'organizzazione. L'archeologia, il mare, il rischio sismico e altri ancora da definire sono i settori da cui partiremo per andare a comporre i piani di studio. Si tratta di branche del sapere che trovano in Napoli il bacino perfetto per diventare di altissimo profilo».

Quali saranno quindi le prime iniziative didattiche?
«Insieme al direttore Barone abbiamo pensato di partire con dei dottorati. Gli insegnamenti saranno divisi tra docenti della Federico II e docenti della Normale. La cosa fondamentale è che sia gli studenti che i professori saranno scelti secondo criteri di meritocrazia e di eccellenza, solo con l'alta specializzazione possiamo distinguerci e essere promotori di cultura e ricerca. Poi pian piano saranno messe in campo altre offerte formative, ma ad oggi è ancora prematuro parlarne».

Un aspetto più formale ma che incuriosisce molto gli studenti: a fine corso le ambite pergamene da chi saranno rilasciate?
«L'attestato finale consisterà in un doppio titolo. Federico II e Scuola Normale insieme per sancire l'altissimo livello della formazione ottenuta dallo studente, da spendere poi sul mercato internazionale. Una doppia firma, due rettori per una formula nuova che sarà certamente apprezzata dai discenti».

Guardando al pratico, il cronoprogramma dell'accordo cosa prevede?
«Siamo vicini alla chiusura del cerchio. Giovedì prossimo ho un incontro fondamentale con il direttore Vincenzo Barone. In quell'occasione firmeremo un protocollo d'intesa e inizieremo a parlare di piani didattici in vista della partenza dei corsi. Le tappe diventeranno sempre più serrate per definire i particolari della collaborazione».

Quando sono previsti i primi dottorati?
«L'intenzione è partire nel 2018, stiamo lavorando in modo intenso per riuscire in una impresa didattica di portata storica e ci teniamo a mantenere i tempi prefissati. A breve partiranno anche i lavori per la nuova sede, che è stata individuata in via Mezzocannone. Tutto dovrà essere pronto per il prossimo anno accademico, a questo si aggiunge anche l'organizzazione dei test per il numero chiuso secondo il rispetto della normativa vigente».

La scelta di Mezzocannone, oltre che utile dal punto di vista logistico, appare anche simbolica.
«In effetti ospitare la Scuola Normale nel centro storico di Napoli, dove è nata la Federico II, ha anche un fascino storico che va oltre la semplice assegnazione degli spazi. L'edificio dovrebbe essere quello stupendo del civico numero 16, che a breve sarà consegnato alla ditta che ha vinto l'appalto per la sua ristrutturazione. Via Mezzocannone è il simbolo mondiale per antonomasia dell'istruzione universitaria federiciana e abbiamo la decisa volontà di far sorgere qui il polo di eccellenza con la Normale, nel segno quindi della nostra tradizione accademica».

Un simile progetto ricolloca Napoli nell'élite delle università di livello internazionale?
«Napoli e ovviamente la Federico II hanno una storia accademica lunga ottocento anni. Nei secoli sono state il crocevia di personaggi che hanno cambiato il mondo, quindi non meravigliamoci se abbiamo la vocazione e l'aspirazione di continuare su questa strada. Si tratta di un evento di portata storica se la Scuola Normale si è spinta nel Mezzogiorno. Due atenei che hanno lavorato parallelamente per duecento anni senza mai incrociarsi. Se questo non è accaduto nei secoli passati, ma sta succedendo oggi, ci sarà qualche motivo e noi dobbiamo essere consapevoli del fatto che stiamo assistendo a una intesa che ha i caratteri della straordinarietà sia a livello accademico che a livello geografico».

La straordinarietà viene infatti rilevata anche da un altro dato: nessuna delle Scuole Superiori Universitarie ad oggi opera nel Sud e se la Normale prima si chiamava di Pisa, poi di Firenze, tra qualche mese sarà anche la Scuola Normale di Napoli.
 
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