Chiaiano, hinterland della periferia: «Qui stiamo peggio che a Scampia»

Chiaiano, hinterland della periferia: «Qui stiamo peggio che a Scampia»
di Pietro Treccagnoli
Domenica 14 Gennaio 2018, 10:51
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I writers che tre anni fa hanno colorato la stazione della metropolitana di Chiaiano, un'esplosione di colore e fantasia a cavallo di via Scaglione, sono stati previdenti. Proprio accanto all'entrata (o l'uscita dipende se partire o tornate) hanno disegnato un codice a barre che sembra un reticolo galeotto con la scritta «Find your way out», trova la tua via d'uscita. 

Sarebbe andata pure bene, anzi meglio, «Find your way of escape», trova la tua via di fuga. Dopo l'aggressione bestiale dell'altra sera a Gaetano, uno studente quindicenne di Melito in rianimazione all'ospedale San Giuliano di Giugliano, il verbo scappare, nel senso letterale e figurato, è nei discorsi che si rincorrono lungo i binari che portano da un lato a Scampia, appena una fermata verso nord, o al centro fino a piazza Garibaldi. E poi oltre. Scappare. Se lo ripetono anche nei negozi. Qui attorno ce ne sono, sparpagliati e confusi con le officine, a fare barriera ai condomini blindati. «Tuo figlio ha fatto proprio bene ad andarsene a lavorare in Svizzera» si sfoga un cliente con uno dei commercianti con bottega quasi a ridosso della stazione. «Pure lui ha saputo o fatto» replica il negoziante «e mi ha chiamato preoccupato. Siamo finiti nella televisione, mi ha detto». E non si capisce se è scuorno o soddisfazione per il quarto d'ora di celebrità. «Diciamo paura» risponde Luigi che tiene bottega poco più lontano verso il centro del rione. «Ma c'è pure tanto sfastirio». Che sta per seccatura e stanchezza. Tutt'assieme.
 

A osservare il via vai sotto il ponte, tra chi s'avvia ai tornelli e chi esce di corsa per non perdere il 162 («Sennò chissà quando ne passa un altro») l'indifferenza e la rassegnazione sembrano prendere il sopravvento sulla curiosità e l'indignazione. Ma c'è davvero una via d'uscita che non sia una fuga? C'è la forza di combattere le violenza gratuita delle babygang, un'emergenza venuta alla luce dopo il clamoroso accoltellamento a via Foria di Arturo, il liceale 17enne dei Miracoli? «La violenza c'è sempre stata, almeno qua» insiste Luigi. Magari sottotraccia? «Non ne parlavate sui giornali. Ma due sabati fa un padre s'è venuto a prendere il figlio, un ragazzino inerme, proprio fuori la stazione. Gli avevano spaccato il setto nasale. Ste cose manco più le denunciano».

Chiaiano si sente periferia al quadrato, senza nemmeno i riflettori di Scampia, anzi stretta tra Scampia e la provincia. «Questa stazione è come Napoli Centrale» s'intromette Carmine Coppola, impiegato e padre di figli adolescenti («Scrivetelo»). Napoli Centrale? «Eccerto. Là attorno trovate neri e africani. Qui molta feccia è della provincia». Ma non sarà un po' razzista? «No, sono solo incazzato, scrivetelo». E impaurito. Tanto che invoca l'immediata militarizzazione del quartiere: «Polizia, carabinieri, esercito, finanza, vogliamo tutti quanti, fissi. Non si devono muovere». A onor del vero, nella caotica mattina di ieri, mentre si addensava e si disfaceva la folla del sabato, con studenti che tornavano dalle scuole del Vomero e donne che attraversavano la strada per andare a ficcare il naso nel mercatino settimanale, alcune volanti della polizia sono passate e ripassate. «È come con Santa Chiara, dopo il furto le porte di ferro» è l'immancabile sigillo proverbiale affidato ai taccuini da una signora con le borse della spesa che s'è fermata a bere alla fontanella dietro l'aiuola con la statua di Padre Pio.
Ma stavolta ci sta bene. Invece di chiudere il discorso lo riapre. «Non è vero che c'è solo indifferenza, forse è paura, ma prevale la voglia di cambiare» chiarisce, con l'ottimismo della vedere età, Amleto De Vito, vent'anni da poco, il più giovane consigliere di Municipalità di Napoli: Chiaiano fa parte della sua Municipalità. Chi, forte della protezione del branco, capo o gregario, scatena la violenza immotivata non è molto più giovane di lui. «Si sta organizzando una manifestazione» annuncia. Da ieri si sono mobilitate le scuole della zona, sebbene Gaetano frequenti il Minzoni di Giugliano. Un tam tam tra i banchi e attraverso i cellulari. L'appuntamento dovrebbe essere per mercoledì. Stanno aderendo anche comitati e associazioni. L'idea è quella di un corteo che parta da Scampia, zona Galileo Ferraris, e arrivi alla stazione di Chiaiano.


Serve? Tutto è necessario e niente, da solo, è sufficiente. C'è bisogno di rompere il muro del silenzio, che non sarebbe omertà, anche se poi Gaetano è stato lasciato solo nelle mani della banda di picchiatori. A Chiaiano si vive come in una frontiera assediata, più che come a uno snodo, luogo di passaggio. E i residenti non ci stanno a sentirsi bollare come omertosi. «Ma come prima ci lasciano soli e poi la colpa è nostra?» scatta come un molla un altro commerciante che non vuole metterci nome e faccia e spiega pure perché. «Noi qui ci fatichiamo. Voi ve ne andate e noi restiamo. E sapete che succede? Scattano i dispetti e le piccole rappresaglie: una vetrina rotta, una ruota bucata, una saracinesca ammaccata». Potete informare la polizia. «E che cosa otteniamo? Magari li fermano, non li possono arrestare e quelli ci tengono puntati più di prima».

A provare a diradare la nebbia della rassegnazione ci prova Apostolos Paipais, il presidente della Municipalità: «Condivido l'appello della mamma: chi ha visto denunci. Così non si può andare avanti, il fenomeno sta assumendo contorni sempre più preoccupanti». E propone: «Bisogna aumentare i presidi delle zone tendenzialmente a rischio come l'uscita delle metropolitane e lavorare anche per approfondire il fenomeno della devianza minorile e del bullismo e dobbiamo chiedere pene esemplari per i malviventi che vengono assicurati alla giustizia, nessun pietismo più». Parole toste perché si può fare tutta la sociologia che si vuole, tirando in ballo emulazione e fiction. Di fatto, a sentire chi vive, lavora o passa attorno e dentro il fortino della stazione la violenza è pane quotidiano, ben prima della sua narrazione. Più cattiva volontà che rappresentazione. L'addetto ai tornelli della Linea 1 racconta le sfide costanti che lui e i suoi colleghi devono intraprendere con le bande di minorenni che scavalcano senza biglietto: «Se provate a fermarli vi insultano, vi mettono le mani addosso».

Qui il branco, come iene nella giungla di cemento, si scatena con la movida che non c'è. Ovvero, da Chiaiano, soprattutto nelle serate dei weekend, si muovono i gruppi di ragazzi e ragazze che salgono al Vomero o scendono verso piazza Dante e il centro. «È qui che le chiorme di balordi aspettano le prede, all'andata e al ritorno, oppure si infilano con loro nei treni» raccontano nella rosticceria poco lontano. A volte si limitano a molestarli per scatenare risse, che non sono rare, o per rubargli il telefonino. Da dove vengono? «Dai quartieri e dai paesi vicini». Sempre da qualche altra parte. Perfetti sconosciuti, anche se sono sempre gli stessi. Eppure Chiaiano in altre stagioni ha saputo darsi una scossa. Dieci anni fa contro l'apertura della discarica fecero le barricate. Alla fine persero, ma non rimasero in silenzio. Lo facevano, per il futuro e la salute dei propri figli, così ripetevano davanti a ogni microfono che capitasse a tiro. Pure adesso c'è il ballo il futuro e la salute dei figli. Capire, quindi, qual è la via di uscita è semplice. Basta non barricarsi nel silenzio e allontanarsi con un alzata di spalle
 
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