Napoli, l'appello di Sepe al miracolo di San Gennaro: via i giovani dalla camorra

Napoli, l'appello di Sepe al miracolo di San Gennaro: via i giovani dalla camorra
di Paolo Barbuto
Venerdì 20 Settembre 2019, 07:00 - Ultimo agg. 10:18
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Il miracolo viene ufficialmente annunciato alle 10.04, salutato dallo sventolio del fazzoletto bianco della deputazione della cappella del tesoro di San Gennaro. La liquefazione del sangue di San Gennaro, però era già avvenuta, chissà quando, nel chiuso della cassaforte: all'apertura dello scrigno il contenuto della teca era già rosso vivo e completamente sciolto.
 
Il popolo di San Gennaro s'è accorto che il miracolo era avvenuto fin dal momento in cui la processione ha fatto capolino dalla cappella del tesoro, diretta verso l'altare. La gente ha iniziato ad applaudire e a pregare ben prima dell'annuncio ufficiale, i fazzoletti del popolo hanno iniziato a muoversi nell'aria con largo anticipo rispetto a quello ufficiale: Napoli ha raccontato il miracolo prima che fosse ufficialmente annunciato, del resto il Santo appartiene alla città ed è giusto che sia il popolo ad annunciarne quello che ufficialmente la Chiesa chiama prodigio ma che per tutti è il miracolo.

Dopo il momento di gioia è giunto quello della riflessione: il Duomo è rimasto in assoluto silenzio durante l'omelia del cardinale perché ogni singola parola è stata pesante come un macigno.

Crescenzio Sepe parla della città in ginocchio, dei giovani che la scuola non riesce a catturare, che il mondo del lavoro non riesce a integrare, che troppo spesso finiscono nei gangli della malavita, della camorra che si nutre del disagio per creare il suo esercito. Però alle parole dure fa seguire un messaggio di speranza.

Guarda al futuro, il vescovo di Napoli, si chiede se la città è ancora quel luogo dal «core grande e sincero» di una volta, risponde che bisogna guardarsi intorno. E nello sguardo rivolto alla città di Napoli il cardinale vede che «purtroppo, il male che fanno a Napoli i sicari di odio e di violenza è senza limiti». Quel «male» si mette di traverso sulla strada del futuro, spiega Sepe «la violenza genera paura, insicurezza; favorisce connivenza e complicità e ogni forma di comportamento che va contro il bene comune. Certo, a nessuno si può chiedere di essere eroe anche perché chi tradisce Napoli alle spalle, essendosi arruolato nelle formazioni della violenza organizzata e non, sa scegliere con lucida protervia i lati deboli».

Poi il vescovo infligge la stoccata: «Occorre dirlo, alla fine Napoli si trova a vivere pienamente una condizione che toglie libertà e mina alla base i diritti dei cittadini, rendendo la loro vita difficile, per non dire proibitiva».

Il futuro, spiega il cardinale, è legato ai giovani. Ma cosa offre il territorio ai giovani? Ricorda che i bambini scelgono la via facile della strada che conduce a pericoli e ad errori, che ai giovani «si chiudono le porte del lavoro e dello studio», ricorda la fuga in massa dal Sud di 70mila giovani nel 2017. L'omelia è un crescendo di parole severe nei confronti di chiunque non opera per il bene di Napoli «Ogni misura non adottata per contrastare il male si trasforma in una misura in suo favore, in un lasciapassare...».

Poi Sepe mette in fila i motivi del disagio: «Il lavoro negato, l'istruzione mancata, i servizi sociali inadeguati e il diritto alla salute insoddisfatto significano dar via libera a tutto ciò che alimenta le organizzazioni criminali ed è contro la persona e il futuro di questa città».

La conclusione è dedicata alla speranza, il cardinale spiega che bisogna favorire luoghi di aggregazione, iniziative di promozione del lavoro: «Non è facile, ma non si parte da zero perché la rete di solidarietà che Napoli, nonostante tutto, ha steso, è già vasta».

«È un appello ad amare la città che condivido - ha detto il sindaco de Magistris a fine celebrazione - bisogna però che tutti quanti facciano tanto e bisogna anche che ci sia una maggiore coesione tra tutte le istituzioni. Allo Stato, poi, chiediamo di smetterla di strangolare le città, discriminare Napoli e il Mezzogiorno».

«Il cardinale Sepe ci ha invitato ad avere spirito di verità, a guardare in faccia i problemi - ha detto, invece, il governatore De Luca - ha invitato tutti quanti ad avere senso del dovere e anche ad avere anche fiducia nelle nostre forze e nelle possibilità di creare un futuro per i nostri figli».

Un video con Roberto Saviano ha fatto montare un pizzico di polemica. Nel raccontare a Fanpage.it il miracolo di San Gennaro visto da New York, lo scrittore dice, fra l'altro, che San Gennaro è il santo protettore ideale per gli sbarchi, visto che negli Usa è stato il protettore dei napoletani emigrati. Nello stesso video, per spiegare il rapporto fra la città e il patrono, ha detto pure «A San Gennaro puoi anche chiedere: proteggimi mentre rubo».

Immediata risposta dal mondo politico.

Alessandra Mussolini ha detto: «Saviano ha esagerato, rischia di essere linciato se va a Napoli». Gianluca Cantalamessa della Lega ha chiosato «San gennaro protettore degli sbarchi è una follia, una caduta di stile offensiva per tutte le persone che credono in Dio e, nello specifico, per i napoletani».

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