Napoli, protesta contro la vendita del Monte di Pietà: «La Regione lo compri e ne faccia un museo»

Napoli, protesta contro la vendita del Monte di Pietà: «La Regione lo compri e ne faccia un museo»
di Paola Marano
Mercoledì 21 Aprile 2021, 18:51 - Ultimo agg. 22 Aprile, 08:11
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Chiedono che la Regione faccia valere il diritto di prelazione per acquisire al patrimonio pubblico il Monte di Pietà. Sono i cittadini e i commercianti di Spaccanapoli, che questa mattina si sono uniti a un presidio indetto dal sindacato Cub Sallca davanti all’ingresso della storica sede del banco dei pegni di Napoli, per protestare contro l’operazione di vendita da parte di Intesa Sanpaolo dell’edificio storico, costruito nel 1959, e che nelle mani dei potenziali acquirenti potrebbe presto diventare un albergo.

«Noi vogliamo che la destinazione dell'immobile sia pubblica. L'immobile è attualmente già privato, perché è di una banca. Il passaggio da privato a privato non ci spaventa - ha spiegato Franco Di Mauro, dirigente provinciale del sindacato dei lavoratori e lavoratrici credito e assicurazioni - Ci spaventa la destinazione d'uso dell'immobile.

Un bene di questo genere, che è un pezzo del patrimonio storico di Napoli, non può avere un valore commerciale. La Regione ha il diritto - dovere di esercitare la prelazione. Nel momento in cui l'immobile è posto in vendita scattano 60 giorni per esercitare questo diritto. Auspichiamo che lntesa Sanpaolo blocchi la vendita, percepisca che c'è una reazione e una opposizione da parte dei cittadini, dal mondo del sindacato e della politica, e della cultura». 

 

A via San Biagio dei librai c’erano anche rappresentanti di Italia Nostra, associazione di salvaguardia dei beni culturali, ma soprattutto ex dipendenti e abitanti del quartiere. «Ho lavorato al banco dei pegni negli anni 80, all'epoca del Terremoto – ha raccontato Vincenzo -  Questo patrimonio artistico e culturale è irrinunciabile e deve rimanere alla città». Della stessa opinione Raffaella, presidente di un’associazione di artigiani della zona. «Non mi piace per niente quest’idea di farne un albergo – ha detto -  Sull' edificio c'è anche un vincolo della Sovrintendenza, che rappresenta lo Stato, e che mi auguro intervenga. Noi siamo d'accordo anche alla vendita purché se ne faccia un museo. Qui dentro ci sono degli affreschi importanti, c'è la storia di Napoli, e non la possiamo far morire. Napoli sta morendo, non possono toglierci anche la cultura. Questo edificio ha sfamato famiglie e famiglie con tassi bassissimi di interesse quando le persone andavano a impegnarsi l'oro, e prima ancora la biancheria». 

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Intesa Sanpaolo, dal canto suo, ha sottolineato l’impegno già speso, e quello previsto per il futuro,  nel valorizzare il patrimonio artistico e culturale delle sue sedi a Napoli. «Le nuove Gallerie d’Italia di via Toledo, nella storica sede del Banco di Napoli, saranno sempre più un centro culturale aperto alla città, capace di rafforzare la vocazione europea di Napoli, anche grazie al contributo straordinario dell’architetto De Lucchi - ha fatto sapere Michele Coppola, Executive Director Arte Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo - I monumentali spazi accoglieranno il Martirio di Sant’Orsola di Caravaggio, capolavoro dalle raccolte d’arte della Banca, ma anche le collezioni storiche già presenti a Palazzo Zevallos Stigliano, cui si aggiungeranno i nuclei di vasi e attici e magnogreci e di opere di arte moderna e contemporanea. Nel nuovo museo saranno potenziate le iniziative con le scuole, le Università e le associazioni culturali presenti sul territorio, beneficiando delle notevoli dimensioni del palazzo. L’ampliamento delle Gallerie d’Italia a Napoli ribadisce la rilevanza del Progetto Cultura di Intesa Sanpaolo e sottolinea quanto l’impegno sociale sia sempre più componente distintiva della storia e dell’identità della nostra Banca».

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