Napoli, negozi chiusi per Covid ma tariffe idriche record: commercianti in rivolta

Napoli, negozi chiusi per Covid ma tariffe idriche record: commercianti in rivolta
Mercoledì 21 Aprile 2021, 09:35 - Ultimo agg. 19:45
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Come chiamarla se non «beffa»? Pagare un servizio se non si è beneficiato dello stesso ha questo sapore, quello della beffa. Ed è difficile affermare il contrario. Specialmente in questo periodo di pandemia e di crisi economica e finanziaria e se il negozio o l'attività di cui si è titolare o gestore è stato chiuso esattamente come i rubinetti e si continua a ricevere bollette dell'Abc Acqua pubblica. Come è possibile allora che arrivino bollette? A pesare è il cosiddetto minimo impegnato, ossia l'addebito di un costo per un ammontare fisso di consumi indipendentemente da quelli effettivi. Per le utenze domestiche è vietato addebitare un minimo impegnato». Ecco perché sono in rivolta i commercianti e non le famiglie. Siamo arrivati al cuore del problema: cioè chi determina le tariffe dell'acqua e come si arriva alla bolletta e al costo da pagare per l'utente. La filiera è lunga ma per capirci qualcosa bisogna partire da lontano. Dal referendum sull'Acqua pubblica svoltosi nel 2011, dove 26 milioni di italiani hanno votato per il sì sancendo così che sull'acqua non si sarebbe potuto fare profitto. In buona sostanza prima del referendum la norma stabiliva che la tariffa fosse calcolata prevedendo la remunerazione per il «capitale investito dal gestore». Si applicava un tasso di remunerazione a chi erogava il servizio mediamente del 7%. Dal 2011 in poi il gestore - con la tariffazione - deve coprire il servizio senza nessuna remunerazione. A vigilare su questo ci dovrebbe pensare l'Arera - Autorità di regolazione per energie reti e ambiente - un tempo Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico. Un ente pubblico i cui membri sono indicati dal Consiglio dei ministri. Oggi l'Arera è composta da Stefano Besseghini in qualità di presidente e Gianni Castelli, Andrea Guerrini, Clara Poletti e Stefano Saglia in qualità di componenti. Sono loro i cattivi? È più complicato. Oggi l'ente gestore dell'oro bianco - nel caso di Napoli è l'Abc Acqua pubblica gestita ancora per poco dal commissario Sergio D'Angelo - propone le tariffe e la composizione delle stesse. E l'Eic, l'ente Idrico campano presieduto da Luca Mascolo, le approva, le respinge o le modifica.

Nella bolletta per il servizio idrico integrato vengono indicati i corrispettivi dovuti per i diversi servizi che lo compongono: acquedotto, fognatura, depurazione e di cui l'utente effettivamente fruisce ad esempio, dove gli impianti di depurazione non esistono o non sono funzionanti, la tariffa non può comprendere il corrispettivo di depurazione.

Allora perché i commercianti pagano? Il meccanismo del minimo impegnato - che entro fine mese dovrebbe essere rivisto - è vantaggioso in tempi di non pandemia. Nella sostanza è una quota flessibile che l'utente sceglie in base alle sue esigenze. Per esempio un consumo minimo di 5mila litri. L'eccedenza da quella quota pagata con la tariffa minima di Abc. Quindi in tempi di non pandemia conviene perché fa risparmiare. In tempi di chiusura forzata non conviene. In soldoni a quanto ammonta il danno che lamentano i commercianti? Mediamente tra i 50 e 70 euro a trimestre. A spalleggiare i commercianti è stato il consigliere regionale Francesco Emilio Borrelli che ha scritto a Mascolo dal quale ha ottenuto una risposta rassicurante: «Al riguardo, si comunica che l'Eic ha in via di completamento entro aprile l'istruttoria per l'adeguamento dell'articolazione tariffaria applicata da Abc a quanto stabilito dall'Arera, per le utenze diverse dal domestico, l'applicazione delle tariffe ai volumi effettivamente consumati, eliminando definitivamente l'attuale modalità di fatturazione a consumi di minimo impegnato». Non è dato sapere se basterà questa rassicurazione ai commercianti per placare la loro ira, una categoria che si sente già tartassata dalla pandemia, ma pare che potrebbero fioccare molti ricorsi. Anche se il provvedimento dell'Eic in alcun modo potrà essere retroattivo vale a dire che quanto è stato pagato non verrà rimborsato. 

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Il cosiddetto aggiornamento delle tariffe è una prassi consolidata nazionale ogni tre anni e Napoli non sfugge a questa regola non scritta ma dettata da necessità, sempre che l'Eic approvi lo schema che Abc ha presentato. Le reti vanno migliorate, lo spreco medio di acqua è abbondantemente sopra il 30%, le spese di manutenzione e di personale ci sono e le aziende pubbliche che hanno l'acqua in gestione devono coprire il servizio con la tariffa. Le utenze domestiche subiranno un aumento medio del 4-5% più concretamente un trimestre con una bolletta da 150 euro arriverà a 156. Parola a D'Angelo: «Va però detto che Abc ha tra le tariffe idriche più basse d'Italia e che per tutto il periodo della pandemia abbiamo consentito a tutti gli utenti, sia a quelli con contratto per uso domestico che a tutti gli altri, di poter effettuare i pagamenti arretrati senza alcuna sanzione né interessi di mora e senza dover rispettare la loro scadenza naturale». 

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