Scandone, ci risiamo. Richiude i battenti la piscina-gioiello di Napoli, definita recentemente da Federica Pellegrini «una delle più belle d’Europa». Uno stop annunciato per fronteggiare imprevisti tecnici che si sono verificati nelle ultime settimane e che danneggia non poco le attività sportive delle società ospitate nell’impianto di Fuorigrotta. Sono una quindicina che si dividono gli spazi d’acqua della piscina e c’è anche il forte disagio delle squadre di pallanuoto, che alla Scandone giocano le proprie partite casalinghe e che adesso sono costrette ad emigrare.
Il nesso temporale ha fatto sorgere un dubbio spontaneo: come mai la chiusura s’è resa necessaria dopo la fine dell’Isl, il campionato mondiale di nuoto per club che ha vissuto giorni di appassionate competizioni proprio nella vasca di viale Giochi del Mediterraneo? Precisazione doverosa: l’Isl in alcun modo ha contribuito alla chiusura forzata.
La Scandone chiusa manda ko le varie società amatoriali e soprattutto la pallanuoto: a Fuorigrotta si giocano tutte le gare casalinghe delle formazioni iscritte ai campionato di serie A e B. Su tutte il Posillipo, unico team che milita in A1. «Abbiamo ricevuto in tempo la comunicazione dell’indisponibilità della piscina, ne abbiamo parlato con i responsabili del Comune ottenendo le dovute assicurazioni in tal senso. Il rapporto è molto cordiale - ha sottolineato il vicepresidente sportivo posillipino Fulvio Di Martire - speriamo soltanto che la chiusura non vada oltre i tempi stabiliti». I disagi non sono mancati, in coincidenza con i temporali di questi giorni che hanno costretto la squadra rossoverde a non allenarsi: la piscina sociale (come anche quella della Canottieri al Molosiglio) infatti è scoperta in attesa che venga montato la copertura pressostatica. «Contro il Recco giocheremo a Santa Maria Capua Vetere - osserva Roberto Brancaccio, allenatore del Posillipo - ma per il 30 ottobre potremmo farcela ad ospitare la Lazio alla Scandone. Per qualche partita si può ovviare con i soliti sacrifici, mi auguro però di non arrivare a dicembre con gli stessi problemi di oggi».