«Stanno facendo delle cose bellissime questi ragazzi. Ecco, si sono inventati il lavoro», scrive Concetta. E Giammarco le risponde: «Mia cara Concetta, questi lavori i napoletani li pagano per averli, ma il sindaco pappone se ne strafotte». Invece, Claudio commenta: «Il fatto di elogiare una volontà di mettersi a disposizione della cittadinanza, contribuendo a rendere il quartiere più pulito, non deve prevalere sul concetto fondamentale del momento o meglio: tutti ringraziamo questi signori, ma comunque ciò non autorizza nessuno a escludere colpe e responsabilità da parte dell'intera amministrazione comunale. Qui si pagano le tasse e chi deve pulire è il Comune e basta. Per favore non fate anche voi politica, giustificando in questo caso l'immigrazione clandestina».
Questi sono solo alcuni esempi delle centinaia di commenti che sta ricevendo il post con i due video. E mentre i residenti discutono su un social network della loro iniziativa, Holy, Tony e Osasa si sono già organizzati per allargare la loro attività: «Il lavoro dei ragazzi per strada ha riscontrato la positiva curiosità dei passanti, tanto che qualcuno gli ha chiesto anche di intervenire in altre zone – spiega Fabio D’Auria dell’associazione antirazzista e interetnica “3 Febbraio” –. Noi tendiamo ad avvicinare i ragazzi stranieri per stabilire un dialogo e capire le loro esigenze. E in questo caso ci siamo resi conto che gli avrebbero fatto comodo dei bigliettini da visita da distribuire, così da poter essere contattati da quanti fossero interessati al servizio che offrono. E la cosa sta funzionando». Un’idea che non sarebbe così originale: «I ragazzi, di cui due hanno documenti regolari e uno è richiedente asilo, mi hanno raccontato che già a Roma c’è una persona che, rifiutandosi di mendicare fuori ai negozi, svolge questo tipo di attività – spiega ancora D’Auria –. Si tratta sempre di un’attività di sussistenza, ma almeno cercano di essere utili alla collettività che dovrebbe accoglierli».