I pronto soccorso di Napoli senza medici: arrivano i rinforzi dalle corsie

I pronto soccorso di Napoli senza medici: arrivano i rinforzi dalle corsie
di Ettore Mautone
Sabato 8 Giugno 2019, 08:00 - Ultimo agg. 12:00
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Carenze di medici, penuria di specialisti nei reparti di pronto soccorso: dopo il black-out registrato nei giorni scorsi al San Giovanni Bosco e la riunione convocata in Regione due giorni fa con tutti i manager arriva ora l'annunciata circolare della Direzione Salute di Palazzo Santa Lucia che indica ai direttori di Asl e ospedali le misure tampone da adottare. «È nota la carenza di personale medico nell'area dell'Emergenza-urgenza - premette Antonio Postiglione nella nota indirizzata ai vertici di Asl e ospedali - in particolare nei pronto soccorso e la necessità di evitare il concreto rischio che l'attuale carenza di organico possa causare insufficienze o interruzioni di pubblico servizio nel sistema dell'emergenza ospedaliera e territoriale nel periodo estivo. Pertanto si dovrà valutare l'utilizzo del personale medico appartenente alle discipline medico chirurgiche nell'ambito delle attività di pronto soccorso tenendo conto prioritariamente delle affinità e delle equipollenze previste dalle norme. Tali misure non dovranno comportare incrementi delle prestazioni aggiuntive». La circolare fa da sponda a provvedimenti già adottati da molte direzioni sanitarie per fronteggiare l'emergenza spesso con costi aggiuntivi. Ora i margini di manovra per individuare camici bianchi che forniscano dai reparti turni in pronto soccorso saranno più agevoli senza ricorrere ad aggravi di spesa (i 60 euro l'ora assicurati finora dalle prestazioni in autoconvenzionamento). Una misura tampone a cui farà seguito l'arruolamento di altri medici laureati privi di specializzazione che seguiranno corsi di formazione post laurea da addestrare all'emergenza e da utilizzare bei pronto soccorso e nelle rete del 118 sul modello di quanto già attuato in Toscana.
 
L'emergenza da affrontare è del resto di respiro nazionale. A macchia di leopardo riguarda tutte le Regioni. Le cause sono ormai note, dall'errata programmazione alle insufficienti borse di specializzazione, dalla penuria di alcune banche più gravose e con maggiori responsabilità fino alla scarsa attrattività di alcune discipline come appunto quella di emergenza che sconta una vera e propria fuga verso le retrovie più tranquille. In molti ospedali della Campania, come il Cardarelli, il San Paolo, il San Giovanni Bosco, il Pellegrini, i presidi di Castellammare, Boscotrecase, Sorrento, al Ruggi di Salerno o al Moscati di Avellino, la spia rossa è accesa da mesi ma ora in alcuni ospedali è diventata una vera e propria emergenza. Una bomba a orologeria che con l'inizio del periodo delle ferie rischia di assumere contorni esplosivi.

Al Cardarelli di notte già a maggio si è lavorato con una unità in meno in corsia. Il team del pronto soccorso in assetto completo prevede l'impiego di 5 unità e altre 2 in Obi (Osservazione breve dove ci sono mediamente circa 70 pazienti). Da mesi sono invece ridotti a 6 (4 in pronto soccorso e 2 in Obi). Da inizio giugno la dotazione è stata ridotta ancora, sono 5 unità in tutto (3 più 2) per 22 notti per cui si attende una disposizione della direzione sanitaria per integrare almeno un medico che manca dalle 20 alle 8 del mattino. Dai fogli dei turni finora è stata adottata solo una indicazione generica senza nominativo del medico da integrare. Il rischio è di non assicurare i Livelli di assistenza e di rendere i medici facile bersaglio delle intemperanze dei pazienti costretti a lunghe attese. I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno già più volte informato la Prefettura per i risvolti di ordine pubblico che si possono verificare. Sempre al Cardarelli anche nei turni di giorno le defezioni sono costanti e non si riesce quasi mai ad assicurare il presidio con 5 unità nel pronto soccorso e 3 in Obi. Ma nella provincia sud di Napoli la situazione è anche peggiore. Una difficile quadratura del cerchio che impegna in queste ore tutte le direzioni sanitarie costrette e consultare le disponibilità reparto per reparto su base volontaristica. L'intervento della Regione dovrebbe codificare questa routine con maggiori certezze. Il problema da affrontare è grave, la soluzione per tamponare chiara e semplice. In gioco c'è il diritto alla vita oltre che quello alla Salute.
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