Povero Totò, la casa di Napoli come un bazar: la fiera dei gadget falsi

Povero Totò, la casa di Napoli come un bazar: la fiera dei gadget falsi
di Giuseppe Crimaldi
Domenica 4 Novembre 2018, 08:00
4 Minuti di Lettura
Povero Totò. Mortificato in vita dai critici e soloni cinematografici dell'epoca, per poi venir riabilitato solo dopo la morte. Umiliato dalla farsa di un museo più volte promesso ma mai inaugurato. Come se tutto questo non bastasse ancora, oggi il grande artista napoletano viene tradito e umiliato nel suo quartiere, il Rione Sanità. Peggio ancora: addirittura nello stesso palazzo in cui nacque. Lo sfregio è sotto gli occhi di tutti. La sua casa si trova al primo piano dell'edificio al civico numero 109 di via Santa Maria Antesaecula, ed è desolatamente vuota. Osservandola dalla strada, non sono rimasti più nemmeno finestre e infissi. Ed ora l'ultimo oltraggio: nell'androne dello stabile adesso è comparsa una bancarella. Ovviamente abusiva. Su un bancone di compensato c'è chi vende gadget senza valore sfruttando l'immagine del principe di Bisanzio Antonio Griffo Focas Flavio Ducas Comneno Porfirogenito Gagliardi De Curtis, in arte Totò.
 
Impossibile non incrociare quella miserabile bancarella. Anche ieri in un quartiere Sanità che - nonostante tutto - faticosamente prova a rinascere grazie agli sforzi della parte più sana della sua gente - frotte di napoletani e di turisti provenienti da tutta Italia cercavano di trovare quella casa immaginandola come un museo; e dopo essersi avventurati, imboccando vicoli stretti e lerci, sono rimasti senza parole ritrovandosi dinanzi ad una porta chiusa. Per la cronaca, la casa di Totò fu acquistata all'asta da una coppia di napoletani per soli 18mila euro. Peccato che, dopo aver firmato il rogito, quell'immobile sia stato fatto cadere in pezzi ed oggi si presenta così: senza finestre, senza le imposte del balcone, con i pavimenti rotti, calcinacci e fili penzolanti della luce. Non certo per colpa di chi voleva invece salvarla e restituirla alla cultura.

Ma torniamo a oggi. I visitatori entrano nell'androne, lanciano un'occhiata e tirano dritto: su quel tavolaccio vengono esposte calamite con su stampati fotogrammi dei più celebri film di Totò, istantanee che lo ritraggono con i suoi partner, da Peppino e Titina de Filippo ad Aldo Fabrizi, da Mario Castellani a Macario, a Louis de Funès. Un paio di tshirt con la celeberrima frase «Signori si nasce, ed io lo nacqui». E poi - ancora - panama bianchi in plastica che nulla hanno a che vedere con la storica bombetta nera, inseparabile icona del Principe della risata. Tutto a due e cinque euro: cimeli di nessun valore.

La delusione dei visitatori che in quel luogo si aspetterebbero di trovare ben altro - a cominciare da una porta aperta e le stanze arredate della casa in cui Totò emise il suo primo vagito - è stampata sui loro volti. Probabilmente quei souvenir a buon mercato sono addirittura made in China, chissà. Di certo chi nel nome di Totò si è impossessato di quello spazio di accesso al palazzo non ha alcuna licenza o autorizzazione amministrativa per vendere simili cianfrusaglie. Povero Totò, polverizzato da tanto squallore.

Ma c'è dell'altro. E qui si entra nel campo di una delicata ipotesi investigativa in corso. Le indagini meritano riserbo e rispetto, in attesa che maturino nei risultati. Ma di certo non è un segreto quello che riguarda la zona che da via Vergini fino ai Cristallini fino a via Sanità sia la base logistica di una delle cosche di camorra più temibili al momento. Sebbene indeboliti dall'asfissiante azione repressiva di polizia e carabinieri, oltre che dagli arresti ordinati dalla magistratura, il clan Sequino continua a controllare questa che è la parte «bassa» del Rione Sanità. In un'altalena continua di accordi e disaccordi, di interessi che si intrecciano e nello spazio di una notte vengono disfatti i Sequino oggi comandano in regime di monopolio. Disfatti i Vastarella, decimati dagli omicidi e soprattutto da una retata che nell'aprile scorso ha di fatto smantellato il sodalizio criminale, per i Sequino è iniziata una nuova era. Al punto che, oggi, si profila una nuova alleanza nera di camorra con i Mauro.

Tutto ciò premesso, emerge un sospetto concreto, supportato peraltro da più di una testimonianza diretta, che è quella di testimoni oculari, residenti in zona: l'edificio che ospita la casa natale di Totò sarebbe diventata una delle basi operative dei Sequino. E addirittura che - stando ad alcune testimonianze dirette di residenti in zona - anche all'interno del civico 110 di via Santa Maria Antesaecula dopo il tramonto accadano cose strane: un continuo andirivieni di giovani e di persone dalla fedina penale non proprio immacolata che entrano con involucri avvolti nel cellophane sotto il braccio e poco dopo ne escono a mani libere.

Più volte il quartiere ha fatto sentire la sua voce contro il degrado in cui sprofonda l'abitazione che fu di Antonio de Curtis. Che poi sembra esser diventato l'icona di un più generalizzato degrado. Lugo le pareti dei vicoli sono ancora visibili i manifesti fatti affiggere qualche anno fa sui quali campeggiava la scritta: «Totò è morto due volte». L'originario progetto di inaugurare nello splendido Palazzo dello Spagnuolo - che si trova a pochi passi da Santa Maria Antesaecula - è miseramente abortito: era il 2017 e sembrava tutto fatto. Invece quell'inaugurazione non è mai arrivata, trasformando il progetto nell'ennesima promessa mancata. Povero Totò.
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