Natale a Napoli, San Gregorio Armeno in crisi: «Niente aiuti, ora è la fine»

Natale a Napoli, San Gregorio Armeno in crisi: «Niente aiuti, ora è la fine»
di Paolo Barbuto
Lunedì 2 Novembre 2020, 23:30 - Ultimo agg. 3 Novembre, 10:11
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C’è qualcosa di dolce che riesce a rendere ancor più drammatica la lettera che gli artigiani di San Gregorio Armeno hanno scritto a Governo e Regione Campania; si tratta della chiosa finale, quella in cui, dopo aver messo sul tavolo la disperazione per essere stati dimenticati dal “decreto ristori” i pastorai sembrano passare alla fase delle rivendicazioni severe: «Se anche stavolta ci ignorerete le conseguenze saranno drastiche...», e una qualunque missiva di rivendicazione a questo punto farebbe partire minacce di scioperi o di tensione. Invece gli artigiani della strada più affascinante di Napoli spiegano che le conseguenze saranno drastiche perché «... oltre a rovinare l’unicità di una delle dieci strade più famose al mondo, vi accorgerete prima o poi di aver rovinato numerose attività del centro storico, le famiglie ad esse connesse e le vite di tanta, tantissima gente», niente minacce, insomma. Solo l’ennesima richiesta d’aiuto.

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A prendere carta e penna è stato Gabriele Casillo, presidente dell’associazione di promozione sociale “Le Botteghe di San Gregorio Armeno” che comprende tutti e 38 gli storici negozi della strada dell’eterno Natale.

Nei giorni del lockdown Casillo ha condiviso le preoccupazioni di tutti, nei momenti della rinascita ha messo in rete le conoscenze per riportare a San Gregorio quei pochi turisti in visita, adesso, dopo aver letto il decreto ristori che non prevede alcun tipo di sostegno per le attività commerciali come quelle riunite nell’associazione, ha deciso di scendere in campo: «per denunciare la gravità delle conseguenze economiche su un settore che è stato completamente dimenticato dal governo centrale nell’ultimo decreto ristori. Nel caso specifico di via San Gregorio Armeno la situazione è ancora più grave poiché questa strada, rispetto a quelle dei centri storici di tutta Italia, registra la maggior parte degli incassi nel periodo tra il primo novembre e il sei gennaio. Dopodiché seguono mesi di totale stanca, fino alla primavera quando il turismo riparte pian piano. Ne deduciamo che le trentotto botteghe di San Gregorio Armeno sopravvivono per cinque-sei mesi con gli incassi di Natale che, però, quest’anno non ci saranno, e siccome siamo già reduci da otto mesi difficilissimi, molti hanno già esaurito le risorse per sostenersi». 

Insomma, il messaggio è drammatico e il futuro è nero: «Se non accadrà qualcosa l’intera strada rischia un lockdown definitivo, per sempre», spiega Casillo a voce bassa con lo sguardo rivolto a terra. Intende dire che la storica strada dei pastori potrebbe non resistere all’impatto con quest’altro momento di crisi: «No, non ce n’è la possibilità. Nessuno ha riserve per andare avanti fino alla prossima primavera. Ecco perché c’è disperato bisogno di aiuto. E vogliamo sommessamente ricordare che intorno alle botteghe c’è un mondo di artigiani dell’indotto che porta a circa 120 il numero delle famiglie che vivono “grazie” a San Gregorio». C’è, poi anche la parte di indotto che non rientra nel mondo dei pastori ma che vive grazie ad esso: «Si tratta dell’intero mondo economico del Centro Storico che è sorto e si è espanso proprio partendo da San Gregorio Armeno che è il fulcro della visita di ogni turista». 

Gli artigiani presentano lo stesso elenco di tutti i commercianti: sostegno per gli affitti, riduzione nelle bollette, taglio delle tasse. Qual che preme loro maggiormente, però, è sperare che qualcuno li ascolti. Dalla scorsa primavera hanno chiesto un faccia a faccia con il governatore De Luca che non li ha mai presi in considerazione. Quando in piena campagna elettorale si fece avanti Matteo Salvini chiedendo di incontrarli e ipotizzando di poter sposare la loro causa, i pastorai rifiutarono l’invito: «Non c’entriamo con la politica, non strumentalizzateci», dissero. Oggi, però, chiedono che le Istituzioni li ascoltino: «Senza soluzioni, a gennaio non esisteremo più. Non ci sarà più la magia di San Gregorio Armeno...».

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